La Giornata della Memoria e lo sterminio dei Rom

Memorial /Sinti and Roma, Berlino https://www.flickr.com/photos/itineri/8157534908/in/photostream/
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Ripubblichiamo un contributo di Patrizio Gonnella, presidente della CILD.
Domani, 27 gennaio, nella Giornata della Memoria CILD e Associazione 21 luglio organizzano il convegno “Lo sterminio dei rom nel nazifascismo e la nuova intolleranza

La memoria è il ponte tra il passato, il presente e il futuro.
La metafora del ponte è quella che meglio spiega la necessità umana essenziale e vitale di non dimenticare.
La memoria dunque è un ponte; connette una storia passata a un futuro non ancora plasmato affinché quest’ultimo non ne prescinda.
Senza la memoria non ci sarebbe identità e non si vedrebbero le differenze. La memoria è un antidoto ai pregiudizi sui quali ancora oggi si costruiscono le fortune politiche di qualche leader della destra xenofoba e razzista.

Il Novecento è stato il secolo in cui i fascismi hanno cercato di annientare il popolo Rom.
Si chiama Porrajmos il progetto nazista di sterminio delle etnie romanì.  I Rom e i Sinti lo hanno chiamato Samudaripen, ovvero ‘tutti morti’.
Tremila sono stati i Rom e Sinti massacrati ad Auschwitz-Birkenau, dove almeno 23 mila furono uccisi con il gas durante la Seconda Guerra Mondiale.
Gli storici parlano di circa 500mila Rom e Sinti sterminati dai nazisti.

La ‘Z’ di zingaro era la lettera tatuata sulle braccia dei Rom nei lager. Chiunque oggi usi in modo dispregiativo, violento  o anche soltanto superficiale la parola zingaro sappia che sta rifacendosi a una storia dove le parole erano pietre mortali.
La memoria deve servire anche al linguaggio affinché esso si evolva e si emancipi dal passato.

Memorial to the Sinti and Roma of Europe Murdered under the National Socialist Regime, Berlin https://www.flickr.com/photos/124343102@N06/14160189558
Memorial to the Sinti and Roma of Europe Murdered under the National Socialist Regime

L’Italia fascista fu parte attiva nello sterminio Rom. Tra il 1922 e il 1940 iniziarono i respingimenti, l’allontanamento forzato, la pulizia etnica. Tra il 1940 e il 1943 ci furono gli arresti di massa e l’internamento nei campi di concentramento. L’Italia di Mussolini li deportava nei campi di sterminio nazista. Il giornale fascista La Difesa della Razza nel 1939 pubblicava articoli sulla  pericolosità sociale e razziale degli ‘zingari’.

«Le telecamere servono per punire tutti ’sti bastardi! Comunque niente gattabuia, ci vorrebbero i forni…metto a disposizione la mia taverna. Se vedete del fumo strano che esce dal tetto non vi preoccupate»
(Massimilla Conti, consigliera comunale di Motta Visconti vicino Milano).

«Cosa si lancia ad uno zingaro che sta affogando? La moglie e i figli»
(Andrea della Puppa, segretario della Lega Nord di Maserada vicino Treviso).

C’è una pericolosa continuità tra gli articoli pseudo-scientifici pubblicati sulla Difesa della Razza del 1939 e le dichiarazioni di politici locali postate su Facebook.

Per questo la memoria oltre che ponte deve diventare anche muro invalicabile.

[Il Memoriale per le vittime Rom e Sinti in queste foto si trova a Berlino. Le foto sono di Victoria Nesfield e Itineri.de, pubblicate in licenza Creative Commons]