Sterminio e discriminazione: passato e presente di un popolo

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“In questi ultimi anni abbiamo sentito troppe volte un linguaggio sprezzante, discriminatorio, che non teneva conto di quella “Z” che c’era nei campi di sterminio”. 
È con queste parole il Presidente di Cild, Patrizio Gonnella, ha introdotto il convegno che si è tenuto ieri 27 gennaio 2015, in occasione della Giornata della Memoria, presso la sala Caduti di Nassiriya del Senato, sullo sterminio del popolo Rom nel nazifascismo e sull’intolleranza che ancora oggi questo popolo sperimenta quotidianamente.
“Non si possono conquistare più libertà se non si ha memoria – ha aggiunto Gonnella – La memoria è un ponte che unisce passato e futuro e che ovviamente deve condizionarci nel presente”.

Attraverso questo convegno, organizzato dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili e dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in collaborazione con l’Associazione 21 Luglio, si è voluto finalmente dare voce ad un popolo che per anni non ha potuto raccontare la storia di questo sterminio e del quale nel nostro Paese non si è quasi mai parlato.
Il senatore della Repubblica Luigi Manconi, nonché presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, ha affermato la necessità che la nostra memoria abbia un imperativo morale nei confronti dei popoli sterminati: per troppo tempo abbiamo tralasciato come molti esseri umani siano stati sterminati per la loro identità.

Il Porrajmos e l’origine storica dell’antiziganismo
Uno degli aspetti più interessanti che ha voluto evidenziare lo storico Stefano Pasta è che la nascita dell’antiziganismo ritrova le sue origini proprio in una pressione dal basso, quasi a far riflettere sulla pericolosità, che anche oggi può avere una massa che odia e respinge.

Pasta ha spiegato infatti che nel 1933 all’inizio del Regime in Germania il popolo Rom non era altro che una piccola minoranza, inizialmente trattata con indifferenza. Queste pressioni dal basso ovviamente trovarono in seguito le basi nella ricerca scientifica nazista, quando gli studi antropologici razziali iniziarono a parlare del cosiddetto “istinto al nomadismo”. È importante vedere come il protagonismo degli enti locali e le misure sollecitate dall’opinione pubblica abbiano dato così tanto consenso al Regime e come l’ostilità verso il popolo Rom facesse enormemente presa su questa. Dopo il 1936 si iniziò a parlare della cosiddetta “piaga zingara” che riguardava Rom e Sinti e qualunque tipo di intreccio genetico con questo popolo.

A trattare del Porrajmos, come viene definito in lingua romanì questo sterminio, è stato poi il professor Luca Bravi, il quale da anni si occupa della questione. “Non esiste un Italia senza responsabilità” ha affermato Bravi, evidenziando attraverso due testimonianze dirette come l’Italia sia stata in prima linea coinvolta in epoca fascista in tale sterminio.
I due testimoni, italiani di origine Rom, hanno confermato appunto come la storia di questo popolo si sia fortemente intrecciata con la nostra. Alla domanda “perché il popolo Rom non ha mai parlato di questo sterminio?”, i due testimoni hanno risposto: per dignità, per orrore, per vergogna.
Luca Bravi invece ha riportato la spiegazione di un altro testimone: “non lo abbiamo raccontato perché per noi contava molto, temevamo che fosse trattato come spazzatura, esattamente come stavano trattando noi”.

Mostar, popolazione Rom nella Stari Grad
Mostar, popolazione Rom nella Stari Grad

“Come guardiamo oggi a questi popoli?”
È su questa questione che il professor Pasta ha invitato l’assemblea a riflettere: sui ghetti sia fisici che mentali in cui confiniamo oggi questi popoli, sugli imbarazzanti dati attuali di un Paese che si definisce civile ma nel quale solo il 7% della popolazione alla domanda “saresti disposto ad avere amicizie Rom?” risponde positivamente.

Un altro dato significativo in Italia è lo stato di emergenza nomadi proclamato dal 2008 al 2011 in ben cinque regioni, dichiarato in seguito incostituzionale: prevedeva, infatti, misure straordinarie per gruppi su base etnica. Secondo l’ordinamento italiano lo stato di emergenza si attua per calamità e catastrofi, un elemento rivelatore secondo Pasta: “Ecco come abbiamo guardato alla presenza Rom e Sinti negli ultimi anni, calamità e catastrofi”.
È importantissimo, soprattutto in occasione di questa giornata, ha concluso il docente e giornalista, ricordare le vittime Rom e Sinti, ma è necessario anche che la riflessione sia paradigma di scelta morale e non retorica e compassione.

Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio, ha infine concluso il convegno sostenendo che questo popolo avrebbe bisogno di un risarcimento morale e materiale: i giovani Rom e Sinti presenti nel nostro Paese dovrebbero, insieme agli italiani, diventare i protagonisti della costruzione di un’Italia giusta.