Il Piano di Carta. Il rapporto di 21 Luglio sul piano Rom di Roma

Il Piano di Carta
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Il 26 maggio 2017 è stato adottato da parte del Comune di Roma il «piano Rom». A un anno di distanza Associazione 21 Luglio ha presentato “Il Piano di Carta” un rapporto molto dettagliato nel quale viene fatto un bilancio delle azioni che sono state implementate e del reale impatto che queste hanno avuto sulle famiglie che vivono nei campi. Un bilancio negativo, come sottolineato dal titolo scelto per il rapporto, in particolare per la forte disconnessione tra la realtà degli insediamenti e quella su cui il piano vorrebbe intervenire. Disconnessione che porta la 21 Luglio a chiedere una profonda revisione di questo strumento, così da consentire un impatto diverso alle azioni promosse dal Campidoglio.

I Rom in emergenza abitativa nel Comune di Roma

Nella città di Roma sono circa 6.900 le persone Rom che vivono in una situazione di emergenza abitativa (lo 0,24% della popolazione che vive nel Comune). Di questi, 4.400 vivono in 17 insediamenti formali (i cosiddetti “campi tollerati”), mentre poco più di 1.600, nei circa 300 insediamenti informali. 750 persone di origine Rom sono state registrate in una occupazione monoetnica nel mese di aprile e un centinaio all’interno di un centro di accoglienza non monoetnico.

Per quanto riguarda gli insediamenti, nella città di Roma – come si sottolineava in precedenza – sono presenti 17 insediamenti formali tra cui 6 “villaggi attrezzati” e 11 insediamenti storici che sono stati quasi tutti costruiti dalle passate amministrazioni e, nel corso degli anni, privati di alcuni dei servizi essenziali. Nella capitale si trovano anche circa 300 micro insediamenti abitati da circa 300 persone ai quali viene aggiunto l’insediamento di Camping River, divenuto informale nel 2017, abitato da circa 420 persone. Questi campi informali, spesso denominati “campi abusivi” sono quasi esclusivamente abitati da persone rom di cittadinanza rumena e si compongono di abitazioni costruite con materiali di risulta o tende. Infine, il centro di accoglienza di via Toraldo, che da due anni ha perso il suo carattere di struttura monoetnica, accoglie un centinaio di persone rom.

Cosa prevede il piano del Comune di Roma per l’inclusione dei cittadini Rom

Il “Piano di indirizzo di Roma capitale per l’inclusione delle Popolazioni Rom, Sinti e Caminanti” adottato dalla Giunta Capitolina agisce sui quattro assi previsti dalla “Strategia Nazionale”: abitazione, occupazione, scolarizzazione e salute. Il piano si rivolge esclusivamente ai 4.500 Rom registrati durante i mesi precedenti nei 9 “villaggi attrezzati”.

Per quanto riguarda il primo punto, abitare, il piano prevedeva “il reperimento attraverso il mercato immobiliare privato di abitazioni per i beneficiari in possesso delle condizioni minime economiche atte a sostenere le relative spese; l’attivazione di progetti di rientro assistito volontario per le famiglie più recentemente arrivate in Italia e i trasferimenti in altre Province e Comuni attraverso accordi specifici con le municipalità interessate”. Il secondo punto, rivolto all’ambito occupazionale, si concentrava sulla formazione e l’accesso al lavoro. Il terzo asse – la scolarizzazione – aveva come priorità “di evitare quanto più possibile azioni di assistenzialismo, avviare un processo di responsabilizzazione, aumentare la consapevolezza fra i genitori sull’importanza dell’istruzione dei loro figli, promuovere attività costante di formazione per il personale docente e i dirigenti scolastici”. Infine, nel versante della salute, il piano prevedeva di favorire le modalità di accesso ai servizi socio-sanitari di qualità per i rom con attenzione particolare alle donne, ai minorenni, agli anziani e ai disabili, di favorire l’accesso ai servizi di medicina preventiva e di coinvolgere nei servizi sociali e nei programmi di cura medica i rom qualificati.

Per beneficiare delle azioni previste dal piano le famiglie dovevano sottoscrivere un “Patto di Responsabilità Solidale” con Roma capitale, che prevedeva alcuni impegni tra cui “l’adesione al percorso di accompagnamento volto al conseguimento dei documenti; garantire l’iscrizione e la frequenza scolastica dei minori; garantire la disponibilità alla frequenza di corsi di formazione; aderire al progetto di accompagnamento per l’inserimento nella soluzione alloggiativa alternativa; accettazione della soluzione alloggiativa proposta”. Da parte sua la città di Roma si impegnava a fornire assistenza legale, un sostegno nel garantire l’assistenza scolastica, consulenza e orientamento nelle scelte formative, adesione al percorso di accompagnamento per l’inserimento alloggiativo alternativo”. Per sostenere i percorsi di inclusione abitativa il Comune prevedeva anche la compartecipazione alle spese per l’abitazione con l’erogazione di un sussidio economico che poteva arrivare fino a 800 euro mensili per un periodo non superiore a 2 anni. Per quanto riguarda l’inclusione lavorativa, il Comune prevedeva anche sostegni economici che potevano arrivare fino a 5.000 euro.

Criticità e raccomandazioni

Dopo un lavoro di monitoraggio dell’andamento del “Piano rom” del Comune di Roma per valutare i risultati e l’impatto concreto sulla qualità della vita delle persone, Associazione 21 Luglio evidenzia, nel suo Rapporto, numerose lacune e elementi e criticità.

Il primo elemento critico riguarda il numero di persone coinvolte nel Piano. Infatti sono ammessi alle misure di sostegno solo i Rom censiti dalla Polizia di Roma Capitale nel 2017 – 4.503 persone presenti negli 11 insediamenti formali – che non comprendono i 1.600 Rom presenti nei “campi informali” della capitale, che hanno continuato a subire sgomberi forzati.

Un primo banco di prova del progetto riguardava anche Camping River, per cui era stata fissata la chiusura dell’insediamento al 30 settembre 2017. Tuttavia l’insediamento rimane ancora oggi aperto e le condizioni di vita al suo interno sono visibilmente peggiorate. Un altro elemento di criticità evidenziato da 21 Luglio riguarda la mancanza di un rapporto di fiducia, già da anni compromesso, fra l’amministrazione comunale e le comunità Rom, una conoscenza superficiale e generica delle azioni e finalità del piano da parte delle stesse comunità – evidenziata dall’inadeguato coinvolgimento dei principali interessati – e una forte preoccupazione sulla mancanza di sostenibilità delle offerte abitative.

Infine, il rapporto evidenzia la drammatica situazione scolastica dei minori negli insediamenti formali della capitale. Mentre negli ultimi 10 anni il numero di minori iscritti oscillava fra le 1.700 e le 2.000 unità, questo numero è sceso a 1.025 unità nell’anno 2017-2018.

In occasione della presentazione del suo Rapporto, Associazione 21 Luglio ha ribadito la sua preoccupazione e ha chiesto una profonda revisione del piano attraverso l’attuazione di raccomandazioni tra cui l’attuazione di un dialogo reale con le comunità Rom in situazione di emergenza abitativa, l’inserimento tra i beneficiari possibili di coloro che sono stati esclusi nel censimento e l’individuazione di strumenti abitativi e di percorsi di inclusione lavorativa certi e sostenibili. L’associazione ha anche richiesto un intervento sociale per un miglioramento delle condizioni di vita all’interno dei campi, la sospensione degli sgomberi forzati negli insediamenti informali, l’arresto della diminuzione drastica delle iscrizioni e frequenze scolastiche dei bambini rom e la revisione del “Patto di Responsabilità Solidale”.

Foto di copertina Associazione 21 Luglio