Brexit, che conseguenze per i diritti umani in Europa?

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Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Liberties.eu, il sito di informazione del network European Liberties Platform, una rete informale di ONG europee che si occupano di libertà civili (e di cui CILD fa parte).

Considerato che la Gran Bretagna era attenta ai diritti, ma al contempo euroscettica, la sua uscita dall’UE avrà un impatto contrastante sulle politiche in tema di diritti fondamentali dell’Unione.

Negli ultimi dieci anni, i politici e i media britannici hanno ripetutamente chiesto una Legge Britannica sui Diritti Umani, di porre fine all’adesione del paese alla Convenzione Europea sui Diritti Umani e di limitare l’impatto legale della Carta dei Diritti Fondamentali.

Ma questo non significa che il Regno Unito sia in linea di principio ostile ai diritti umani. La principale critica nei confronti di tali norme non è tanto sui loro contenuti. Riguarda il fatto che sono (erroneamente) percepite come norme europee, imposte da funzionari europei, monitorate da giudici europei. Perfino gli euroscettici del Regno Unito sono molto attaccati alle “libertà civili”. Il concetto di libertà civili è più condiviso dai britannici, sebbene esso non si discosti di molto nei contenuti dai diritti contenuti nella Convenzione Europea.

La questione dei diritti nel Regno Unito è tutt’altro che immacolata – prendiamo i recenti tentativi del governo di legalizzare la sorveglianza di massa. Ma rispetto a molti tra i paesi UE che potrebbero chiedere presto la separazione, il Regno Unito non si colloca male. Possiede un giudiziario di alta integrità e qualità, l’emittente pubblica probabilmente più indipendente al mondo, un organismo nazionale impegnato nella promozione dei diritti umani classificato con una “A” dall’ONU, bassi livelli di corruzione e una democrazia parlamentare che funziona in maniera seria.

Queste contrastanti caratteristiche nazionali fanno sì che l’uscita del Regno Unito dall’Unione avrà un impatto controverso sulle politiche UE in tema di diritti.

1. L’UE perderà un paese membro ispiratore. Il Regno Unito spesso è stato il pupillo dell’UE, specialmente quando si è trattato di combattere la discriminazione razziale e di genere. La legge britannica proibiva la discriminazione contro le donne e le minoranze 30 anni prima delle norme europee.

Il Regno Unito è considerato un leader quando si tratta di combattere i reati di odio e si spera che lo dimostrerà ancora, una volta passata l’ondata di xenofobia post-referendum. E’ considerato un pioniere anche nell’aver preso le distanze dal profiling etnico – una pratica molto dannosa e inefficace dal punto di vista sociale, che molti dei suoi partner europei, come la Francia e l’Olanda, continuano ad appoggiare.

L’Agenzia UE per i Diritti Fondamentali raccoglie le best practices in tema di politiche di tutela dei diritti in tutta Europa e aiuta i governi ad imparare l’uno dall’altro. I suoi ricercatori spesso hanno incontrato difficoltà nel garantire pari rappresentanza a tutti i paesi quando si tratta di esempi di “buone pratiche”, perché il Regno Unito in genere ha sempre realizzato un numero molto più alto di buone pratiche rispetto ai suoi vicini.

2. L’uscita del Regno Unito può sbloccare gli sforzi fatti dagli altri governi per rafforzare la protezione dei diritti tramite l’UE. Negli ultimi anni, il Regno Unito si è opposto a qualunque misura che potesse far acquisire maggiori poteri all’UE – anche quando si trattava del potere di promuovere i valori che il Regno Unito persegue in patria e fuori, come lo stato di diritto e la democrazia:

  • Il Regno Unito è responsabile di aver ritardato il processo di adesione UE alla Convenzione Europea sui Diritti Umani. Se l’UE aderisse alla Convenzione, questo darebbe la possibilità ai singoli cittadini di rivolgersi direttamente a Strasburgo qualora l’UE (e non i governi nazionali) interferisse con i loro diritti.
  • Il Regno Unito ha impedito di aggiungere il diritto penale UE all’elenco di questioni monitorate dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali UE. La ricerca dell’agenzia aiuterebbe a evidenziare i casi in cui i cittadini UE vengono trattati ingiustamente dal sistema di giustizia penale del proprio o di un altro paese.
  • Nel 2013 la Germania, l’Olanda, la Finlandia e la Danimarca hanno chiesto all’Unione di trovare nuove vie per proteggere i diritti fondamentali, lo stato di diritto e la democrazia all’interno dell’Europa. Nel 2014 la Commissione ha risposto con la creazione di una “procedura di controllo” sullo stato di diritto che autorizza ad indagare un paese UE che mette in pericolo lo stato di diritto – come sta avvenendo nel caso dellaPolonia.

Il Regno Unito ha provato a sabotare la nuova procedura della Commissione. Sapendo che si sarebbe schierato contro la Commissione, il Regno Unito ha chiesto al Servizio Legale del Consiglio di esprimere un parere sulla legalità della procedura di controllo. Questo ha generato stupore tra gli altri governi, perché tali richieste sono in genere riservate al paese che detiene la presidenza (l’Italia all’epoca). E’ difficile trovare un altro esperto legale UE che concordi con l’analisi del Servizio Legale del Consiglio.

  • I governi nazionali in seno al Consiglio hanno portato avanti le loro procedure per aiutare a proteggere lo stato di diritto – un “dialogo annuale sullo stato di diritto.” I primi due dialoghi sono stati estremamente modesti nelle loro ambizioni, in parte per via dell’opposizione del Regno Unito verso qualunque espansione del potere di controllo dell’UE. Altri governi UE hanno iniziato a chiedere procedure più forti e la Brexit ha consentito di rimuovere un ostacolo significativo.

3. Le violazioni dei governi in Ungheria e Polonia diventeranno più vulnerabili alle pressioni UE. Il governo britannico si era alleato con l’ungherese Viktor Orbán e con lapolacca Beata Szydlo in cambio del loro sostegno su questioni come le politiche sui rifugiati e le negoziazioni sul referendum pre-Brexit. Il sostegno del Regno Unito ha indebolito i tentativi dell’Unione e degli altri governi di fare pressioni su questi regimi attraverso l’isolamento politico, per l’attacco ai tribunali, ai media pubblici e per aver indebolito le garanzie ai diritti umani.

Senza il Regno Unito, l’UE può avere più chance di salvarsi. I populisti non vogliono soltanto smantellare l’UE; vogliono anche sovvertire i valori fondamentali della democrazia, dei diritti fondamentali e dello stato di diritto propri dell’Unione. L’Unione non potrebbe affrontare quest’ultima minaccia con un membro così influente come il Regno Unito che tergiversa sulla questione.

[I contenuti della piattaforma Liberties sono disponibili con licenza Creative Commons (CC BY-NC 4.0)].