Genitori all’anagrafe e discriminazioni: il nostro nuovo e-book
Da ormai più di un anno, in seguito all’entrata in vigore del decreto del Ministero dell’Interno 31 gennaio 2019, la disciplina dell’emissione della carta d’identità elettronica valida per l’espatrio per i minori è notevolmente cambiata rispetto a quanto previsto dal previgente decreto del Ministero dell’Interno del 23 dicembre 2015.
Attualmente, infatti, i soggetti autorizzati a richiedere la carta d’identità elettronica per i minori non sono più i “genitori”, ma più specificamente la “madre” e il “padre”. E non si tratta di un mero cambiamento terminologico, perché questa modifica crea enormi difficoltà nel caso in cui il nucleo familiare che richiede il rilascio della carta d’identità elettronica sia composto, oltre che dal minore, da due genitori che non rientrano nello schema istituzionale “padre” – “madre”. Il recente intervento del Ministero dell’Interno non lascia infatti all’Ufficiale dell’Anagrafe altra scelta se non indicare le due madri o i due padri come “madre” e “padre”, qualificando necessariamente uno dei genitori nel ruolo di genere che non corrisponde al vero. In caso contrario, la conseguenza sarebbe quella di impedire ai genitori l’esercizio dei propri diritti e doveri genitoriali attribuiti dalla legge in relazione alla richiesta della carta d’identità dei figli.
Sono numerose ed evidenti le violazioni delle norme di rango costituzionale in cui incorrono le disposizioni del decreto, a partire dal contrasto con l’art. 2 della Costituzione, che tutela il diritto al rispetto della propria identità, con l’art. 3 della Costituzione, che sancisce il principio di eguaglianza, e con l’art. 16, che garantisce la libertà di espatrio. Ma sostituire il termine “genitori” con la dicitura “padre” e “madre” significa anche tradire il best interest of the child, nonostante la giurisprudenza interna, sia di merito che di legittimità, risulti avere adottato sempre più il primario interesse del fanciullo quale parametro giuridico interpretativo.
Bisogna poi considerare i risvolti della nuova disciplina sui profili di protezione dei dati personali. In sostanza infatti la nuova formulazione, sostituendo il termine “genitori” con le parole “padre” e “madre”, può portare a una situazione in cui si impone, in capo ai genitori dichiaranti, di conferire dati inesatti o informazioni non necessarie di carattere estremamente personale. Questo, in alcuni casi, può peraltro arrivare a escludere la possibilità di rilasciare il documento a fronte di dichiarazioni che non rispecchiano la realtà dei fatti se il nucleo familiare è composto, oltre al minore, da due madri o due padri. Fornire dati inesatti o “falsi” espone inoltre i genitori al rischio di serie conseguenze sul piano della responsabilità penale per falsa dichiarazione, perché ai fini del rilascio della carta d’identità sarebbero tenuti ad attribuirsi un’identità che non gli appartiene.
Sulle modifiche apportate dal decreto del Ministero dell’Interno 31 gennaio 2019, si era ampiamente soffermato il Garante per la Protezione dei Dati Personali che, con parere del 31 ottobre 2018 emesso su richiesta del Governo, evidenziava gli effetti discriminatori che ne sarebbero conseguiti. E allo stesso Garante ci eravamo rivolti anche noi, denunciando in questa nota legale la manifesta illegittimità e contrarietà al Trattato di Lisbona sulla lotta ad ogni forma di discriminazione e alla Direttiva 2004/38/CE del decreto del Ministero dell’Interno 31 gennaio 2019.
Ma nonostante gli interventi istituzionali e la mobilitazione della società civile questo decreto discriminatorio non è ancora stato abrogato, né sono serviti gli sforzi delle associazioni che difendono i diritti LGBTI davanti ai tribunali, come il ricorso che ha portato il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio a pronunciarsi con la sentenza n. 185/2020.
Per questo motivo abbiamo ritenuto necessario approfondire le molteplici iniquità contenute nel decreto del Ministero dell’Interno 31 gennaio 2019 nel nostro nuovo e-book “Genitori all’anagrafe e discriminazioni. Gli ideologismi e le illegittimità del decreto Salvini“, liberamente e gratuitamente scaricabile online, con la prefazione del Prof. Eligio Resta, le conclusioni del Prof. Patrizio Gonnella, e i contributi, tra gli altri, degli avvocati Elisabetta Pezzi (Save the Children) e Mario Di Carlo (Presidente di EDGE e socio di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford).
Il libro, curato da F. Delle Cese, E. Santoro e G. Santoro, è dedicato alla memoria dell’avvocato Luca Santini, scomparso prematuramente e noto per il suo grande impegno contro ogni forma di discriminazione.
Il volume è stato pubblicato all’interno della Collana Diritti costituzionali della CILD di cui fa parte anche l’e-book I profili di illegittimità costituzionale del Decreto Salvini.