Welcoming Europe chiede garanzie per le vittime di abusi
Decriminalizzare la solidarietà, ampliare i programmi di sponsorship rivolti ai rifugiati e rafforzare i meccanismi di tutela dei diritti civili per le vittime di abusi: sono queste le richieste di Welcoming Europe, una petizione indirizzata alla Commissione Europea e promossa in ben 19 paesi europei. Il testo dell’iniziativa – che deve raccogliere un milione di firme entro febbraio 2019 – può essere letto e firmato qui.
Welcoming Europe, che usa lo strumento dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE), è stata lanciata in Italia lo scorso 19 aprile, con il sostegno di numerose organizzazioni della società civile, tra cui CILD. Tra le richieste c’è anche quella relativa all’accesso alla giustizia per i migranti che subiscono violazioni durante il loro viaggio o una volta giunti a destinazione: molti di loro sono infatti vittime di sfruttamento lavorativo, abusi o violazioni dei diritti umani, in particolare alle frontiere, ma hanno difficoltà a far valere i loro diritti.
Gli abusi subiti dai migranti
Sono purtroppo numerosi i contesti in cui i migranti vedono i propri diritti violati, senza poi avere possibilità di accesso alla giustizia. Questo accade, per esempio, alla frontiera franco-italiana: uomini, donne – persino donne incinte – e minori non accompagnati che attraversano il confine vengono respinti dalle autorità francesi verso l’Italia, in violazione di principi fondamentali quali la protezione dei minori o il diritto d’asilo. Ciò porta talvolta al verificarsi di eventi tragici, come nel caso della donna incinta di origine nigeriana che, nel marzo scorso, era stata respinta dalla polizia francese nel tentativo di superare la frontiera, nonostante versasse in condizioni di salute critiche. Ricoverata d’urgenza in Italia, la donna era venuta a mancare subito dopo il parto.
Simili episodi hanno luogo alle frontiere esterne dell’Unione europea. Molti migranti subiscono infatti abusi in Turchia e Libia, paesi ai quali Italia e UE hanno delegato il controllo dei flussi migratori – un controllo che spesso viene effettuato attraverso il ricorso a trattamenti illegittimi nei nostri ordinamenti. Le violazioni dei diritti umani hanno luogo però anche nel tratto di mare che separa l’Africa dal nostro paese: uno degli esempi più tristemente noti è il naufragio che ha avuto luogo nell’ottobre del 2013, quando quasi 300 persone – tra cui 60 bambini – sono annegate dopo che la loro imbarcazione si è capovolta al largo di Lampedusa. Un episodio simile è poi accaduto nel novembre del 2017, quando un naufragio nel Mediterraneo ha provocato la morte di almeno 20 persone. I migranti coinvolti in queste vicende hanno subito molteplici violazioni dei propri diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita. E se alcuni di loro hanno avuto la possibilità di portare il proprio caso davanti a un giudice – come la coppia che nel disastro del 2013 ha perso quattro figlie, assistita dall’avvocato Arturo Salerni, o alcuni dei sopravvissuti del naufragio del 2017, che con il supporto di Asgi e altre organizzazioni hanno presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro l’Italia – altri rischiano di non ottenere giustizia.
Anche per i migranti che vivono negli Stati europei e sono vittime di abusi o vengono sfruttati sul lavoro è difficile difendere i propri diritti. Molti di loro non denunciano le violazioni subite perché corrono il rischio di essere arrestati, detenuti e rimpatriati a causa della loro condizione irregolare, perché incontrano difficoltà nel fornire delle prove o non hanno accesso effettivo all’assistenza legale. Questa è, ad esempio, la condizione di sfruttamento della manovalanza stagionale nelle aree agricole denunciata in tante parti d’Italia. Purtroppo non accade spesso che i magistrati indaghino sulle violenze commesse da datori di lavoro su cittadini stranieri in condizione irregolare e che le vittime di sfruttamento lavorativo abbiano la possibilità di usufruire dei meccanismi di tutela previsti dalla disciplina sull’immigrazione.
La proposta di riforma
La riforma proposta da Welcoming Europe ha l’obiettivo di proteggere tutte le persone, indipendentemente dal loro status, e garantire giustizia alle vittime di violazioni dei diritti umani.
L’iniziativa propone l’introduzione negli stati membri dell’Unione Europea di meccanismi che permettano alla vittime di sporgere denunce e presentare ricorsi in modo sicuro, dando piena attuazione a quanto previsto dalle leggi europee e nazionali. Welcoming Europe chiede poi che vengano garantite tutele nel caso di violazioni dei diritti fondamentali alle frontiere compiute da parte delle Guardia di Frontiera e Costiera europee, dei corpi militari impiegati nel controllo alle frontiere nei singoli Stati membri e soprattutto delle forze dei paesi terzi sostenuti dall’UE.
L’iniziativa chiede inoltre alla Commissione europea di mettere mano a una nuova legislazione per colmare le lacune nel quadro giuridico dell’UE sulla migrazione legale, introdurre canali di accesso al lavoro a livello europeo e regolamentare i settori che riguardano i lavoratori non altamente qualificati.
Affinché la Commissione prenda in considerazione la proposta di Welcoming Europe, è necessario che questa sia sottoscritta da almeno un milione di persone entro febbraio 2019. Puoi sostenere questa Iniziativa dei Cittadini Europei firmando qui, per contribuire a far sì che tutti, qualunque sia la loro condizione, possano far valere i propri diritti.
Immagine di copertina via Welcoming Europe