Antigone: come tutelare la dignità dei detenuti grazie ai NPM
Il 20 e il 21 maggio si è tenuto un importante convegno internazionale organizzato da Antigone per discutere di come tutelare la dignità ed i diritti umani nei luoghi di privazione della libertà.
Dopo 25 anni di esistenza l’associazione è infatti molto orgogliosa di aver contribuito ad un grande successo nel campo dei diritti dei detenuti, e cioè la tanto attesa designazione di un Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà, nella persona di Mauro Palma. Il convegno è stata quindi una occasione preziosa per riflettere sul ruolo dei National Preventive Mechanisms (NPM) nel garantire che in tutti i luoghi di privazione della libertà – dalle prigioni ai posti di polizia passando per i centri di detenzione dei migranti – i diritti delle persone ristrette vengano pienamente tutelati e garantiti.
Il ruolo degli NPMs in Europa
L’istituzione del Garante Nazionale ha finalmente dotato l’Italia – piuttosto in ritardo rispetto agli altri paesi europei – di un National Preventive Mechanism.
Durante la prima giornata del convegno, tenutasi presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, si sono confrontati sulla tematica – sottolineando l’importanza di questa autorità di controllo interamente indipendente dal governo – alcuni NPM europei (da quello inglese a quello norvegese) ma anche i rappresentanti del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura (CPT) e del relativo Sottocomitato ONU (SPT).
La riflessione non si è ovviamente fermata alle carceri: ad esempio Peter Clarke, che svolge il ruolo di NPM per il Regno Britannico, ha molto sottolineato la significatività delle problematiche collegate alla detenzione dei profughi.
Oltre ai rappresentanti degli NPM, il convegno ha anche lasciato uno spazio di espressione alle organizzazioni attive nella difesa dei diritti umani, il cui ruolo di tutela è difatti complementare a quello delle autorità governative: è infatti intervenuto anche Balazs Dénes, direttore dell’European Liberties Platform – una rete di associazioni europee in procinto di divenire una vera e propria ONG europea che si occuperà, tra le altre cose, anche dei diritti dei detenuti.
La situazione in Italia e le sfide per il nuovo Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà
In Italia il nuovo Garante Nazionale dovrà affrontare numerose sfide, trattandosi di una nuova carica che necessità di essere definita nella pratica.
Del resto non si può mancare di ricordare come, per supplire all’assenza di tale autorità nazionali, negli anni scorsi si fosse già sviluppato nel paese un sistema regionale di garanzia dei diritti delle persone detenute. Perciò il Garante Nazionale dovrà coordinare tutti questi garanti regionali e locali e armonizzare il sistema, tenendo conto del fatto che i diversi garanti conoscono bene le problematiche collegate alle zone geografiche di rispettive competenze.
Il tavolo rotondo svoltosi nella seconda giornata del convegno, all’interno del quale si sono appunto confrontati i garanti regionali, è stato l’occasione per iniziare questo lavoro con una riflessione sul ruolo di ognuno – in modo da impedire le incompatibilità e le contraddizioni.
Nel corso del convegno si è riflettuto anche sulle problematiche concrete delle condizioni di detenzione in Italia per le quali sono necessari tempestivi interventi – come i problemi relativi alla tutela del diritto alla salute; l’insufficiente sviluppo delle misure alternative alla pena; il dramma degli abusi di polizia, i pestaggi, ed i casi di tortura; ma anche l’esistenza dell’ergastolo e la persistenza degli OPG.
In altre parole: l’instaurazione del NPM in Italia è un’importante passo avanti per la difesa dei diritti delle persone private della libertà, ma c’è ancora tanto lavoro da fare.