Le parole uccidono: deponi le armi con PRISM

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Il progetto PRISM (e cioè Preventing, Redressing & Inhibiting Hate Speech in New Media) si propone di combattere la diffusione dell’hate speech online.

Hate speech: cos’è?

Per discorso d’odio (hate speech) si intende la denigrazione della reputazione di un gruppo sociale, con l’aggiunta di stereotipi presenti in alcune caratteristiche nazionali, razziali e religiose, accompagnati da incitamento all’odio, violenza e discriminazione contro quel determinato gruppo. In particolare, i discorsi d’odio mettono in pericolo i diritti di un gruppo etnico, religioso o nazionale, con una chiara violazione dei principi della pari dignità e del rispetto delle differenze culturali dei vari gruppi.

La diffusione dell’hate speech online

La campagna, coordinata da ARCI con la partecipazione di numerose organizzazioni e associazioni italiane ed internazionali e supportata finanziariamente dall’Unione Europea, denuncia – esponendo i dati raccolti in anni di ricerca in materia – che l’hate speech online non è affatto un fenomeno trascurabile. Basti pensare che solo nel 2014 in Italia sono stati documentati ben 596 casi di crimini d’odio, la maggior parte di quali – oltre 400 – relativi a episodi di razzismo e xenofobia. Tali cifre sono peraltro in continua crescita.
In altre parole? Non si può più ignorare la situazione ed è necessario prendere urgentemente provvedimenti mirati per intervenire sulla problematica.

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L’impegno di PRISM (e non solo)

Un lavoro importante è stato fatto nell’ambito del progetto PRISM, innanzitutto tramite una serie inchieste e studi. Più specificatamente, sono state infatti condotte: una ricerca sui principi di diritto europeo e internazionale, un’analisi comparativa sulla legislazione nazionale e sulla sua efficacia nei crimini d’odio nell’Unione Europea e cinque ricerche nazionali (in Italia, Spagna, Francia, Regno Unito e Romania) che hanno mappato il fenomeno su siti web, blog e social network. Sono stati inoltre offerti workshop, seminari e interventi nella scuole nonché predisposte campagne di sensibilizzazione e educazione per il grande pubblico. Queste attività divulgative hanno permesso di sensibilizzare sulla tematica di soggetti una varietà di soggetti: giornalisti, blogger, amministratori di social network, giovani, insegnanti, operatori delle organizzazioni giovanili, operatori delle forze dell’ordine e professionisti operanti nel campo del diritto.

Oltre all’impegno della società civile e delle persone comuni, è però ovviamente necessario un intervento del legislatore: lo studio condotto da PRISM rivela infatti che in europea vi è una grave lacuna in merito alla normativa sui discorsi d’odio online, mancando tuttora una definizione comune del fenomeno. Un’azione legislativa sul punto è quindi imperativa e urgente.

Condividi amore, non odio!

Le parole possono essere armi ma anche soluzioni. Per saperne di più su come usare i social media e la rete in generale in maniera positiva, visita il sito ufficiale PRISM: concepito nella forma di un blog, tale portale – che contiene le attività e i documenti del progetto, ma anche articoli e contributi di esperti, giornalisti e stakeholder attivi sul tema del discorso d’odio nei paesi partner così come nel resto d’Europa – mira infatti a diventare un punto di riferimento nel dibattito europeo sui discorsi d’odio.
Inoltre la pagina Facebook e l’account Twitter del progetto riportano notizie e buone pratiche per contrastare i discorsi d’odio a livello europeo e mondiale, con lo scopo di favorire un’interazione con gli utenti per un loro diretto coinvolgimento nella narrativa dei discorsi d’odio europei.