Ti presento la CILD: A Buon Diritto
A Buon Diritto è nata nel 2001: da quasi quindici anni ci occupiamo di privazione della libertà, immigrazione, libertà terapeutica e antiproibizionismo. Ci impegniamo per portare queste problematiche all’interno della discussione pubblica, tramite la pubblicazione di studi e rapporti e l’organizzazione di eventi, incontri e seminari.
Il nostro obiettivo è quello di contribuire a proiettare questi temi sulla sfera politica e parlamentare, per ottenere dei risultati concreti sul piano degli orientamenti politici e dell’attività normativa.
La nostra attività
Nel settembre del 2011 abbiamo inaugurato Soccorso legale, una struttura che, grazie alla consulenza di esperti di diritto d’asilo e mediatori sociali e interculturali, offre un servizio di orientamento e vera e propria assistenza legale gratuita a richiedenti asilo e rifugiati nella città di Roma.
Negli anni, abbiamo aperto vari punti di ascolto: uno sportello presso la Città dell’Altra Economia, attivo due volte la settimana, e uno all’interno della tensostruttura di transito di Tor Marancia, prima esperienza italiana di accoglienza rivolta a persone prive di documenti che, pur se con tutti i suoi limiti, abbiamo sostenuto e contribuito a creare.
Dalla primavera del 2013 abbiamo ottenuto l’autorizzazione ad entrare anche nel Centro di identificazione ed espulsione romano di Ponte Galeria. Tutto il materiale raccolto è utile per individuare e studiare quali sono le situazioni di discriminazione e di difficoltà di accesso ai servizi, e di proporre delle soluzioni attraverso azioni collettive.
Questi ultimi anni ci hanno visti impegnati nella realizzazione di diversi rapporti di ricerca, tra cui Lampedusa non è un’isola, pubblicato nel 2012 sul tema dell’emergenza Nord Africa; il Primo Rapporto sullo stato dei diritti in Italia, pubblicato da Ediesse nel 2014, e la ricerca Flussi migratori e accoglienza in Sardegna 2011-2014.
Tra il 2013 e 2014 abbiamo lavorato alla realizzazione del documentario Terra di Transito, da noi prodotto in collaborazione con l’Istituto Luce Cinecittà, che racconta il dramma dei tanti migranti costretti a misurarsi ogni giorno con il regolamento di Dublino,la legge europea che prevede vincoli stringenti alla possibilità di scelta del paese in cui stare per un richiedente asilo. Terra di Transito è stato presentato in concorso nella sezione documentari al Bif&st 2014, il festival internazionale del cinema di Bari.
Insieme ad altre associazioni, nel 2015 abbiamo promosso e concluso con successo Accogliamoci, una campagna di raccolta firme per la presentazione di due delibere di iniziativa popolare per il superamento dei campi rom e la riforma del sistema di accoglienza dei rifugiati a Roma.
Una parte considerevole della nostra attività negli ultimi anni è consistita nel lavoro intorno alle cosiddette “morti di Stato”, in cui cittadini hanno perso la vita a causa di fermi o arresti da parte delle forze di polizia. Solo per citare alcuni esempi, abbiamo operato (sia a livello giornalistico che di “accompagnamento istituzionale”) sulle vicende di Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Michele Ferrulli, Dino Budroni, Aldo Bianzino, Riccardo Magherini, Marcello Lonzi.
In questo momento, ci stiamo dedicando al completamento di tre studi, di prossima pubblicazione.
Il primo riguarda il tema della contenzione meccanica nel contesto dei reparti psichiatrici all’interno degli ospedali italiani; il secondo, attraverso l’analisi dei documenti processuali di alcune delle vicende di abusi di polizia da noi seguite, si propone di indagare le connessioni tra le differenti storie; l’ultima ricerca, dal titolo La pena del suicidio. La normalizzazione della sofferenza nelle pratiche penitenziarie,esplora invece il fenomeno dell’autolesionismo e dei suicidi in carcere.
Cosa ci spinge a continuare, quali le difficoltà e quali le speranze
In uno stato democratico come il nostro, è facile dimenticare che il percorso da intraprendere per il pieno conseguimento e la salvaguardia dei diritti umani è ancora accidentato: episodi e circostanze in cui questi diritti vengono violati lo testimoniano quotidianamente. Per questo pensiamo sia necessario non abbassare la soglia dell’attenzione: perché nuovi diritti vengano acquisiti e quelli già previsti pienamente rispettati.
Nei quasi quindici anni della storia della nostra associazione molte cose sono cambiate. Se tempo fa vicende come quelle di Stefano Cucchi o Federico Aldrovandi o lo stesso fenomeno delle migrazioni trovavano poco spazio nella coscienza pubblica, negli ultimi anni abbiamo iniziato a riscontrare una crescente attenzione e una sensibilità sempre più condivisa a proposito di questi temi. E’ questo uno dei motivi che ci spinge ad andare avanti: noi crediamo infatti che il primo passo per cambiare le cose sia proprio la creazione di un contesto culturale e politico adeguato.
Eppure, la strada è lunga e ancora in salita, e coscienza e mobilitazione collettiva faticano a tradursi in una risposta istituzionale: la commozione provocata dalle tragedie degli ultimi anni in cui moltissimi migranti hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le nostre coste, non ha generato una mutata politica di accoglienza; il Ddl per l’introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento – malgrado la “Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti” delle Nazioni Unite, ratificata dall’Italia nel febbraio del 1989 – giace abbandonato in Parlamento; i processi relativi a casi di violazione dei diritti e abusi non si concludono sempre con l’esito sperato.
Tuttavia, non perdiamo la speranza di poter contribuire a contrastare le ideologie populiste e a promuovere il cambiamento culturale da noi auspicato e, con questo, l’adozione di nuove politiche e la piena attuazione dei diritti umani e civili.