Depenalizzare le droghe: l’invito del relatore speciale ONU sul diritto alla salute

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L’uso delle droghe dovrebbe essere depenalizzato e il possesso reso libero, eliminando la minaccia di pene detentive lunghe.

A dirlo è Dainius Pūras, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla salute in una lettera datata lunedì 7 dicembre e indirizzata al direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulla droga e il crimine, Yury Fedotov.

La lettera è stata sottoposta anche ai delegati presenti alla 58a sessione della Commissione sulle sostanze stupefacenti che ha avuto inizio mercoledì mattina a Vienna e che sta discutendo del documento per la Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGASS) sulle politiche sulla droga, che si terrà nel mese di aprile del 2016. In quella sede, ministri e capi di governo di tutti gli Stati membri discuteranno della politica internazionale sulla droga per la prima volta dal 1998.

Il corpo principale della lettera si apre con una critica radicale dei danni alla salute alimentati dai vari aspetti della lotta contro la droga:

Risposte repressive a […] l’uso di droghe, alla produzione agricola rurale e a piccoli reati di droga non violenti rappresentano inutili rischi per la salute pubblica e creano barriere significative alla realizzazione piena ed efficace del diritto alla salute, con un impatto particolarmente devastante sulle minoranze, coloro che vivono in situazioni di povertà rurale e urbana, e le persone che fanno uso di droghe.

Una serie di misure di controllo della droga intraprese per ridurre l’offerta di droghe illecite hanno avuto un forte impatto sulla salute fisica e mentale delle comunità, in particolare quelle colpite dallo sradicamento delle colture. Di particolare impatto sono i livelli epidemici di violenza nelle comunità situate lungo le rotte dei transiti illeciti, colpite anche da reazioni militarizzate dello Stato.

 

Si tratta di una presa di posizione netta che è solo l’ultima di una serie e fa seguito a quella di altre agenzie delle Nazioni Unite sul tema.

In precedenza c’era stata infatti quella del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), agenzia incaricata delle strategie per ridurre la povertà globale, che aveva fortemente criticato l’attuale politica internazionale sulla droga, mettendo in evidenza i costi disastrosi che sta producendo – in particolare per i poveri del mondo.

All’UNDP si erano aggiunte altre agenzie delle Nazioni Unite, in particolare UN Women , l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, e UNAIDS.
Ora è stata appunto la volta del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla salute.

Nella lettera si fa anche riferimento al documento dell’UNODC che, annunciato in una fuga di notizie da Richard Branson, avrebbe chiamato i governi di tutto il mondo alla depenalizzazione delle droghe. Dietro pressioni di alcune delegazioni, il documento non è stato ancora pubblicato ufficialmente.

Dainius Pūras prosegue poi concentrandosi ancora sulla questione salute e di come la criminalizzazione la neghi.

Le leggi penali in materia di consumo di droga e le relative politiche hanno anche un chiaro effetto deterrente sulla salute, portando le persone lontane dai servizi sanitari di cui hanno bisogno, impedendo risposte adeguate ad HIV, epatite C, overdose e alla tossicodipendenza. L’inefficacia di tali leggi penali nel fornire benefici per la salute o scoraggiare l’uso di droga è ormai consolidata anche da ricerca basata su evidenze.

Alla radice di molti problemi legati alla salute incontrati dalle persone che fanno uso di droghe è la stessa criminalizzazione, che spinge le persone e i loro problemi a nascondersi contribuendo a risultati negativi in termini di salute pubblica e individuale.

 

Un passaggio importante della lettera riguarda anche la questione della sicurezza per la salute dei bambini:

 

Uno degli argomenti utilizzati a sostegno della “guerra alla droga” e gli approcci di tolleranza zero è la protezione dei bambini. Tuttavia la storia e le prove hanno dimostrato che l’impatto negativo che le politiche repressive sulle droghe hanno sulla salute dei bambini e il loro sviluppo sano spesso supera l’elemento protettivo alla base di tali politiche e che i bambini che fanno uso di droghe sono criminalizzati, non hanno accesso alla riduzione del danno o ad un trattamento farmacologico adeguato e sono collocati in centri di riabilitazione dalla droga obbligatori.

 

La lettera ribadisce inoltre la consolidata opposizione delle Nazioni Unite per l’uso della pena di morte per reati di droga e le uccisioni extragiudiziali nell’applicazione delle leggi sulla droga, ma aggiunge la sua preoccupazione circa le attuali politiche, che possono contribuire a peggiorare la violenza criminale nei mercati della droga.

Insomma, siamo di fronte all’ennesimo richiamo – che ancora una volta proviene da una fonte autorevole – affinché i governi, compreso quello italiano, si impegnino a cambiare politiche e superare la war on drugs già durante UNGASS 2016.

 

NMLSGQuesto articolo fa parte del progetto Non Me La Spacci Giusta: per un dibattito informato e un cambiamento nelle politiche sulla droga.