Ti presento la CILD: Associazione 21 luglio

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Abbattere il muro delle discriminazioni e dei pregiudizi: questa è la sfida di Associazione 21 luglio per l’inclusione di rom e sinti. Ce la racconta Danilo Giannese, responsabile stampa e comunicazione dell’organizzazione.

I rom sono la minoranza più cospicua in Europa: circa 11 milioni di persone. La minoranza più grande, ma anche la più discriminata, come hanno sottolineato più volte vari organismi internazionali.
L’Italia registra una delle presenze di rom più basse d’Europa: circa 170 mila individui che rappresentano lo 0,25% del totale della popolazione che vive sul territorio nazionale (contro i 2 milioni di rom in Romania, 800 mila in Spagna, 500 mila in Francia, 300 mila nel Regno Unito).

Eppure, secondo un recente rapporto dell’autorevole istituto di ricerca statunitense Pew Research Center, il nostro Paese si trova al primo posto di una classifica che analizza il livello di antiziganismo in 6 Paesi europei. L’86% degli italiani, dice il rapporto, ha un’opinione negativa e ostile nei confronti di rom e sinti. Un dato eloquente che è diretta conseguenza delle politiche pubbliche segreganti e ghettizzanti, basate sulla creazione di “campi” per soli rom, che da anni si attuano in Italia, il “Paese dei campi”, come siamo beffardamente soprannominati all’estero.

Obiettivi e speranze

È in questo contesto che si inserisce il lavoro dell’Associazione 21 luglio, onlus nata nel 2010, composta da rom e non rom, per promuovere e tutelare i diritti delle comunità rom e sinte a Roma e in Italia. Quotidianamente, attraverso le nostre azioni, carichi di entusiasmo e determinazione, abbiamo ben fermo, davanti a noi, il duplice obiettivo che caratterizza la nostra mission. Da un lato, contribuire a superare la vergognosa “politica dei campi nomadi”, che continua a violare in maniera sistematica i diritti di uomini, donne e bambini; dall’altro contribuire a diffondere le storie e le voci di rom e sinti, con la speranza di vedere sgretolati, un giorno, quegli stereotipi e pregiudizi negativi purtroppo ben radicati nella pubblica opinione, alimentati dai discorsi d’odio dei politici e dalla cattiva informazione spesso veicolata dai media.

Lo sgombero di un campo
Lo sgombero di un campo

A partire proprio dal racconto delle testimonianze di quei 4 rom su 5 che in Italia non vivono nei “campi” ma in regolari abitazioni, studiano, lavorano e conducono una vita come quella di ogni altro cittadino in Italia (come dimostra la nostra recente video campagna “Rom, cittadini dell’Italia che verrà”)

La nostre attività

Le attività dell’Associazione 21 luglio spaziano dalla presentazione di rapporti e ricerche scientifiche sulle condizioni di vita di rom e sinti in Italia alla pressione sulle istituzioni e sulle autorità competenti al fine di cambiare le politiche rivolte a tali comunità; dalla promozione di azioni legali per contrastare le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani a un monitoraggio costante, su scala nazionale, dei discorsi d’odio alimentati da esponenti politici e professionisti dell’informazione.

E poi: organizziamo campagne di mobilitazione dell’opinione pubblica, eventi e incontri di sensibilizzazione, conferenze stampe e seminari per i giornalisti; cerchiamo di essere quanto più attivi possibile sul web e i social network, diffondendo messaggi, raccontando storie e interagendo con tutti coloro che ci seguono, che vogliono saperne di più sul tema oppure, perché no, che ci criticano.

Progetto Danzare la vita. Saggio di fine anno a scuola
Progetto “Danzare la vita”

Quanto ai nostri progetti, organizziamo corsi di arte-educazione rivolti ai minori rom che vivono in condizioni di marginalità sociale, sessioni di sensibilizzazioni su tematiche socio-sanitarie per donne e giovani madri e corsi di attivisti rivolti a giovani rom e sinti desiderosi di impegnarsi in prima persona per dar voce alle proprie comunità e vederne tutelati i diritti fondamentali.

Difficoltà…

“I rom non vogliono integrarsi”; “Rubano tutti”; “Portateveli a casa vostra”. Questi sono solo alcuni degli stereotipi e dei luoghi comuni con i quali siamo costretti a dover avere a che fare, soprattutto nei commenti sui social media. Inutile negare che si tratta di un vero e proprio muro di avversione e ostilità, molto alto e spesso, per abbattere il quale ci vorrà tempo, pazienza ed energie.

Eppure, anziché farci travolgere dallo scoramento, questa difficoltà ci dà essa stessa la carica necessaria per affrontare questa sfida con ancora più convinzione. La stessa convinzione di cui abbiamo bisogno di fronte alle imperterrite violazioni dei diritti umani compiute dalle amministrazioni locali. Pensiamo agli sgomberi forzati degli insediamenti informali abitati da uomini, donne e bambini rom, per esempio. Siamo tutti d’accordo che nessuno dovrebbe vivere in condizioni tanto precarie, eppure abbattere le loro abitazioni con le ruspe, senza dare alle famiglie un’alternativa abitativa adeguata, senza alcun tipo di consultazione, non è altro che una chiara violazione dei diritti umani e degli standard del diritto internazionale in materia di sgomberi forzati.

Lo ripetiamo costantemente alle autorità competenti. Eppure, tutte le volte, la scena si ripete: le persone vengono sgomberate, donne, anziani e malati restano senza un tetto, seppur precario, sulla testa, e da buoni attivisti per i diritti umani ci ritroviamo presso l’Assessorato di turno per far da mediatori tra le autorità competenti e le famiglie, in cerca di una soluzione. La vicenda degli sgomberi forzati – dobbiamo dirlo – mette in risalto quell’assenza di visione strategica e di capacità di affrontare la questione dei rom in Italia che tante volte, troppe volte, ritroviamo nelle amministrazioni locali del nostro Paese.

e progetti futuri (e in corso)

Superare i campi e i ghetti si può. Quelli ufficiali, istituzionali, creati e gestiti dalle istituzioni a suon milioni di euro. Basta volerlo. Basta impegnarsi per farlo. Anche per questo, insieme ad altre associazioni, l’Associazione 21 luglio è stata tra i promotori della Campagna Accogliamoci, lanciata a giugno, con l’obiettivo di raccogliere 5 mila firme entro settembre per presentare due delibere di iniziativa popolare al Comune di Roma: una per il superamento dei “campi rom”, appunto; l’altra per la riforma del sistema di accoglienza dei rifugiati nella Capitale.
Settembre sarà per noi un mese molto caldo, dunque. E non solo per questo. Dal 19 al 21 settembre, infatti, promuoveremo la Convention Primavera Romanì, che vedrà la partecipazione di 30 giovani rom e non provenienti da varie parti d’Italia che si ritroveranno a Roma per pensare e raccontare l’Italia che vorrebbero.

Perché il cambiamento e il futuro dipendono soprattutto da loro e dal loro coinvolgimento come attori consapevoli e desiderosi che il nostro Paese cambi completamente pagina. Che abbandoni la segregazione e i pregiudizi e si diriga verso l’inclusione sociale.

 

Per approfondire:
Rapporto annuale 2014 Associazione 21 luglio