Premio CILD: per un’Europa che sia meno Fortezza e più Unione

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L’impegno si esprime in molti modi, e si può raccontare qualcosa davvero solo se si è testimoni di ciò che accade. Valeria  Verdolini – sociologa del diritto, ricercatrice precaria, presidente di Antigone Lombardia –  nel 2013 aveva già accompagnato un gruppo di siriano-palestinesi nel viaggio divenuto poi il documentario “Io sto con la Sposa”; nel settembre 2015 è salita in macchina ed ha guidato fino a Vienna per unirsi a una carovana di solidarietà con l’obiettivo portare aiuti alla prima accoglienza a Budapest e, al contempo, accompagnare oltre il confine ungherese i richiedenti asilo.

Per questo nel 2015 abbiamo voluto celebrare l’impegno di Valeria – che non ha esitato a mettersi in gioco in prima persona, regalandoci un nuovo sguardo sulle difficoltà dei migranti e su chi li aiuta – conferendole il premio CILD per le libertà civili.

Anthony Romero, presidente dell'American Civil Liberties Union (ACLU), premia Valeria Verdolini
Anthony Romero, presidente dell’American Civil Liberties Union (ACLU), premia Valeria Verdolini

A distanza di quasi un anno, facciamo il punto con lei su quali sono le nuove frontiere del suo impegno.

Cosa è successo nei 12 mesi trascorsi dal Premio CILD?
Il giorno del premio Cild ha tristemente coinciso con gli attentati di Parigi al Bataclan e negli altri luoghi di svago della capitale francese, e ha rappresentato l’inizio di un cambiamento radicale nelle pratiche e nella gestione dell’accoglienza a livello europeo.
Quello a cui abbiamo assistito, dopo una parziale apertura con gli accordi del settembre 2015, è stato un cambio di paradigma.

L’Europa ha adottato politiche sempre meno accoglienti. Non solo sono aumentati i naufragi, ma abbiamo assistito alla chiusura del campo di Idomeni, allo sgombero della giungla di Calais, al sostanziale blocco delle frontiere a Ventimiglia, Como, Brennero e poi più su, con un crescendo di scelte e decisioni sempre più restrittive. Un nazionalismo sempre più grande, e noi cittadini sempre più piccoli di fronte a questi cambiamenti.

Ho visto frontiere e barricate alzarsi non solo sui confini geografici, ma anche in quelli più piccoli, invisibili delle città e dei paesini, come a Goro. Frontiere relazionali, che si instaurano tra soggettività in conflitto, e che escludono parti della città, pezzi di paese, prospettive future. Ma ho anche visto un’Europa possibile, che accoglie, inventa, protesta, cerca di dare un senso e riempire i concetti di asilo e cittadinanza attiva.

Su cosa stai lavorando adesso?
Sto studiando e riflettendo sul perché l’asilo si stia tramutando in esilio. E sto partecipando, per l’associazione Antigone, al progetto “Dialogues on Europe”, in particolare al tavolo sulle migrazioni. “Dialogues on Europe” è un tentativo di disegnare e proporre delle indicazioni di policy dal basso, partendo da attivisti e società civile europea, che terminerà nell’autunno 2017.

Quali sono le sfide del tuo settore?
Come reagire all’accordo UE-Turchia?
Come rafforzare i corridoi umanitari?
Come ridurre la paura che è tornata in Europa e che non è in nessun modo connessa con la ricerca di un luogo in cui stare per le persone in transito e in fuga?
Come offrire strumenti di tutela e di agency rispetto alle costanti violazioni dei diritti dei migranti in Europa?
Come costruire un’Unione senza paure, in cui, citando Baratta, si possa passare dal “diritto alla sicurezza” alla “sicurezza dei diritti”?
Queste sono le domande che mi pongo, e che credo risuoneranno nel prossimo futuro europeo.

 

Nel frattempo abbiamo lanciato l’edizione 2016 del premio CILD, le cui  candidature chiudono oggi.

Nell’attesa di sapere chi saranno i nostri eroi dei diritti umani, scopri cosa è successo ai vincitori dell’edizione 2015: abbiamo fatto due chiacchiere su hacktivismo e sorveglianza di massa con la giornalista Carola Fredianifatto il punto sulle potenzialità della ricerca per il sociale con i ricercatori che hanno dimostrato che la vera malattia è l’omofobia, ricordato l’importanza di imparare l’integrazione a scuola con la maestra Lucrezia Di Gregorio e di impegnarsi insieme contro le discriminazioni con il collettivo Primavera Romani

Immagine di copertina: migranti in Ungheria nell’agosto 2015 via Wikimedia Commons.