Fermiamo la mortale guerra alle droghe delle Filippine

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Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha indetto da qualche mese una sanguinosa guerra alle droghe, nell’ambito del quale si assiste a un drammatico numero di esecuzioni extragiudiziali di utilizzatori e spacciatori (veri o presunti) di sostanze stupefacenti.

Già questa estate, la CILD aveva lanciato un appello all’ambasciatore delle Filippine in Italia per chiedere l’immediata cessazione delle uccisioni. Il massacro è però continuato, tanto che oggi ci rivolgiamo al ministro degli esteri Gentiloni chiedendo che l’Italia prenda posizione affinché le Filippine di Duterte cessino la propria mortale guerra alle droghe.

 


 

Gentile Ministro,

ormai da alcuni mesi assistiamo ad un massacro deliberato nelle Filippine che, stando agli ultimi dati, ha prodotto oltre 3500 morti.


Appena eletto il presidente Rodrigo Duterte ha lanciato una guerra alla droga che si è tramutata nell’esecuzione extragiudiziale di utilizzatori (o presunti tali) e di spacciatori (o presunti tali) di droghe, da parte di poliziotti o vigilantes privati, che hanno ottenuto la totale impunità.

In molti paesi la guerra alle droghe passa anche dalle condanne capitali. In questo caso ci troviamo dinanzi ad una pericolosa escalation di questo approccio in quanto, attraverso omicidi sommari, senza alcun processo, viene meno lo stesso stato di diritto.

Dinanzi a tutto questo nelle settimane scorse oltre 300 Organizzazioni Non Governative avevano rivolto un appello al governo delle filippine chiedendo: di bloccare immediatamente le esecuzione extragiudiziali; di adempiere agli obblighi internazionali sui diritti umani, come il diritto alla vita, alla salute, ad un giusto ed equo processo, come indicato nei trattati sui diritti umani ratificati dalle Filippine; di promuovere servizi di trattamento e riduzione del danno volontari per le persone che fanno uso di droghe invece delle attuali politiche di riabilitazione obbligatoria tenute in campi militari; – di non reinserire la pena di morte, tanto per i reati di droga, quanto per gli altri reati.

A questo appello anche la nostra organizzazione si era associata attraverso una propria lettera diretta all’ambasciatore delle Filippine in Italia, sottoscritta da numerose altre associazioni, tra queste Antigone, Arci, Radicali, Cittadinanzattiva, Associazione Coscioni.

Lo stesso Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite Zeid Raìad Al Hussein, in una recente sessione del Consiglio, ha spiegato come le dichiarazioni del presidente filippino di totale disprezzo del diritto internazionale e dei diritti umani segnalino una sorprendente mancanza di comprensione rispetto all’importanza di queste istituzioni e dei principi che permettono di mantenere la sicurezza.

Al Hussein ha inoltre sottolineato come “un giusto e imparziale processo è il fondamento dell’interesse pubblico e della sicurezza” e che “dare alla polizia il potere di sparare e uccidere qualsiasi individuo che essi sospettano commettere reati di droga, con o senza prove, mina la giustizia”. Per questo L’Alto Commissario ha invitato fortemente le Filippine ad estendere un invito al Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie.

In questo quadro le scriviamo per chiederle che il Governo italiano faccia ufficialmente pressione verso quello delle Filippine, costruendo su questo fronte al contempo una posizione comune nell’ambito dell’Unione Europea, affinché il presidente Duterte fermi immediatamente le esecuzione extragiudiziali, garantendo il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto nel paese.

 

IMMAGINE DI COPERTINA: Duterte, via Wikimedia.