Nel 2022 i governi dell’UE continuano a indebolire la democrazia

Liberties_Report Stato di diritto
Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on LinkedInEmail to someone
Print Friendly

La maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea ha fatto pochi sforzi per risolvere i problemi documentati relativi allo Stato di diritto, ha lasciato che le carenze esistenti non venissero affrontate o ha addirittura peggiorato la situazione in tutte le aree valutate, come emerge dal “Rapporto 2023 sullo Stato di diritto di Liberties” (Leggi qui il Rapporto). Andando oltre la portata dell’audit annuale sullo stato di diritto della Commissione europea, il Rapporto di Liberties illustra gli sviluppi più eclatanti in materia di giustizia, corruzione, libertà dei media, checks and balances, spazio civico e questioni sistemiche relative ai diritti umani nel 2022, compilati da 45 organizzazioni per i diritti umani in 18 Paesi dell’UE (per l’Italia hanno collaborato la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, Antigone, A Buon Diritto, Asgi e Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa). Il rapporto è il più approfondito “rapporto ombra” sullo stato di diritto realizzato da una rete indipendente per le libertà civili nell’UE.

In Italia la criminalizzazione dei soccorsi in mare e delle Ong che aiutano i migranti, insieme all’assenza di un quadro giuridico che prevenga l’incitamento all’odio, la violenza contro le donne e gli attacchi omofobici e transfobici sono tra i principali problemi dello Stato di diritto. Così come destano preoccupazione l’aumento di cause temerarie – ma anche di attacchi e minacce – contro giornalisti e attivisti.

Arturo Salerni Presidente della Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili ha dichiarato: “Alcuni dei primi provvedimenti del nuovo governo, insieme alla necessità di interventi profondi su alcuni temi, sempre rimandati negli anni, creano preoccupazione per lo Stato di diritto in Italia”.

Punti chiave per l’Italia

– Spazio civico: Gli attacchi verbali dei membri del governo contro attivisti e associazioni fanno temere l’inizio di una nuova fase di criminalizzazione e diffamazione della società civile. Particolarmente crudeli appaiono l’introduzione di norme restrittive atte ad ostacolare le attività sul campo delle ONG che effettuano soccorsi in mare. Preoccupante è stata anche l’approvazione del cosiddetto “Decreto Rave”, che introduce nel Codice Penale un nuovo articolo, il 633-bis, talmente vago nella prima versione presentata al Parlamento (che si riferiva genericamente a “assembramenti di più di 50 persone” che invadono un campo o un edificio pubblico o privato) da far temere che potesse essere applicato non solo per punire i partecipanti ai rave party, ma anche per limitare pericolosamente lo spazio civico, il diritto di protesta e la libertà di riunione, come previsto dall’articolo 17 della Costituzione. Modificato in sede di conversione introduce comunque una gestione penale di un fenomeno che altrove è governato con altri strumenti.

– Corruzione: Nel 2022 non sono stati compiuti progressi sulla regolamentazione delle attività di lobbying. Un disegno di legge sul lobbismo, approvato alla Camera il 12 gennaio 2022, stava per essere discusso al Senato quando è caduto il governo di Mario Draghi. Il nuovo parlamento non ha ancora fissato nuove audizioni per discutere l’introduzione di un regolamento sulle attività di lobbying, mentre la gestione dei fondi del Piano nazionale ripresa resilienza – e lo scandalo del Qatargate ce lo dimostra – necessitano di quanta più trasparenza possibile.

– Giustizia: Nel settore della giustizia, si sono registrati alcuni miglioramenti per quanto riguarda il lavoro arretrato nei tribunali civili e penali. Tuttavia persiste l’annoso problema dell’eccessiva durata dei procedimenti. Ci sono state alcune riforme che hanno riguardato l’esecuzione delle sentenze e la pena dell’ergastolo, tuttavia su quest’ultimo punto non sono stati fatti passi in avanti significativi.

Punti chiave da tutta l’UE

Libertà dei media: in molti Paesi è diventato più difficile per i giornalisti fare il proprio lavoro. I governi di Polonia e Ungheria hanno continuato a usare le loro emittenti pubbliche per diffondere la propaganda e abbiamo scoperto che in Slovacchia e Svezia l’indipendenza dei media pubblici dal governo era a rischio. In molti Paesi un piccolo numero di proprietari continua a possedere la maggior parte dei media privati, consentendo loro di influenzare ciò che il pubblico sente, questo accade ad esempio in Italia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Francia e Slovenia. I giornalisti che hanno cercato di denunciare crimini come la corruzione sono stati perseguitati da azioni legali vessatorie (SLAPP), come ad esempio in Bulgaria, Croazia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi e Polonia. In Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Ungheria, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Svezia e Spagna, inoltre, i giornalisti sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente. Il nuovo governo sloveno ha avviato una serie di riforme per depoliticizzare i media del servizio pubblico e ripristinarne l’indipendenza, dopo che il precedente governo di estrema destra ne aveva preso il controllo.

Outliers”: Ungheria e Polonia rimangono i peggiori trasgressori in materia di Stato di diritto. Sebbene l’UE abbia attivato il suo nuovo meccanismo di condizionalità per trattenere i fondi verso l’Ungheria, questo non ha ancora prodotto miglioramenti reali sul campo. Allo stesso modo, le riforme che si stanno negoziando con la Polonia in cambio del rilascio dei finanziamenti del Recovery Fund porterebbero solo a modesti miglioramenti che non libereranno, ad esempio, il potere giudiziario dal controllo politico. Questi governi continuano ad attuare una serie di misure volte ad accentrare il potere, mettere a tacere gli oppositori, controllare l’opinione pubblica e rendere molto difficile perdere le future elezioni.

“Studenti veloci”: Italia, Svezia. I primi segnali dei nuovi governi formatisi in Italia e in Svezia nel 2022 indicano il rischio che, se i controlli e gli equilibri non rimangono forti, le coalizioni al potere possano virare verso l’autoritarismo. Ad esempio, abbiamo già assistito a un forte aumento degli attacchi retorici contro le ONG e i media da parte di entrambi i nuovi governi. Tuttavia, questi Paesi dispongono di forti istituzioni indipendenti che, nel breve periodo, hanno impedito una svolta autoritaria come quella dell’Ungheria e della Polonia.

Recupero della Slovenia. Al contrario, gli sviluppi in Slovenia dopo la sostituzione del governo di estrema destra dimostrano che i Paesi possono riabilitare le loro democrazie. Ad esempio, il report registra sforzi per ripristinare l’indipendenza di istituzioni come l’emittente pubblica e per revocare e rimborsare le multe emesse illegalmente sotto il precedente governo di estrema destra ai cittadini per aver partecipato alle proteste.

Risultati contrastanti: l’UE. Mentre la situazione negli Stati membri continua ad andare nella direzione sbagliata, l’UE ha avuto un successo misto nell’esercitare un’influenza positiva. Sullo sfondo della guerra della Russia contro l’Ucraina, l’Unione Europea ha deciso di intraprendere un’azione più decisa contro l’Ungheria (che si è isolata politicamente sostenendo la Russia) rispetto alla Polonia (che ha fatto di tutto per sostenere l’Ucraina), anche se anche in questo caso il Consiglio ha indebolito la proposta della Commissione nell’ambito del meccanismo di condizionalità in cambio della revoca del veto dell’Ungheria sugli aiuti all’Ucraina. Allo stesso tempo, la reazione dell’UE alle minacce emergenti alla democrazia ha destato preoccupazione. Ad esempio, il divieto imposto dall’UE a Russia Today e Sputnik per combattere la disinformazione sponsorizzata dallo Stato russo ha suscitato serie preoccupazioni per la creazione di un pericoloso precedente. E le scioccanti rivelazioni dello scandalo di corruzione del Qatargate, che ha scosso il Parlamento europeo, hanno probabilmente danneggiato la credibilità e la levatura morale dell’UE che dovrà conquistare il sostegno dell’opinione pubblica per la protezione dello Stato di diritto, soprattutto quando ciò comporta misure che gli Stati maggiormente autoritari possono sfruttare a loro vantaggio, come i tagli ai fondi dell’UE.

Il Rapporto 2023 sullo Stato di diritto di Liberties è disponibile qui.

Il Rapporto sull’Italia è disponibile qui.

IL RAPPORTO

Questo Rapporto annuale sullo Stato di diritto è il quarto che Liberties pubblica dal 2019. Oltre a riunire i rapporti sui singoli Paesi redatti dalle organizzazioni associate e partner, il Rapporto include una panoramica delle tendenze generali sullo Stato di diritto nell’UE redatta da Liberties. Inoltre, formula raccomandazioni dettagliate rivolte sia ai governi nazionali sia alle istituzioni dell’UE su come affrontare le carenze individuate in ciascuna delle aree trattate e suggerisce come la Commissione europea potrebbe migliorare l’impatto del suo esercizio di monitoraggio. Essendo un “rapporto ombra”, il Rapporto riflette esattamente i temi del rapporto sullo Stato di diritto della Commissione europea:checks and balances, sistema giudiziario, ambiente mediatico, questioni sistemiche relative ai diritti umani, corruzione e spazio civico. Si noti che non tutte le organizzazioni che hanno contribuito hanno raccolto informazioni su tutte le aree coperte dal rapporto.

INFORMAZIONI SU LIBERTIES
Liberties Union for Europe (Liberties) è un gruppo per le libertà civili con sede a Berlino, composto da 19 organizzazioni in tutta l’UE, che si batte per i diritti umani e digitali, tra cui lo stato di diritto, la libertà dei media, la privacy, la pubblicità mirata, l’IA, la sorveglianza e altro ancora.