Alternative alla detenzione amministrativa: risultati e obiettivi futuri

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Di Flaminia Delle Cese

Lo scorso aprile CILD ha ospitato il decimo incontro dello European Alternatives to Detention Network (EATDN): dal 27 al 29 aprile i rappresentanti delle organizzazioni europee appartenenti alla rete si sono riuniti a Roma per analizzare i progressi raggiunti insieme dalla nascita del Network, confrontarsi sulle sfide e gli ostacoli incontrati e ragionare su strategie per il rafforzamento e l’espansione della rete. 

Lo European Alternatives to Detention Network 

Dal 2017 l’EATDN rappresenta uno spazio di discussione, scambio di vedute e peer learning per le organizzazioni della società civile impegnate nella promozione delle alternative non coercitive alla detenzione amministrativa in Europa. La maggior parte di queste organizzazioni implementa progetti pilota che propongono un modello alternativo alla detenzione amministrativa, basato sul coinvolgimento diretto delle persone interessate per mezzo della presa in carico dei singoli casi (c.d. case management). 

Inizialmente formato da quattro organizzazioni operanti in Polonia, Bulgaria, Regno Unito e Cipro, oggi il Network comprende otto organizzazioni in sette Paesi europei e ha l’obiettivo di espandersi a ulteriori realtà. L’EATDN è inoltre coordinato dall’International Detention Coalition (IDC) mentre la Platform for International Cooperation on Undocumented Migrants (PICUM) guida l’attività di advocacy della rete a livello europeo. Dal 2019 anche l’Italia è entrata a far parte di questa rete, rappresentata da CILD e Progetto Diritti, che da quell’anno implementano il progetto Alternative alla detenzione: verso una gestione più efficace e umana delle migrazioni

L’EATDN lavora per dimostrare come la gestione della migrazione senza detenzione sia più efficace del trattenimento degli stranieri in appositi centri e maggiormente rispettosa dei loro diritti. L’obiettivo comune dei membri del Network è ridurre gradualmente il ricorso alla detenzione amministrativa fino a eliminare del tutto l’utilizzo di questo strumento, dimostrando che un’alternativa al sistema di trattenimento degli stranieri esiste e comporta maggiori benefici per tutti i soggetti coinvolti, a partire dai trattenuti fino alle autorità preposte alla gestione del fenomeno migratorio.

Lo scopo dell’incontro del Network a Roma consisteva nell’offrire ai membri della rete l’opportunità di riunirsi dopo una pausa di oltre due anni dovuta alla pandemia, di rivedere i progressi compiuti e di ragionare insieme sulle opportunità e sulle sfide del contesto attuale. In termini più operativi, inoltre, l’incontro ha permesso ai rappresentanti delle organizzazioni della società civile europee di scambiarsi informazioni sulle rispettive modalità di lavoro nell’ambito del case management, di identificare le aree prioritarie di advocacy a livello nazionale ed europeo e di porre le basi per implementare un piano di lavoro congiunto.

La Theory of Change

Una parte considerevole dell’incontro è stata dedicata all’analisi della Theory of Change (Teoria del Cambiamento) del Network elaborata da IDC con il contributo di tutti i membri. 

A livello europeo, l’obiettivo della Teoria del Cambiamento è raccogliere dati e informazioni di prima mano sull’efficacia delle alternative alla detenzione non coercitive basate sul case management per far sì che la Commissione Europea abbia maggiore conoscenza del tema, sviluppi linee guida e programmi di finanziamento per incentivare le alternative alla detenzione e, da ultimo, incoraggi e supporti gli Stati Membri affinché ricorranno alle alternative anziché alla detenzione. Il lavoro del Network è inoltre finalizzato a permettere che un sempre maggior numero di Stati membri implementi progetti pilota sulle alternative alla detenzione ispirandosi all’approccio olistico adottato nell’ambito della rete.

Parallelamente, a livello nazionale i membri del Network hanno l’obiettivo di mobilitare i principali interlocutori della società civile e delle istituzioni per avviare percorsi di collaborazione intorno a obiettivi condivisi nell’ambito della gestione del fenomeno migratorio. Questo include lo sviluppo di una comunicazione quotidiana con i funzionari di prima linea delle istituzioni, in modo da costruire rapporti di collaborazione e fiducia con le autorità competenti.

Lo Scaling Plan

Nel corso dell’incontro si è inoltre dedicato ampio spazio all’analisi dello Scaling Plan – From enforcement to engagement: Scaling up case management as an alternative to immigration detention in Europe. Lo Scaling Plan, sviluppato nel 2021 da IDC insieme ai membri del Network, consiste in una tabella di marcia per il lavoro congiunto delle organizzazioni appartenenti alla rete. 

Il piano di lavoro è finalizzato a raggiungere quattro obiettivi principali: 

  • rafforzamento della collaborazione tra le organizzazioni che adottano un approccio basato sul case management a livello locale, nazionale, europeo e internazionale;
  • espansione geografica dei progetti pilota sulle alternative alla detenzione non coercitive a un maggior numero di città e Paesi e aumento dei partenariati strategici;
  • espansione della platea dei beneficiari delle attività case management, ampliando il raggio di azione per includere i soggetti già in detenzione e coloro che non sono identificati come vulnerabili;
  • aumento del numero dei beneficiari delle attività implementate nell’ambito dei progetti pilota.

Per raggiungere questi obiettivi, la rete continuerà a implementare progetti pilota sulle alternative alla detenzione e a svolgere attività di advocacy a livelloTB locale, nazionale ed europeo, oltre a sostenere campagne per porre fine alla detenzione amministrativa. Particolare enfasi verrà posta sulla creazione di reti, sia come obiettivo a sé stante che come elemento fondamentale per il raggiungimento di obiettivi ulteriori. 

Ecco le organizzazioni che hanno partecipato all’incontro:

 

Foto copertina via Twitter/Osservatorio Diritti.