Il cittadino che fa ricorso al Foia non deve essere eccessivamente onerato

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Il cittadino che fa ricorso al Foia (Freedom of information act) per avere accesso a documenti in possesso della pubblica amministrazione non deve essere eccessivamente onerato, ad esempio notificando il ricorso a controinteressati.
A ribadire questo importante principio è stato il Consiglio di Stato con una sentenza pubblicata il 4 ottobre.

Il motivo del contendere riguarda la richiesta di accesso alle informazioni, avanzata al Comando aeronautica militare dal Legal Advisor dell’European center for constitutional and human rights (ECCHR), concernenti la presenza di droni armati presso la base militare statunitense di Sigonella e il loro possibile utilizzo in operazioni militari. La richiesta era stata successivamente passata allo Stato maggiore della difesa che la ha respinta sostenendo che tutte le informazioni richieste risultavano assoggettate a classifica di segretezza che ne consente l’accesso alle sole persone provviste di nulla osta e, dunque, che la diffusione delle stesse potesse portare un pregiudizio alla sicurezza dello Stato.
Contro questi dinieghi l’ECCHR, con interventi ad adiuvandum della nostra Coalizione e Comitato No Mous, ha ricorso al T.A.R. Lazio che, tuttavia, non è entrato nel merito della questione poiché afferente anche la posizione giuridica di terzi (il governo degli Stati Uniti d’America) a cui non era stata notificata tale richiesta di accesso. Decisione impugnata dinanzi al Consiglio di Stato che, con la sentenza in commento, richiama il Tribunale Amministrativo a pronunciarsi nel merito.

“Il Foia e il diritto alla trasparenza non possono essere limitati da questioni procedurali e cavilli burocratici. Non si può pretendere che un cittadino debba procedere addirittura a notifiche internazionali per sapere, come nel caso specifico, se da basi militari americane presenti sul territorio italiano partano droni armati e capaci di uccidere in giro per il mondo” dichiara Arturo Salerni, presidente della nostra Coalizione. “Se l’Amministrazione pubblica interpellata riterrà che nel procedimento volto alla conoscenza degli atti debba essere chiamato, come controinteressato, un determinato soggetto, dovrà indicarlo al cittadino. Ma non è pensabile, e la sentenza di oggi (4 ottobre n.d.r) del Consiglio di Stato va in questo senso, che debba esistere un obbligo generalizzato che, di fatto, svuoterebbe di significato la legge sul Foia e sul diritto alla trasparenza” conclude Salerni.

Ora la questione torna in mano ai giudici amministrativi che dovranno decidere se la richiesta di accesso fosse legittima e, in questo caso, ordinare allo Stato Italiano di rendere pubblici gli atti richiesti.

 

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Foto di copertina: Wikimedia Commons.