21 Luglio: ecco la situazione di Rom e Sinti in Italia

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Sono 28.000 in Italia i rom in emergenza abitativa distribuiti tra baraccopoli istituzionali, centri di raccolta per soli rom e insediamenti informali. È questo il quadro emerso dal Rapporto Annuale di Associazione 21 luglio presentato oggi in Senato alla vigilia della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti che si celebra l’8 aprile di ogni anno.

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La questione abitativa rimane centrale nella valutazione delle condizioni di vita delle comunità rom e sinte residenti nel nostro Paese e nonostante i numerosi richiami da parte delle organizzazioni internazionali le amministrazioni sia nazionali sia locali perseverano nella “politica dei campi”, continuando ad accumulare pesanti ritardi nell’attuazione della Strategia Nazionale d’Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti adottata dal Governo italiano nel 2012.

Secondo la mappatura di Associazione 21 luglio sono 149 le baraccopoli istituzionali in tutta Italia – insediamenti monoetnici totalmente gestiti dalle autorità pubbliche – distribuite in 88 comuni dal Nord al Sud del Paese. Ben 18.000 sono le persone di origine rom che vivono in  questi insediamenti e, tra queste, più della metà sono minori, il 37% possiede la cittadinanza italiana mentre sono 3.000 i rom provenienti dall’ex Jugoslavia che si stima siano a rischio apolidia.

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Gli insediamenti informali invece si concentrano in particolar modo al centro sud (e specificatamente nella zona di Napoli) e, nel 2016, circa 10.000 rom (il 92% dei quali di cittadinanza rumena) vivevano in questi luoghi spesso soggetti a sgomberi da parte delle autorità pubbliche. L’Associazione 21 Luglio, solo lo scorso anno ne ha censiti oltre 250 in tutta Italia. Sgomberi che, ha precisato l’organizzazione, non migliorano le condizioni di vita della popolazione ma semplicemente spostano in un altro luogo le medesime condizioni di precarietà e vulnerabilità.

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Condizioni di vita che in questo tipo di insediamenti sono deprivanti, gli spazi abitativi sovraffollati e inadeguati soprattutto per uno sviluppo sano dei minori. Tra queste persone l’aspettativa di vita media è di 10 anni inferiore rispetto alla media della popolazione italiana e il percorso di crescita di un bambino si presenta come un vero e proprio percorso a ostacoli.

La Capitale si aggiudica il triste primato per il maggior numero di baraccopoli istituzionali in Italia con 7 insiediamenti abitati da 3.772 rom e sinti in emergenza abitativa, cui vanno aggiunti 11 “campi” definiti “tollerati” dalle istituzioni locali e più di 2.000 persone sparse tra gli insediamenti informali della città.

Con l’insediamento di nuove amministrazioni locali in molte città italiane, nel 2016 si era creata l’attesa di un forte cambiamento, l’occasione per un’inversione di rotta netta e decisa rispetto al passato, ma molte di queste speranze sono cadute nel vuoto.

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“Gli esiti dei monitoraggi svolti da autorevoli organismi internazionali nel 2016 – ha sottlineato Carlo Stasolla, Presidente di Associazione 21 luglio durante la presentazione del Rapporto –  consentono di affermare che, nel panorama europeo, l’Italia si conferma, per un cittadino di etnia rom che viva in condizione di povertà e fragilità sociale, il peggior Paese in cui decidere di abitare. Il suo destino, infatti, non potrà essere che quello di finire in una baraccopoli o, peggio ancora, in quegli spazi di discriminazione istituzionale che le autorità capitoline hanno sfacciatamente il coraggio di chiamare “villaggi della solidarietà”.

Domani, come ricordato all’inizio, sarà la Giornata Internazionale dei Rom e Sinti. Molte città europee hanno organizzato iniziative per celebrarla. In Italia, invece, né le istituzioni nazionali né quelle locali hanno fatto lo stesso. Un fatto su cui la 21 Luglio ha invitato a riflettere.