Effetto Kaepernick: quando lo sport è impegno civile

Colin Kaepernick
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Colin Kaepernick è un giocatore di football statunitense, classe 1987, che ha dato inizio a una singolare forma di protesta che nel giro di pochi mesi si è diffusa in molte altre manifestazioni sportive. Per questo da alcuni mesi si parla di “effetto Kaepernick”.

Ma di che si tratta? In occasione dell’anticipo della stagione NFL, Kaepernick ha poggiato un ginocchio a terra durante l’inno statunitense, invece di restare in piedi, come è consuetudine. Una protesta pacifica e dal potere simbolico molto forte con cui si è “rifiutato di dimostrare orgoglio per la bandiera di un Paese che opprime le persone nere e di colore”.
Il riferimento è ai casi tristemente noti delle violenze da parte della polizia contro gli afro-americani, denunciate dal movimento Black Lives Matter. Ma non solo, è una denuncia per le ingiustizie che gli afro-americani subiscono ogni giorno negli Stati Uniti.

Non è la prima volta che lo sport si dimostra come uno spazio di lotte civili. Si pensi al caso delle olimpiadi invernali di Sochi in Russia nel 2014. In segno di protesta per l’approvazione della Duma delle leggi contro la propaganda omosessuale, il team tedesco sfilò con le divise color arcobaleno. Eclatante era stato il gesto nel 2013 di due atlete russe, che in occasione dei mondiali di atletica, violando espressamente l’art.50 della Carta Olimpica che proibisce di fare manifestazioni commerciali e/o politiche quando si è sul podio, hanno festeggiato l’oro baciandosi sulla bocca.

Di vicende simili, però, se ne possono trovare diverse anche in anni meno recenti, solo per onor di cronaca, si pensi al pugno chiuso con i guantoni neri di Tommie Smith e John Carlos, esibito durante la premiazione nelle Olimpiadi del 1968 in Messico, come protesta contro l’odio razziale. Simbologie, gesti che si caricano di significati complessi, che raggiungono un numero enorme di destinatari.

Cosa ha però di particolare il gesto di Kaepernick? Che si è diffuso a macchia d’olio nelle varie occasioni sportive degli Stati Uniti.
Lo sport può diventare uno spazio in cui vengono affermati diritti e libertà civili attraverso l’esempio che personaggi di punta possono dare, anche con semplici ma efficaci gesti di protesta. Dopotutto, restare in ginocchio, o alzare il pugno chiuso o baciarsi, sono gesti di per sé semplici, ma che vengono caricati di una simbologia potente che interroga le migliaia e migliaia di spettatrici e spettatori chiedendo a gran voce di reagire rispetto a ingiustizie e violenze.

L’effetto Kaepernick proseguirà anche ora che gli Stati Uniti hanno eletto un Presidente come Donald Trump, che ha basato la sua campagna elettorale su slogan razzisti e sessisti? Ora più che mai, anche lo sport può fare la sua parte per una battaglia di civiltà, pacificamente ma con determinazione.

 

Approfondimento a cura di Federico Quadrelli.

Foto copertina: Colin Kaepernick (fonte: ACLU)