Letture per l’Athens Democracy Forum: l’attacco di Facebook alla democrazia

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Si avvicina l’Athens Democracy Forum, importante conferenza organizzata dal New York Times (e di cui CILD è media partner – se volete partecipare ecco le informazioni utili).

Ad Atene si parlerà delle grandi sfide che devono affrontare le democrazie contemporanee – come la crisi dei migranti, il terrorismo e l’erosione della fiducia verso le istituzioni politiche.

C’è spazio poi anche per un altro grande tema del nostro tempo: come Internet cambia il mondo. Se alla conferenza ateniese a parlare del potenziale e dei rischi della dimensione digitale sarà nientemeno che Edward Snowden, qui vi proponiamo dunque una lettura sull’attacco di Facebook alla democrazia.

Il personale è politico, si diceva alla fine degli anni sessanta. Ma quella importante affermazione del movimento femminista oggi assume un significato del tutto diverso, e leggermente inquietante, per via del famigerato algoritmo di Facebook.

 

Come Facebook rivoluziona il diritto d’informazione

I social media sono infatti sempre di più il nostro canale d’accesso preferenziale alle informazioni, ed in un certo senso si può dire che Facebook abbia “conquistato” tutti gli altri media.
Questa è indubbiamente una brutta notizia, e non solo per editori e giornalisti: le notizie che leggiamo vengono filtrate da una piattaforma (che sul punto è decisamente poco trasparente), e ciò rende più difficile sia fare informazione che informarsi.
Si pone ovviamente anche il problema di come quel filtro possa essere imparziale e quindi condizionare la nostra percezione della realtà. Questa primavera un’inchiesta curata dal sito Gizmodo accusava la redazione responsabile delle Trending News di manipolazione dei fatti: dando più o meno risalto ad alcune notizie lo staff di Facebook avrebbe operato una politica di “discriminazione politica”. La questione ha acceso un animato dibattito, culminato nell’annuncio di Mark Zuckerberg – fondatore e CEO di Facebook – della decisione di licenziare tutto il team editoriale e lasciare agli algoritmi la selezione delle tematiche di tendenza. Un tentativo decisamente maldestro di intervenire sul problema, le cui conseguenze spiacevoli – e cioè la diffusione di notizie non verificate e vere e proprie bufale – hanno evidenziato come gli algoritmi non possono sostituirsi ai giornalisti.

Algoritmi e realtà limitate: una sfida per la democrazia

A parte la riflessione sull’affidabilità di Facebook come vettore d’informazione, c’è qui però da fare anche un ragionamento più ampio: gli algoritmi selezionano ciò che leggiamo, e lo fanno sulla base di una conoscenza macabramente intima dei nostri gusti e preferenze. La mole di informazione che condividiamo online permette infatti a Facebook di conoscere bene ognuno dei propri utenti, e questa conoscenza rende possibile l’attuazione di strategie di target marketing estremamente mirate e sottili.
In altre parole: l’algoritmo sa bene ciò che ti piace, ed avrà cura di dartene quanto più possibile – con la conseguenza, però, di intrappolarti in una realtà limitata.
Lo spiega bene appunto il summenzionato articolo del New York Times, a cui vi rimandiamo.

“Questo ci impedisce di confrontarci con punti di vista e opinioni diverse dalle nostre. E siccome la capacità di relazionarsi in maniera empatica al diverso è una delle fondamenta della nostra società, più spazio e potere daremo agli algoritmi nel definire ciò che pensiamo e peggio sarà per la democrazia”

 

[Nota: CILD sarà media partner dell’evento e offre uno sconto del 15% per chi volesse partecipare: basta iscriversi cliccando sul banner qui sotto]

Athens Democracy Forum (14-18 settembre)

 

Immagine di copertina: Corallina Lopez Curzi.