L’ONU contro la war on drugs?

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L’ONU è a favore della depenalizzazione e contro il probizionismo?

Sembrerebbe di sì, secondo un documento ancora inedito dell’ufficio delle Nazioni Unite sulla droga e il crimine (UNODC) che chiamerebbe i governi di tutto il mondo a depenalizzare il possesso e l’uso di tutte le droghe.

Ad affermarlo è Richard Branson, uomo d’affari (è il proprietario della Virgin Airlines), da anni impegnato sul tema droga sedendo anche nella commissione mondiale sulla politica delle droghe.

Con un post sul suo blog, Branson ha dichiarato di aver rotto l’embargo su questa dichiarazione per il timore che la pressione politica sull’agenzia ONU potesse portare, all’ultimo momento, al ritiro della stessa. Pare infatti che uno stato molto influente in ambito Nazioni Unite ne abbia per ora bloccato la pubblicazione prevista per i giorni scorsi.

PERTH, AUSTRALIA - MAY 07:  Sir Richard Branson addresses the media at Perth Airport on May 7, 2013 in Perth, Australia. Virgin Australia purchased Perth-based regional airline, Skywest adding another 32 planes to it's fleet to expand the airlines regional operations in Australia.  (Photo by Paul Kane/Getty Images)
Sir Richard Branson (Photo by Paul Kane/Getty Images)

Se quanto dichiarato da Branson fosse vero, sarebbe un cambio epocale nelle politiche globali sulla droga. L’UNODC è stato infatti in questi lunghissimi anni di War On Drugs, uno dei grandi sostenitori della politica repressiva e proibizionista e il cambio non sarebbe solo di facciata.

Come riportato dalla ONG inglese Transform, l’UNODC dichiarerebbe che

“proteggere la salute pubblica è un obiettivo legittimo, ma l’imposizione di sanzioni penali per l’uso di droga e il possesso per uso personale non è né necessario né proporzionato. Al contrario, la punizione aggrava le condizioni comportamentali, di salute e sociali delle persone colpite”.

L’agenzia affermerebbe inoltre che non solo la depenalizzazione è ammissibile, ma essenziale e che quei paesi che continuano a criminalizzare le persone che fanno uso di droghe sono in violazione del loro obbligo di rispettare il diritto universale alla salute, perché un approccio punitivo provoca malattie e morti inutili.

Infine si sosterrebbe che le persone legate a piccoli reati droga correlati, come il piccolo spaccio di droga (per mantenere il proprio uso personale o per sopravvivere in ambienti emarginati), devono ricevere opportunità di riabilitazione, sostegno e cura e non una punizione.

Una presa di posizione che, proprio in vista della sessione straordinaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si terrà nell’aprile 2016, potrebbe archiviare per sempre 40 anni di guerra alla droga.

Sono i temi di cui parliamo nella nostra campagna #NonMeLaSpacciGiusta.

Milioni di persone in questi quarant’anni di guerra alla droga sono finite in carcere. Tante sono morte nella lotta tra i cartelli della droga e le narcomafie che, nel frattempo si sono arricchite. Miliardi su miliardi hanno speso gli stati per costruire strumenti di repressione, rivelatisi in buona parte fallimentari.

È il momento che tutti entrino in azione, informandosi e invitando i propri governi a cambiare decenni di politiche fallimentari.

NMLSGQuesto articolo fa parte del progetto Non Me La Spacci Giusta: per un dibattito informato e un cambiamento nelle politiche sulla droga.