Esclusi e ammassati: sotto accusa la politica dei campi rom in Italia

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Vivete a Roma? Nella vostra città la campagna Accogliamoci chiede nuove politiche per il superamento dei campi rom e l’accoglienza dei migranti. Avete già firmato? Ecco perché dovreste. 

 

Se l’Italia è celebre in Europa per essere il “Paese dei campi”, Roma ne è la Capitale indiscussa. Circa 9 mila uomini, donne e bambini rom vivono nella Città Eterna segregati all’interno di veri e propri ghetti etnici, in condizioni igienico-sanitarie precarie, esclusi dal resto della società.

La “politica dei campi”, gestiti e finanziati dal Comune di Roma al costo annuo di oltre 24 milioni di euro – di cui non un centesimo è destinato all’inclusione sociale di tali comunità – nelle ultime settimane ha tuttavia subito alcuni colpi molto duri. Dai quali, è la speranza di chi da anni si batte per la tutela dei diritti umani, potrebbe finalmente nascere un piano concreto ed efficace per il superamento di questi luoghi e l’adozione di percorsi di inclusione.

Il 30 maggio scorso il Tribunale Civile di Roma, accogliendo un ricorso presentato nel 2012 da Associazione 21 luglio e ASGI, ha condannato il Comune per via del carattere discriminatorio del “campo rom” La Barbuta, uno dei sette campi attualmente presenti nella Capitale.

Si tratta di una sentenza storica perché per la prima volta in Europa un tribunale ha riconosciuto il carattere discriminatorio di una soluzione abitativa riservata esclusivamente a persone rom, che ostacola «l’effettiva convivenza con la popolazione locale, l’accesso in condizione di reale parità ai servizi scolastici e socio-sanitari e situato in uno spazio dove è posta a serio rischio la salute delle persone ospitate al suo interno».

D’ora in avanti, l’etichetta discriminatoria potrà essere affibbiata anche agli altri “campi rom” a Roma e in Italia: un motivo in più per avviarne il superamento.

Un ulteriore durissimo colpo alla politica dei campi a Roma è arrivato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione che, in risposta a un esposto presentato lo scorso febbraio dall’Associazione 21 luglio, ha messo nel mirino il “Best House Rom”. Si tratta di una ex fabbrica, in cui non potrebbero essere accolti esseri umani, in cui il Comune di Roma continua a stipare centinaia di rom all’interno di stanze anguste, prive di finestre e punti luce.

L’Autorità Anticorruzione ha chiesto all’Amministrazione capitolina una giustificazione circa i continui e ripetuti affidamenti diretti, bypassando la disposizione di bandi pubblici, attraverso i quali viene concessa la gestione di questa struttura a una cooperativa il cui nome è emerso nelle intercettazioni telefoniche e nei dialoghi con altre realtà ora indagate nell’inchiesta Mafia Capitale, lo scandalo che ha rivelato ingenti interessi economici e intrecci mafioso-criminali attorno al sistema dell’accoglienza di migranti e rom a Roma. Per il Best House Rom e per violare i diritti umani dei rom, nel 2014, sono stati spesi quasi 3 milioni di euro.

 

Danilo Giannese
Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa
Associazione 21 luglio