Tra razzismo e antirazzismo. Il Sesto Libro bianco sul razzismo in Italia
di Grazia Naletto, Stefania N’Kombo Josè Teresa, Roberta Pomponi (Lunaria)
«Chi usa i migranti per fare battaglia politica oggi ha perso».
Le parole pronunciate dal leader della Lega subito dopo la sua assoluzione in primo grado per il caso Open Arms, risultano paradossali.
In primo luogo, perché rimuovono totalmente i fatti che sono all’origine del processo Open Arms nel quale l’ex ministro degli Interni è stato imputato con l’accusa di sequestro di persona e di rifiuto di atti di ufficio: la privazione della libertà personale di 147 migranti, tra i quali alcuni minori, costretti a rimanere a bordo della nave in condizioni igienico sanitarie precarie per diversi giorni nell’agosto 2019.
In secondo luogo, perché il segretario leghista, insieme al suo partito, ha costruito letteralmente il suo successo proprio grazie a una propaganda politica ossessiva e martellante intrisa di ostilità nei confronti dei migranti, dei rifugiati, dei rom e delle persone razzializzate.
Proprio la recente sentenza che ha coinvolto l’ex ministro dell’Interno ci ricorda quanto sia cruciale tenere alta l’attenzione sulle molteplici forme che la xenofobia e il razzismo assumono nel nostro paese. Lunaria è tornata a farlo con la pubblicazione di Cronache di Ordinario Razzismo. Sesto libro bianco sul razzismo in Italia a partire dal racconto di venti storie esemplari degli ultimi anni, scelte tra 1.125 casi documentati dal 1 Gennaio 2021 al 31 Dicembre 2023 grazie al lavoro quotidiano di monitoraggio, denuncia, informazione e sensibilizzazione realizzato con il sito Cronache di Ordinario Razzismo.
20 storie di ordinario razzismo
Tra queste venti storie ci sono il violentissimo pestaggio di Willy Monteiro nella notte a cavallo tra il 5 e il 6 settembre a Colleferro, l’odissea giudiziaria che ha coinvolto dal 2017 al 2024 Mimmo Lucano, colpevole di accogliere; la strage di stato che al largo di Cutro ha ucciso 94 persone il 26 febbraio 2023 e il processo Iuventa che per sette lunghi anni ha alimentato la campagna di criminalizzazione della solidarietà.
L’accoglienza frantumata dalle recenti riforme normative e dalle narrazioni fuorvianti, come ci ricorda ciò che è successo a Mineo. La violenza delle forze dell’ordine che ha colpito Marouane Fakhri (insieme a molti altri) a Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020, Samuel Sasiharan e il suo compagno a Sassuolo il 22 dicembre 2020, Hasib Omerovic a Roma il 25 luglio 2022 e Bruna, donna transgender a Milano, il 24 maggio 2023. Le morti che attendono giustizia di Moussa Balde, Wissem Ben Abdel Latif, Ousmane Sylla e di Oussama Belmaan, vittime di un sistema di detenzione che (anche) questo governo ha deciso di ampliare.
E ancora. Le sentenze che hanno condannato l’utilizzo della parola clandestino riferita a 32 richiedenti asilo ospitati a Saronno (16 agosto 2023) e la propaganda elettorale discriminatoria fatta alle spalle di una donna rom a Firenze (27 giugno 2023). La pronuncia sulla rilevanza penale dell’inserimento di “like” a commento di post, pubblicati su Facebook, dal contenuto antisemita e discriminatorio (6 dicembre 2021) e sulle contraddizioni che solleva un approccio giuridico ai reati culturalmente orientato (Brescia, estate 2023).
Ci sono infine l’utilizzo del blackface in una trasmissione di prima serata della tv pubblica (20 novembre 2020), il messaggio sessista e islamofobo veicolato in un manifesto elettorale (marzo 2023) e il razzismo nel mondo dello sport con forme di discriminazione istituzionale, come quelle che hanno coinvolto il Tam Tam Basket di Castel Volturno (novembre 2021), o con la ricorrenza di insulti impronunciabili, come quelli rivolti al famoso Juan Jesus (17 marzo 2024), così come al meno noto giocatore di pallanuoto di Roma John Micciulla (aprile 2024).
La costruzione di una memoria ragionata a partire da chi il razzismo lo vive sulla sua pelle ogni giorno può aiutarci a difenderci meglio dai discorsi, dalle retoriche, dalle violenze e dalle discriminazioni xenofobe e razziste che oggi più di ieri sono esibite senza pudore, anche da parte di coloro che rivestono alte cariche istituzionali.
Il successo del razzismo autoritario
Definire il razzismo “sistemico” significa riconoscere che anche in Italia la legislazione, le politiche e le prassi istituzionali, il discorso pubblico e la narrazione mediatica, gli atti e i comportamenti sociali compongono un sistema interdipendente che alimenta, produce e riproduce discriminazioni, distinzioni, esclusioni, restrizioni, preferenze e violenze dirette e indirette, esplicite o implicite, intenzionali o meno, che hanno un movente razzista. Non lo pensa solo Lunaria, ma lo hanno recentemente scritto a chiare lettere sia l’Ecri che lo Human Right Council dell’ONU.
Il razzismo autoritario che sembra dominare alle diverse latitudini, grazie al successo delle destre più radicali, dagli Stati Uniti, alla Germania, all’Austria, alla vicina Francia, richiede un impegno collettivo sempre più forte sia sul piano dell’analisi sociale e politica che della risposta non difensiva, ma proattiva democratica e antirazzista.
In Italia, così come in molti altri paesi, i movimenti e i partiti di estrema destra hanno raccolto consenso nelle ultime elezioni facendo della propaganda xenofoba e contro gli immigrati il perno del proprio successo elettorale.
Tutto ciò accade mentre spirano sempre più forti i venti di guerra che il sistema di relazioni internazionali, ereditato dalla Seconda guerra mondiale, non sembra in grado di fermare. La guerra in Ucraina, così come la nuova deflagrazione del pluridecennale conflitto israelo-palestinese, ci consegnano una società ancora più frammentata e polarizzata, incapace di vedere e riconoscersi nelle ragioni, nel dolore e nelle sofferenze dell’altro, attraversata dai nazionalismi e dal rigurgito di manifestazioni di islamofobia e di antisemitismo.
I contributi contenuti nella prima parte del Sesto libro bianco sul razzismo in Italia aiutano dunque a leggere e interpretare meglio questo contesto. L’analisi del successo delle destre radicali in Europa (Guido Caldiron), la lettura del nuovo Patto europeo su migrazioni e asilo (Marcella Ferri), i grandi temi della cittadinanza (Sergio Bontempelli) e dei dispositivi di esclusione (Giuseppe Faso); la questione dirimente di chi domina l’agenda mediatica sulle migrazioni (Marcello Maneri e Fabio Quassoli), i primi effetti dell’applicazione della legge n.50/2023 (Virginia Valente), la rassegna della giurisprudenza recente in materia di accesso dei cittadini stranieri al welfare (Paola Fierro e Alberto Guariso), il racconto delle condizioni di sfruttamento dei lavoratori stranieri nelle campagne (Paola Andrisani) sono trattati nella prima parte del testo che si chiude, come di consueto, con un contributo dedicato al racconto di alcune campagne e iniziative promosse dal movimento antirazzista (Stefania N’Kombo Josè Teresa).
Punto e a capo. Il movimento antirazzista oggi
Le persone razzializzate e con background migratorio hanno preso e continuano a prendere progressivamente protagonismo nel dibattito antirazzista in particolare a partire da un punto di cesura: l’uccisione di George Floyd e il rafforzamento del movimento Black Lives Matters.
A seguito di una presa di coscienza collettiva sul razzismo, giovani attivisti e attiviste con background migratorio hanno iniziato a utilizzare le piattaforme social per raccontare e denunciare episodi di razzismo vissuti in prima persona. Questo fenomeno ha avuto un duplice effetto: da un lato, ha permesso ad altre persone razzializzate di riconoscere che ciò che avevano vissuto non era un caso isolato; dall’altro, ha messo in evidenza la dimensione sistemica del razzismo attraverso testimonianze dirette.
L’autorappresentazione, sebbene sia solo un primo passo, si è rivelata fondamentale per infondere nuova energia all’agenda antirazzista. Campagne come #CambieRai o Dalla Parte Giusta della Storia hanno riaperto il dibattito sulla rappresentazione e la narrazione, in particolare quella veicolata dalla televisione pubblica, e la necessità di una riforma sulla cittadinanza. La differenza rispetto al passato è che a mettere in campo un’elaborazione politica, nonché le proprie competenze professionali, sono le persone con background migratorio.
Questa centralità ritrovata e rivendicata nell’attivismo antirazzista si basa su una riflessione critica sul posizionamento del movimento antirazzista nel contesto italiano. La necessità di decolonizzare lo sguardo e di decostruire il privilegio della bianchezza ha portato all’assunzione di una responsabilità politica: attribuire ai soggetti di riferimento dell’antirazzismo un ruolo centrale nell’elaborazione delle strategie di lotta al razzismo.
Da qui nasce un “punto e a capo” che non implica una rottura con il passato, ma un suo potenziamento in chiave dialettica, capace di affrontare le sfide del presente. Tra gli esempi di questa evoluzione, si possono citare la nascita del Coordinamento Antirazzista Italiano, una rete composta quasi esclusivamente da realtà e persone con background migratorio formatasi nel 2022 in seguito all’omicidio di Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche, e la piattaforma Non Sulla Nostra Pelle, creata nel 2023 dai movimenti di persone migranti in risposta alla Legge n. 50/2023.
Vi è inoltre il rilancio del movimento per la chiusura dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) a livello locale, nazionale e anche internazionale – a seguito del protocollo Italia-Albania. C’è la nuova campagna per la proposta referendaria per l’abbreviazione dei tempi di ottenimento della cittadinanza per la cosiddetta naturalizzazione – che a gennaio passerà al vaglio della Corte Costituzionale – e ancora la presa di posizione rispetto alle guerre e ai genocidi in corso, mentre il DDL 1236, cosiddetto DDL Sicurezza – mette a rischio numerosi i nostri diritti, a partire da quelli al dissenso e alla protesta.
Il razzismo può essere dunque combattuto con atti ordinari di antirazzismo e solidarietà.
Hanno collaborato al libro bianco: Paola Andrisani, Sergio Bontempelli, Elisa Yamuna Cacciamani, Guido Caldiron, Serena Chiodo, Giuseppe Faso, Marcella Ferri, Paola Fierro, Alberto Guariso, Marcello Maneri, Veronica Mennonna, Grazia Naletto, Stefania N’Kombo Josè Teresa, Oiza Q. Obasuyi, Olivia Polimanti, Roberta Pomponi, Fabio Quassoli, Luigi Romano, Virginia Valente, Davide Valeri.
Il testo può essere scaricato a questo link.