La società aperta e le sfide del presente: intervista a Liliana Segre
Le nostre società democratiche occidentali si sono basate, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi, sull’idea che la dignità delle persone, di tutte le persone, fosse un valore assoluto e universale. Sulla base di questa considerazione si sono sviluppate le costituzioni democratiche contemporanee, che riconoscono alle cittadine e ai cittadini, e non solo, diritti fondamentali come il diritto alla salute, all’educazione, alla sicurezza, all’asilo e via dicendo.
Le nostre società democratiche occidentali si fondano su una concezione di società aperta, che fa dell’inclusione, della pluralità e della tolleranza, i suoi caratteri distintivi.
In questa serie di dialoghi, che inauguriamo con una intervista a Liliana Segre, cercheremo di indagare queste dinamiche attraverso riflessioni e dialoghi con testimoni privilegiati, per provare a dare qualche risposta e avanzare qualche proposta per salvaguardare la società aperta e i suoi valori.
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Sentiamo spesso parlare di un rischio drammatico, pauroso e pericoloso, quello di un ritorno a un passato che speravamo fosse stato sepolto dalla storia. Per sempre.
Poco più di settanta anni fa si concludeva l’esperienza devastante della seconda guerra mondiale, con la caduta del nazi-fascismo.
Di lì a poco si sarebbero scoperte le atrocità dei campi di sterminio. Milioni di persone furono imprigionate, torturate, deprivate della propria dignità d’esseri umani e massacrate sull’altare del mito di una razza superiore. Ebrei, Rom, Sinti, omosessuali e disabili, categorie di persone che per i nazisti erano solo carne da macello, non degne di esistere.
Si credeva che non sarebbe mai più accaduto niente di cosi orribile, disumano, eppure abbiamo saputo di tanti altri stermini e atrocità di ogni sorta, qua e là nel mondo.
Eppure oggi abbiamo un numero, 68 milioni, le persone che hanno dovuto abbandonare la propria terra per fuggire a persecuzioni di carattere religioso, etnico o per la propria condizione personale.
La storia non si ripete mai uguale, dicono. Ma possiamo rivedere simboli, immagini, pensieri che seppur diversi nelle forme rimandano a un qualche cosa di già visto. Anche in Europa, che credevamo definitivamente emancipata dal suo recente passato, assistiamo a fenomeni crescenti di esclusione, anche violenta, di intere categorie di persone. Possono essere le minoranze etniche o linguistische, come i Sinti ed i Rom in Italia o le minoranze religiose. Possono essere gli attacchi sempre più forti contro le persone LGBT o i fenomeni di antisemitismo come di islamofobia.
Ci sono nuove etichette, tensioni nuove, ma la logica sottostante è cosi diversa dal passato? La società aperta che ciascuno di noi conosce e vive è a rischio? C’è un link tra ieri ed oggi? Cosa possiamo fare per reagire? Di questo e molto altro abbiamo parlato con la Senatrice Liliana Segre a Milano, ospiti presso la sua abitazione, lo scorso aprile.
In copertina: un fotogramma dal video del discorso di Liliana Segre al Senato in occasione della votazione della fiducia al governo Conte