Emersione 2020:anche il Consiglio di Stato condanna Ministero e Prefettura
Troppi ritardi per regolarizzare le persone straniere: il Consiglio di Stato condanna la grave e sistematica inefficienza dell’azione del Ministero dell’Interno e della Prefettura in materia di emersione
Vittoriosa la class action promossa dalle associazioni, accolto il ricorso presentato da oltre un centinaio tra persone straniere e datori di lavoro.
Roma, 20 settembre 2024 – Con una sentenza storica (n. 7704/2024), il Consiglio di Stato ha accolto per la prima volta una azione collettiva (class action) condannando il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Milano per i gravi ritardi nella procedura di regolarizzazione dei cittadini stranieri. La causa, promossa da Asgi, Oxfam, Cild, Spazi circolari, Naga e oltre 100 cittadini stranieri ed italiani, con il supporto di Attiva Diritti, segna un importante precedente nella tutela dei diritti delle persone lavoratrici straniere.
La sentenza conferma che i ritardi nella gestione delle pratiche di regolarizzazione sono stati sistematici e ingiustificati, definendoli una vera e propria “mala gestio” amministrativa.
Il Consiglio di Stato ha ribadito che la conclusione di tali procedure non dovrebbe mai superare i 180 giorni, un termine spesso non rispettato, causando gravi conseguenze per le persone lavoratrici e le loro famiglie, tra cui la perdita del lavoro e l’impossibilità di accedere ai servizi sanitari e sociali.
Questa decisione rappresenta un chiaro segnale per la Pubblica Amministrazione affinché rispetti i termini dei procedimenti, evitando discriminazioni ai danni delle persone più vulnerabili, italiane e straniere, e incoraggia il ricorso alle azioni collettive strategiche da parte di un crescente gruppo di soggetti della società civile.
Questa sentenza rappresenta inoltre un importante precedente giurisprudenziale, in contrasto con l’orientamento del Consiglio di Stato del 2019, che aveva adottato un’interpretazione molto restrittiva dell’azione collettiva. Oggi, invece, si condanna la disfunzione amministrativa in modo chiaro e inequivocabile.
Come associazioni promotrici ci auguriamo che questa sentenza sia un monito per la pubblica amministrazione affinché i termini di conclusione dei procedimenti amministrativi siano sempre rispettati, evitando discriminazioni sistematiche a svantaggio delle persone italiane e straniere socialmente ed economicamente vulnerabili.
La class action, o azione collettiva, è uno strumento legale che permette a un gruppo di persone con interessi simili o lesi dallo stesso comportamento o provvedimento di un’entità (come una società, una pubblica amministrazione o un ente) di presentare un’azione legale comune. Invece di intentare numerose cause individuali, le persone coinvolte possono unirsi in un’unica causa, rappresentata da uno o più soggetti promotori. In Italia, la class action è stata introdotta per facilitare la tutela dei diritti collettivi, in particolare nel contesto dei consumatori, dell’ambiente e dei diritti civili, ed è regolamentata dal Decreto Legislativo n. 198/2009.