L’ennesima morte in un CPR

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Il suicidio di un ragazzo della Guinea di 22 anni, Ousmane Sylla, avvenuto oggi nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Ponte Galeria a Roma, è l’ennesima morte causata da un sistema di detenzione illegittimo ed inumano. Un sistema che non solo priva le persone della propria libertà personale senza aver commesso alcun reato ma che consente, anche, di fare profitto sulla loro pelle.

I CPR sono dei buchi neri dove i diritti, anche quelli più elementari – alla salute, alla difesa legale, alla comunicazione – sono negati. Dove le persone sono detenute, per mesi, in condizioni indegne, invisibili alla società civile che per entrare in questi Centri ha bisogno di autorizzazioni specifiche di Prefetture sempre più restie a concederle. Rendendo quindi questi luoghi completamente opachi.

Di più, questi Centri sono anche affidati alla gestione di privati, che fanno profitti sulla privazione della libertà di esseri umani: a Ponte Galeria l’ente gestore è la multinazionale elvetica Ors, l’unica ad avere anche – almeno fino al giugno scorso – una società di lobbying che ne tuteli gli interessi in Parlamento.

Nonostante le denunce della società civile, le indagini della Procura che stanno riguardando il CPR di Milano, il Governo ha aumentato i tempi di permanenza fino a 18 mesi, affidato la gestione di nuovi Centri al genio militare e stretto un accordo con l’Albania per la costruzione di un CPR nel paese balcanico, ancor più lontano dagli occhi.
Riteniamo, invece, che questi luoghi vadano immediatamente chiusi e pretendiamo che si faccia chiarezza sul suicidio di Ousmane Sylla. Dopo questa ennesima morte, si stanno verificando delle proteste da parte dei detenuti nel CPR di Ponte Galeria che si sommano a quelle già verificatesi in altri Centri per le condizioni di detenzione: da Trapani a Gradisca d’Isonzo. Sappiamo bene che vi è il rischio di violente repressioni di queste proteste e di repentini rimpatri dei detenuti che hanno assistito alla morte di Sylla e che ora stanno denunciando l’accaduto. Continueremo a vigilare su quanto sta accadendo nel CPR di Roma e a batterci per porre definitivamente fine a questa ignobile forma di detenzione.

Invitiamo anche il Comune di Roma a farsi carico di quanto sta accadendo nel CPR presente sul proprio territorio, richiedendone la immediata chiusura e avviando una “Commissione di indagine conoscitiva”, sul modello di quanto fatto a Bologna nel 2006. Una Commissione permanente che veda la partecipazione dei Garanti locali e delle associazioni attive sul territorio, per verificare le condizioni di detenzione nel Centro di Ponte Galeria.