La libertà dei media nell’UE è in costante declino

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Le aggressioni fisiche, spesso da parte della polizia, e le cause legali contro i giornalisti sono in aumento, le norme sulla protezione dei dati vengono abusate per limitare la libertà di informazione, la concentrazione incontrastata della proprietà dei media minaccia il pluralismo, la sicurezza nazionale viene usata come pretesto per leggi che limitano la libertà di parola: i problemi segnalati nell’anno precedente nella maggior parte dei Paesi dell’UE rimangono irrisolti e in alcuni casi sono addirittura peggiorati nel 2022, secondo il Rapporto Liberties sulla libertà dei media 2023 pubblicato oggi. In Italia la preoccupazione maggiore è quella legata, da una parte, alle querele temerarie contro i giornalisti, che ne mettono a rischio il lavoro, soprattutto considerando che, in alcuni casi, queste cause sono state promosse da persone che ora ricoprono ruoli cardine al governo del Paese; dall’altra dalla costante politicizazzione della televisione pubblica, che mina la libertà dei giornalisti. 

Realizzato da più di 20 organizzazioni per le libertà civili di tutta l’UE, il Rapporto presenta prove e analizza i principali sviluppi della libertà e del pluralismo dei media, della sicurezza e della protezione dei giornalisti e della libertà di espressione e di informazione nel 2022, anno in cui i mercati dei media sono stati plasmati non solo da normative fondamentali come l’adozione della Legge sui servizi digitali e della Legge sui mercati digitali o la proposta di Legge europea sulla libertà dei media, ma anche dall’invasione (e dalla disinformazione) della Russia in Ucraina o dalle elezioni generali in Bulgaria, Ungheria, Italia, Slovenia o Svezia. I principali risultati del Rapporto sono:

  • Media controllati da troppo pochi. La forte e persistente concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione minaccia la diversità delle voci dei media e crea maggiori opportunità per un’informazione distorta. L’anno scorso, il secondo distributore di stampa della Polonia, acquisito da una società energetica statale nel 2020, ha rescisso i contratti di distribuzione con i media indipendenti. Nella Repubblica Ceca e in Francia le testate giornalistiche sono fortemente concentrate nelle mani di miliardari. I media del servizio pubblico sono sotto il controllo del governo in Ungheria e Polonia.
  • Il lavoro dei giornalisti è meno sicuro, le SLAPP sono in aumento. In molti Paesi è diventato sempre più difficile per i giornalisti svolgere il proprio lavoro: devono affrontare molestie, attacchi fisici e verbali, soprattutto online o durante le proteste, come riportato in Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Irlanda e Paesi Bassi. È sorprendente che la polizia sia spesso la responsabile. Il numero di cause legali abusive, le cosiddette SLAPP, è in aumento in Bulgaria, Croazia, Estonia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Spagna e Svezia. Le garanzie per proteggere i giornalisti e le loro fonti dalla sorveglianza dello Stato sono insufficienti e le donne continuano a essere pagate meno dei loro colleghi maschi e hanno maggiori probabilità di essere molestate e minacciate, soprattutto online (in Belgio, Italia, Irlanda, Spagna, Romania).
  • Limitazione della libertà d’informazione – abuso delle norme sulla protezione dei dati. La libertà d’informazione è limitata a causa dell’applicazione abusiva delle leggi sulla protezione dei dati o della lentezza nell’evadere le richieste di informazioni (Belgio, Croazia, Estonia, Germania, Italia, Irlanda, Lituania, Polonia, Spagna).

“La libertà dei media è un prerequisito delle democrazie stabili nell’UE. Il Rapporto sulla libertà dei media 2023 di Liberties rivela che nel 2022 la libertà dei media era in declino e la maggior parte dei governi ha chiaramente trascurato di risolvere i principali problemi segnalati nei loro Paesi. Tuttavia, la buona notizia è che la proposta di legge europea sulla libertà dei media ha il potenziale per rafforzare la libertà e il pluralismo dei media in tutta l’UE e affrontare le questioni identificate nel Rapporto. Inoltre, i legislatori europei devono approvare una solida direttiva anti-SLAPP per proteggere i giornalisti da cause legali fasulle. La Commissione dovrebbe avviare procedure di infrazione contro gli Stati membri inadempienti e mantenere la pressione attraverso il meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto”, ha dichiarato Jascha Galaski, advocacy officer della Civil Liberties Union for Europe.

“Le querele temerarie contro i giornalisti sono uno dei problemi principali che interessano e possono influire sulla libertà di stampa in Italia. Utilizzate spesso anche prima della pubblicazione delle inchieste, infatti, possono innescare meccanismi di autocensura, soprattutto per chi opera in media indipendenti e, di conseguenza, è più esposto anche al dover solo affrontare spese legali. In alcune pronunce recenti, la Corte costituzionale era intervenuta sul tema con dei richiami al Parlamento, anche in riferimento alla pena del carcere per i giornalisti nei casi di diffamazione a mezzo stampa. Tuttavia le forze politiche, fino ad oggi, non hanno mai dato priorità a questo tema che, invece, è fondamentale per riconoscere a pieno la libertà di stampa prevista dall’art. 21 della Costituzione. Auspichiamo perciò un intervento mirato in tempi brevi”. A dirlo è Arturo Salerni, presidente della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD).

Scarica qui il ‘Liberties Media Freedom Report 2023’ 

 

SUL REPORT

Il Rapporto sulla libertà dei media 2023 di Liberties è il secondo rapporto annuale sulla libertà dei media nell’Unione europea (UE) prodotto dalla Civli Liberties Union for Europe (Liberties) e riguarda i principali sviluppi della libertà dei media nel 2022 in diciotto Paesi: Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. Il Rapporto è stato redatto con la partecipazione dei nostri membri e delle organizzazioni partner in diciotto Paesi dell’UE. Si veda il precedente Rapporto sulla libertà dei media 2022.