Per un’autorità indipendente contro la discriminazione

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Lo scorso martedì il nostro presidente Arturo Salerni è stato audito dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. L’argomento di discussione erano tre proposte di legge che si muovono, due, sul solco della creazione di una Commissione indipendente per i diritti umani e, una, per la nascita di un’Autorità indipendente contro la discriminazione. 

Il monitoraggio, la tutela e la promozione dei diritti umani è un compito irrinunciabile per una democrazia costituzionale e liberale. La promozione e la protezione dei diritti civili, sociali, culturali, politici, economici è un dovere della comunità internazionale e di quella interna a ogni singolo Stato. I diritti umani vanno messi al centro delle politiche pubbliche. Per questo è importante in primo luogo che vi sia una cultura diffusa dei diritti umani a tutti i livelli di potere ed azione e che vi siano pratiche visibili ed efficaci in tutti i campi. 

Siamo consapevoli che l’Italia non abbia istituito una Commissione per la promozione dei diritti umani, in linea con quanto previsto dai Princìpi di Parigi adottati dalla Commissione ONU per i diritti umani del 1991. E’ anche vero, però, che in alcuni strategici settori per il vivere comune il nostro Paese, invece, ha dato vita a organismi, che per natura, origine, indipendenza effettiva, capacità di impatto è andata ben oltre i poteri, tutto sommato, formali che avrebbe potuto avere una istituenda Commissione nazionale.

Si pensi all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e al Garante nazionale per i diritti delle persone detenute e private della libertà personale. Si tratta di organismi dotati di poteri effettivi, che restituiscono un’immagine non solo estetica e formale dei diritti umani.

Paradigmaticamente si può dire che l’Istituzione del Garante nazionale delle persone detenute e private della libertà personale, avvenuta con il decreto legge 23 dicembre 2013, n. 146, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, n. 10, risponde ad alcune direttive e convenzioni che l’Italia ha ratificato nel corso degli anni: il protocollo opzionale delle Nazioni Unite per la prevenzione della tortura che prevede che lo Stato debba predisporre un meccanismo nazionale indipendente (NPM) per monitorare, con visite e accesso a documenti, i luoghi di privazione della libertà al fine di prevenire qualsiasi situazione di possibile trattamento contrario alla dignità delle persone; la direttiva europea sui rimpatri (115/2008) prevede che ogni paese, con un organismo indipendente, faccia un monitoraggio degli stessi; la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che, in quanto NPM, ha consentito al Garnate di attribuire il compito di monitorare le strutture per persone anziane o con disabilità.

Ugualmente si può dire a proposito dell’’istituzione dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza che deriva da un impegno assunto nel 1991, quando l’Italia ratificò la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Per assicurare a livello nazionale la piena attuazione e la tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti secondo le disposizioni della Convenzione, la legge n. 112 del 12 luglio 2011 ha istituito l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.

Ogniqualvolta si costruisce una machinery a protezione dei diritti umani va rivolto lo sguardo alla situazione interna a uno Stato e ai modelli di intervento selezionati. Attraverso questo sguardo non può sfuggire come questi campi abbiano trovato degli organismi in grado di coprire i bisogni di tutela dei diritti. 

Queste autorità negli anni hanno avviato proficue e costanti collaborazioni con il mondo delle associazioni, aprendosi all’ascolto e alla comunicazione. Sono diventate un punto di riferimento importante e uno strumento utile di informazioni, pareri, collaborazioni, per stakeholder e legislatori. Hanno costruito un patrimonio di sapere e pratiche che sarebbe un errore disperdere. 

Per questo durante l’audizione abbiamo sentito il dovere di esprimere il nostro sostegno alla proposta presentata dall’On. Giuseppe Brescia (Istituzione dell’Autorità garante per il contrasto delle discriminazioni A.C. 1794) che, impedendo inutili sovrapposizioni e salvaguardando gli organismi attualmente operanti, affianca ad essi una nuova Autorità indipendente che si occupa di lotta alla discriminazione.

L’IMPORTANZA DI AVERE UN’AUTORITÀ INDIPENDENTE SULLE DISCRIMINAZIONI

Come appena detto, la proposta A.C. 1794, è quella che maggiormente va incontro a quanto da noi auspicato. Crediamo che le funzioni attribuite all’Unar siano di grande importanza e, in un clima in cui i crimini d’odio sono in aumento (come ci segnalano alcuni rapporti indipendenti, es. quelli di Lunaria sul razzismo e di Arcigay sull’omofobia), che queste debbano essere in carico ad un’autorità indipendente che, oltretutto, possa allargare il suo campo di intervento oltre alle discriminazioni di carattere razziale, concentrandosi ad esempio su quelle di matrice omo-bi-transfobica. Cosa che peraltro attualmente l’Unar fa in maniera collaterale rispetto al suo mandato.

Riteniamo altresì importante che, così come accade per il Garante delle persone private della libertà personale, la nomina del collegio che comporrà l’autorità avvenga su nomina del Presidente della Repubblica, che nel suo ruolo di garanzia che la Costituzione gli assegna possa affermare con ancor più forza il principio di indipendenza dell’autorità. Da questo punto di vista la suddetta proposta A.C. 1794 ci pare che vada incontro a questa nostra sollecitazione. Condivisibili sono anche i compiti che la suddetta proposta conferisce a questa Autorità, tra gli altri: di informazione e di sensibilizzazione ai temi oggetto, di monitoraggio e di inchiesta, di assistenza in procedimenti giurisdizionali e amministrativi, il formulare raccomandazioni e pareri che riguardino anche atti legislativi rientranti nel proprio campo di intervento. 

Un ultimo passaggio crediamo vada fatto per quanto riguarda la dotazione organica di questa Autorità. Riteniamo infatti che attualmente all’Unar operino importanti professionalità che da anni si occupano dei temi dell’antidiscriminazione. Sarebbe dunque importante prevedere che, se disponibili, questi ultimi possano essere impiegati alle dipendenze dell’Autorità indipendente per non disperdere questo patrimonio professionale.