Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: quando la condanna non basta

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L’importanza dell’esecuzione delle sentenze della Corte EDU

Ottenere una sentenza di condanna di uno Stato da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo può essere un grande traguardo. Tuttavia, in molti casi, la sentenza rappresenta solo l’inizio di un percorso ben più lungo. Perché se gli Stati tendono a provvedere senza ritardi eccessivi all’esecuzione delle misure individuali (solitamente pagando una somma di denaro riconosciuta al ricorrente a titolo di equa soddisfazione), non sempre può dirsi lo stesso rispetto alle misure generali indicate dalla Corte.

Le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo possono apportare un contributo significativo alla protezione dei diritti umani in un determinato Stato, ma per raggiungere questo obiettivo è necessario che siano eseguite correttamente. A carico degli Stati che abbiano commesso una violazione accertata dalla Corte sussiste infatti l’obbligo di adottare misure volte al superamento della stessa.

Il ruolo del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa

Se è vero che gli Stati sono liberi di scegliere le misure più idonee per eseguire le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’adozione di queste misure non è però svincolata da un controllo esterno. La supervisione dell’esecuzione è infatti affidata al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, un organo diplomatico composto dai rappresentanti di tutti i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa. Esso è chiamato a verificare che lo Stato condannato abbia rimosso gli effetti della violazione sul ricorrente e abbia adottato misure idonee a evitare che vengano ripetute violazioni analoghe.

Al Comitato dei Ministri viene dunque affidata la supervisione dello stato di attuazione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: in quest’ottica, questo organo instaura una collaborazione con lo Stato destinatario delle sentenze, al quale può richiedere informazioni circa le misure e i tempi previsti per la loro esecuzione. Qualora lo Stato risulti gravemente inadempiente il Comitato dei Ministri può decidere, in casi estremi, di sospenderlo dalla rappresentanza nel Consiglio d’Europa o di invitarlo a ritirarsi.

Nel nostro paese l’organo che si occupa di collaborare con il Comitato per garantire l’esecuzione delle sentenze della Corte è l’Ufficio contenzioso, per la consulenza giuridica e per i rapporti con la Corte europea dei diritti dell’uomo, che ogni anno presenta al Parlamento una Relazione annuale sullo stato di esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo nei confronti dell’Italia.

Il processo di esecuzione delle sentenze della Corte

Quando la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna uno Stato, quest’ultimo deve innanzitutto inviare al Comitato dei Ministri un Piano di Azione (Action Plan) nel quale spiega che misure intende adottare affinché la violazione per cui è stato condannato non si ripeta. Quando ritiene di aver fatto tutto il possibile per raggiungere questo scopo, lo Stato deve poi inviare al Comitato un Report d’Azione (Action Report).

Dal 2011 il Comitato dei Ministri ha introdotto un sistema di supervisione dell’esecuzione delle sentenze “a doppio binario” volto ad aumentare l’efficienza e la trasparenza del procedimento. Questo sistema prevede una differenziazione tra i casi sottoposti a supervisione “standard” e quelli sottoposti a supervisione “rafforzata”.

Per i casi sotto supervisione rafforzata, il Comitato dei Ministri svolge un ruolo attivo nel monitoraggio dell’esecuzione, in particolare attraverso la revisione dei casi in occasione dei Committee of Ministers’ Human Rights Meetings. Per i casi sotto supervisione standard, invece, la funzione di supervisione è in gran parte svolta dal Dipartimento per l’esecuzione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. In questi casi il Comitato dei Ministri si limita a valutare i Piani di Azione e i Report d’Azione presentati dagli Stati e a verificare l’adeguatezza delle misure che gli Stati hanno adottato o adotteranno per eseguire le sentenze.

I casi che vengono supervisionati seguendo la procedura rafforzata sono i seguenti:

  • Casi che richiedono misure individuali urgenti;
  • Casi pilota;
  • Casi che riguardano gravi problemi strutturali e/o complessi identificati dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e/o dal Comitato dei Ministri;
  • Casi interstatali.

Le Rule 9 submissions

Gli Stati non sono gli unici soggetti a poter informare il Comitato sugli sviluppi dell’esecuzione delle sentenze. Anche le vittime, le ONG, le National Human Rights Institutions e gli organismi internazionali possono avere voce in capitolo. Questi soggetti possono infatti inviare al Comitato delle comunicazioni scritte in cui forniscono informazioni, dati e raccomandazioni relative al problema che ha portato alla condanna del paese. Questa possibilità di intervento è prevista dalla regola 9.2 delle Regole di procedura del Comitato dei Ministri e per questo le comunicazioni redatte da ONG e altri attori sono dette “Rule 9 submissions”.

Con l’obiettivo di evitare la chiusura della supervisione dell’esecuzione di alcuni importanti casi, CILD ha dunque iniziato un lavoro di monitoraggio delle sentenze della Corte e ha finora inviato al Comitato dei Ministri delle comunicazioni relativamente ai seguenti casi:

Lo European Implementation Network e il suo lavoro di monitoraggio

Il monitoraggio dell’esecuzione delle sentenze condotto da CILD non sarebbe possibile senza il supporto dell’European Implementation Network (EIN), di cui la nostra Coalizione fa parte. EIN lavora con ONG e altri stakeholder in tutta Europa per far sì che le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contribuiscano in maniera effettiva alla protezione dei diritti fondamentali.

EIN fornisce un supporto fondamentale ai propri membri segnalando i casi che il Comitato dei Ministri sta supervisionando e assistendo le ONG nella redazione delle comunicazioni da indirizzare a questo organo, anche tramite risorse quali l’Handbook sull’esecuzione delle sentenze della Corte EDU e la Guida sulle Rule 9 submissions.

A febbraio EIN ha inoltre pubblicato una nuova serie di informazioni che mirano a mostrare il livello di compliance dei vari Stati nell’esecuzione delle sentenze della Corte. Per quanto riguarda l’Italia, grazie alla mappa interattiva realizzata da questa organizzazione sappiamo che al momento il nostro paese non ha ancora eseguito il 55% dei leading cases degli ultimi 10 anni. È quindi fondamentale che quanti più stakeholders possibili si attivino per far sì che l’Italia esegua in maniera efficace le sentenze della Corte EDU, evitando che altri soggetti siano vittime delle violazioni per cui il nostro Paese è già stato condannato.