30 luglio: Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani
Oggi, 30 luglio, si celebra la Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013 al fine di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime di tratta e promuovere la difesa dei loro diritti. Nonostante le misure adottate a livello internazionale, regionale e nazionale, la tratta di esseri umani rimane oggi una delle gravi sfide che la comunità internazionale si trova a dover affrontare.
Che cos’è la tratta?
Per tratta di esseri umani si intende il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’ospitare o accogliere persone con la minaccia di ricorrere alla forza, o con l’uso effettivo della forza o di altre forme di coercizione, mediante il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di autorità o di situazioni di vulnerabilità, o con l’offerta o l’accettazione di pagamenti o di vantaggi al fine di ottenere il consenso di una persona avente autorità su di un’altra ai fini dello sfruttamento. Le tipologie di sfruttamento che rilevano ai fini della tratta comprendono lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro forzato o prestazioni forzate, schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento e il prelievo di organi. È questa la definizione di tratta inclusa nel Protocollo per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, in particolare di donne e bambini (noto come Protocollo di Palermo), che integra la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale.
Il reato di tratta (trafficking) non deve essere confuso con quello traffico (smuggling), sebbene i due fenomeni siano spesso connessi. Mentre il traffico consiste nella facilitazione dell’ingresso illegale di una persona in uno Stato di cui essa non è cittadina o residente a scopo di lucro o altro vantaggio materiale, la tratta comporta una qualche forma di coercizione fisica o psicologica finalizzata allo sfruttamento della vittima.
La lotta alla tratta di esseri umani è stata oggetto di una serie di strumenti a livello regionale e nazionale. A livello regionale, nel 2005 è stata adottata la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani, il cui valore aggiunto consiste nell’attenzione rivolta alla protezione delle vittime e nella creazione di un meccanismo di controllo indipendente (Group of Experts on Action against Trafficking in Human Beings, GRETA) che garantisca il rispetto delle norme contenute nella Convenzione.
Anche l’Unione Europea è intervenuta per contrastare il fenomeno attraverso la Direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, mentre a livello nazionale il reato di tratta è disciplinato dall’art. 601 del Codice penale, che stabilisce per i colpevoli una pena detentiva da 8 a 20 anni.
Un fenomeno in crescita
La tratta è un fenomeno in preoccupante crescita, alimentato dal costante incremento della domanda e dell’aggravarsi delle situazioni di instabilità nei Paesi di provenienza e di transito delle vittime. Povertà, disoccupazione, conflitti regionali e discriminazioni etniche sono solo alcune delle ragioni che spingono queste persone a lasciare i Paesi d’origine diventando facili prede delle organizzazioni criminali coinvolte nella tratta di esseri umani.
Quella della tratta è una realtà tristemente diffusa anche in Italia, Paese di destinazione di numerose vittime. I dati ufficiali parlano di circa 1000 vittime di tratta assistite ogni anno dalle autorità italiane, ma c’è un significativo divario queste cifre e la reale portata del fenomeno. Le difficoltà nell’individuazione e identificazione delle vittime della tratta e i problemi legati alla raccolta dei dati, nonché l’insufficiente attenzione alla tratta per scopi diversi dallo sfruttamento sessuale e alla tratta interna impediscono di avere una percezione della tratta in Italia fedele alla realtà.
Lo sfruttamento delle vittime e il ruolo dei settori economici
Le vittime, nella stragrande maggioranza dei casi, sono donne e ragazze oggetto di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, ma anche lo sfruttamento lavorativo rappresenta un ambito proficuo per le organizzazioni responsabili di tratta.
Ci siamo occupati di questo tipo di sfruttamento nell’ambito del progetto internazionale Anti-trafficking stakeholders and economic sectors networking, cooperation to combat the business of human trafficking chain (NET COMBAT THB CHAIN). Insieme ai coordinatori dell’Associatia Pro Refugiu (Romania) e alle organizzazioni partner della Bulgaria, Grecia e Germania abbiamo redatto un report che analizza il fenomeno della tratta di esseri umani e il coinvolgimento dei settori economici che, più o meno consapevolmente, ne favoriscono la diffusione facendo uso di servizi o beni prodotti dalle vittime.
Perché se è vero che gli Stati hanno la responsabilità primaria di prevenire e punire i responsabili di tratta, anche i privati possono contribuire all’eradicazione di questo fenomeno. Specialmente coloro che – come i rappresentanti dei settori economici – possono vedere un’opportunità nella forza lavoro a basso costo offerta dalle vittime di tratta o, al contrario, non essere consapevoli di contribuire alla commissione di un reato servendosi dei servizi lavorativi delle vittime.
Il report include una serie di raccomandazioni rivolte agli stati membri dell’Unione Europea, tra cui l’invito a fare gli sforzi necessari per individuare e porre fine al coinvolgimento o alla complicità (anche indiretta) dei settori pubblico e privato nella tratta di esseri umani, adottando misure che aiutino chi opera nelle aree interessate dal fenomeno a riconoscere i casi a rischio e denunciarli alle autorità competenti.
Gli stati devono incoraggiare il dialogo e la collaborazione con le parti interessate per unire i rappresentanti del settore economico, le ong e gli esperti della materia in azioni congiunte di contrasto alla tratta di esseri umani e di supporto ai lavoratori e ai loro diritti, compresi quelli fondamentali del lavoro. Le società che operano sui mercati nazionali e internazionali devono essere consapevoli degli effetti negativi della tratta di esseri umani, e impegnarsi a garantire che i loro proventi non derivino dallo sfruttamento delle persone.
Per saperne di più:
- Report “La tratta di esseri umani e i settori economici e commerciali potenzialmente coinvolti nella domanda e nell’offerta di prodotti e servizi derivanti dallo sfruttamento delle vittime”
- Progetto Anti-trafficking stakeholders and economic sectors networking, cooperation to combat the business of human trafficking chain (NET COMBAT THB CHAIN)
- Sito ufficiale del progetto NET COMBAT THB CHAIN