Welcoming Europe: 65.000 firme per l’Europa che accoglie

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“Siamo noi l’Europa che accoglie”. Questo è il titolo scelto per l’evento di chiusura dell’Iniziativa dei Cittadini Europei Welcoming Europe, lanciata in Italia ad Aprile 2018.

L’iniziativa è stata promossa da una coalizione di decine di organizzazioni della società civile. Insieme a noi a sostenerla c’erano infatti Radicali Italiani, ASGI, Legambiente, ARCI, Oxfam, Federazione delle Chiese Evangeliste, e tanti altri ancora.

Durante l’incontro si è tracciato un bilancio della campagna di raccolta firme e, con il contributo di esperti e le testimonianze di operatori umanitari – tra cui Sean Binder, attivista di una ONG impegnata a Lesbo e detenuta per oltre 100 giorni con l’accusa di promuovere la tratta di esseri umani – si è fatto il punto sugli obiettivi dell’iniziativa.

In Italia la campagna Welcoming Europe ha raccolto più di 65.000 firme. Non c’è dubbio che si tratta di un risultato estremamente positivo per il nostro Paese, che ha superato abbondantemente l’obiettivo iniziale che ci si era prefissati. Segno di una grande sensibilità nel paese verso i temi dell’accoglienza e dell’integrazione, ma anche di una unità di intenti delle tante realtà associative e della società civile che, nazionali e locali, da Nord a Sud, si sono mobilitate per questo risultato.

Sensibilità e lavoro comune che erano già emersi durante la campagna Ero Straniero, che mirava a vincere la sfida dell’immigrazione, puntando su accoglienza, lavoro e inclusione, e a superare la legge Bossi-Fini, garantendo diritti a chi non ne ha. In soli sei mesi, nel 2017, vennero raccolte 70.000 firme, anche in questo caso molte di più di quante non ne fossero necessarie per presentare la proposta di legge in Parlamento.

 

I tre temi al centro della campagna

Gli obiettivi a cui mirava Welcoming Europe erano tre: la decriminalizzazione degli atti di solidarietà, la creazione di corridoi umanitari per i rifugiati, mettere centro l’attenzione sulle vittime di abusi alle frontiere.

Tre temi affrontati anche durante l’incontro del 20 febbraio. A parlare di criminalizzazione degli atti di solidarietà c’era in particolare Sean Binder, un volontario che insieme ad altri si è impegnato a Lesbo nel fornire assistenza medica e psicologica, cibo e beni di prima necessità ai migranti che arrivavano sull’isola. Proprio per questa sua attività è stato arrestato trascorrendo 106 giorni in carcere. Tra i crimini di cui è stato accusato: assistere stranieri sul territorio greco, traffico di esseri umani e spionaggio. Il suo è solo uno dei tanti casi a cui si è assistito in questi anni di attacco ad ONG o semplici cittadini, colpevoli di aiutare persone in difficoltà.

Sulla creazione di corridoi umanitari per i rifugiati, anche attraverso il sistema della sponsorship privata come via d’accesso legale e sicura, si è potuto raccontare dei risultati positivi che il rendere effettivo questo principio ha ottenuto. Attraverso questi canali d’accesso oltre 2.000 persone hanno potuto raggiungere l’Europa in sicurezza, a scapito anche del business del traffico di esseri umani.

Infine ci si è concentrati sulla necessità di sostenere i migranti che hanno subito detenzioni, violenze, torture, abusi sessuali, lottando al contempo contro le discriminazioni e la percezione degli stessi migranti come un pericolo per la sicurezza dei paesi.

Per farlo continuerà il lavoro comune sui temi fondamentali che Welcoming Europe aveva al centro. Lo si farà a livello nazionale, ma anche rafforzando la rete europea che si è mossa attorno a questa campagna con l’obiettivo di offrire al prossimo Parlamento europeo, che sarà eletto a maggio, le analisi e le proposte su cui sono state raccolte le firme, affinché dall’Europa arrivi un cambiamento importante sul tema delle politiche migratorie e dell’accoglienza.

Continuerà anche il lavoro affinché la proposta di legge “Ero Straniero” venga presto calendarizzata e discussa dal Parlamento italiano.