Regeni, restiamo contrari al ritorno dell’ambasciatore in Egitto
Le parole pronunciate ieri dal ministro degli Esteri Alfano durante l’audizione in parlamento non contengono alcuna novità significativa, relativamente al caso di Giulio Regeni, tale da giustificare il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo.
Alfano ha sottolineato ancora una volta quanto detto alla vigilia di ferragosto, quando il governo aveva annunciato il nuovo invio dell’ambasciatore, sul fatto che la presenza dell’ambasciatore garantirà una azione più incisiva di pressione sulle autorità giudiziarie egiziane affinché collaborino con quelle italiane. Se così fosse lo stesso governo dovrebbe fare un mea culpa per averlo ritirato quasi un anno e mezzo fa.
La verità è che il rapporto con l’Egitto andava ripristinato per questioni di rapporti economici e commerciali, che lo stesso ministro degli Esteri ha ribadito, durante l’audizione, non essersi mai fermati condotti dai funzionari dell’ambasciata. Inoltre perché l’Egitto è importante anche per quanto riguarda il contenimento dei flussi migratori e gli accordi con la Libia in tal senso. Dinanzi a questi due elementi il rispetto dei diritti umani e la richiesta di verità per Giulio Regeni possono anche aspettare.
Da parte nostra continueremo ad essere al fianco della famiglia di Giulio ed esercitare tutte le pressioni possibili sulle autorità italiane monitorando con attenzione l’evoluzione delle indagini, parte integrante del mandato dell’ambasciatore.