Difendere i diritti umani non è un crimine: lettera delle Ong alla Turchia

Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on LinkedInEmail to someone
Print Friendly
Alcuni difensori dei diritti umani turchi sono stati messi in custodia e accusati di cospirazione per aver preso parte a un incontro sulla sicurezza digitale. In risposta a questa operazione repressiva, molte Ong dell’area OSCE – tra cui CILD – hanno firmato una dichiarazione contro le autorità turche, sottolineando come partecipare a incontri sui diritti umani non abbia niente a che vedere col terrorismo.

Alcuni giorni fa dieci attivisti, dei quali otto turchi e due stranieri, uno svedese e un tedesco, sono stati fermati a Büyükada, in Turchia, per aver partecipato ad un incontro di formazione con i due consulenti stranieri sulla sicurezza digitale e il management delle informazioni. Appartengono a diverse associazioni per la tutela dei diritti umani, quali Helsinki Citizens’ Assembly, Women’s Coalition, Amnesty International Turkey, Human Rights Agenda Association, Rights Initiative, Equal Rights Watch Association.

Contro di loro viene mossa un’accusa piuttosto seria: la misura cautelare che è stata applicata nei loro confronti – e durerà per almeno 7 giorni – è stata attribuita alla necessità di investigare su di una presunta appartenenza a un’associazione armata. Di fatto dunque, questi attivisti sono accusati di terrorismo.


La lettera delle Ong europee dell’area OSCE

Molte organizzazioni per i diritti umani dell’area OSCE hanno risposto firmando una dichiarazione congiunta contro la misura applicata dalle autorità turche. 

Tra queste vi è anche CILD – che a livello nazionale è anche parte di In Difesa Di, una rete italiana di oltre 30 associazioni con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza sul lavoro dei difensori dei diritti umani e agire per la loro tutela. Uno degli obiettivi di CILD e delle reti di cui fa parte è mettere al centro dell’agenda politica internazionale il tema della difesa degli attivisti, soprattutto in vista della presidenza italiana dell’OSCE nel 2018.

La dichiarazione presentata dalle ONG richiede il rilascio immediato degli attivisti, ingiustamente arrestati durante una riunione assolutamente pacifica. Trattare un semplice incontro e scambio di pratiche tra alcune organizzazioni su temi condivisi come una cospirazione dimostra chiaramente l’atteggiamento che le autorità turche hanno assunto recentemente nei confronti di quanti sono impegnati nella difesa dei diritti umani.

L’attacco della Turchia ai difensori dei diritti umani

In Turchia i difensori dei diritti umani subiscono una dura repressione, aggravatasi dopo il fallito “colpo di stato” dello scorso anno. Attivisti, giornalisti, avvocati e politici vengono presi di mira – e sono sempre più spesso detenuti – per via del loro impegno in direzione opposta a quella intrapresa dal governo, che si sta dimostrando sempre più repressivo e autoritario.

 

Foto di copertina: matthrono (CC BY-NC-ND 2.0).