Elezioni francesi. Quali le proposte di Macron sui diritti umani?

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A poche ore dal ballottaggio Macron-Le Pen per l’Eliseo, il primo è ancora il favorito nei sondaggi con il 60% delle intenzioni di voto.

L’ex banchiere, già Ministro dell’Economia, dell’Industria e del Digitale di François Hollande, ha lasciato Bercy, la sede del ministero, nell’agosto 2016 al momento di formare il suo movimento politico En Marche!, che lo stesso Macron definisce come una sorta di “transpartito”. Europeista convinto, si oppone violentemente a Marine Le Pen soprattutto sulle questione della mondializzazione e dell’Europa. Mercoledì sera durante il dibattito presidenziale la Le Pen lo ha accusato di non essere il “candidato del potere d’acquisto ma dei poteri di acquistare la Francia”.

Considerato il candidato della finanza e dell’ultraliberismo da una parte della sinistra e degli Insoumis di Jean-Luc Mélenchon, Macron attira a sé critiche anche nel campo della destra, in particolare da François Fillon, anche se da questo lato ha il sostegno di altri Républicains.

Tuttavia qui non è delle sue proposte economiche che vogliamo parlare, ma di quanto Macron propone sul terreno dei diritti umani e del loro rispetto nel cosiddetto pays des droits de l’Homme.

Se Marine Le Pen è la faccia del nazionalismo duro (o del patriottismo contro il mondialismo come dice lei), incarnando in sé la parte più razzista e oltranzista della Francia, con proposte pericolose su diversi terreni per quanto riguarda i diritti fondamentali, dalla politica sull’immigrazione (tema sul quale ha parole molto dure) a quella sulla libertà di espressione, dalle droghe alla libertà religiosa, su questi – e altri terreni – cosa ne pensa il suo sfidante?
Vediamolo punto per punto.

Controllo delle strade a Strasburgo - Credit: Wikimedia Commons
Controllo delle strade a Strasburgo – Credit: Wikimedia Commons

Terrorismo e stato d’emergenza

Previsto da una legge del 1955, varata durante la Guerra d’Algeria, lo stato d’emergenza è stato applicato dal Presidente Hollande e approvato dal Parlamento dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre 2015 a Parigi. Rinnovato da allora fino a oggi è stato criticato da più parti per i rischi di violazione dei diritti umani che produce, anche a fronte della discutibile efficacia dimostrata fino ad oggi nel prevenire ulteriori attacchi.
Proprio lo stato d’emergenza è stato dibattuto violentemente mercoledì scorso nell’unico dibattito televisivo tra primo turno e ballottaggio. Macron ha sottolineato come questo provvedimento sia “legittimo” e ha sottolineato come sarà comunque revocato “quando le circostanze lo permetteranno”. Quindi c’è da aspettarsi un continuo rinnovo a tempo indeterminato.

Sulla questione della lotta contro il terrorismo il giovane candidato all’Eliseo vuole rafforzare i controlli alle frontiere esterne dell’Unione e creare una sezione speciale della DGSE (Direzione Nazionale della Sicurezza Estera), un servizio di informazione specifico per la lotta anti-Daesh, controllata dal Capo di Stato – ovvero da se stesso se domenica dovesse vincere le elezioni. Un terreno su cui si distingue dalla Le Pen che invece vuole espellere dal territorio tutte le persone sospettate di essere una minaccia per lo Stato, che siano in possesso di una doppia cittadinanza o stranieri, e chiudere le frontiere nazionali.
Un’altra differenza sensibile tra i due sta nel tema della radicalizzazione e deradicalizzazione. Mentre la Le Pen affronta anche questo argomento invocando la solita ricetta delle espulsioni, Macron vorrebbe creare centri speciali per i jihadisti tornati in Francia, come ha affermato in un recente dibattito televisivo.

Questione religiosa e laicità dello Stato

Acceso difensore della Legge di 1905 sulla separazione tra Stato e confessioni religiose, Macron sviluppa una concezione più tradizionale della laicità.
Difende la neutralità dello Stato, come unico valore che possa permettere la libertà religiosa. Di conseguenza, nelle sue proposte ufficiali, si pronuncia a favore di una “ragionevole libertà di espressione religiosa nello spazio pubblico”. Inoltre, promuove dei servizi pubblici realmente neutri attraverso una formazione specifica dei funzionari alla laicità, nonché l’insegnamento di questo principio nelle scuole.

Il tema della religione è legato anche a quello del terrorismo e della violenza. Su questo terreno Macron vuole intervenire sulle leggi esistenti che permettono la chiusura di luoghi di culto e lo scioglimento di associazioni che facciano propaganda violenta o terroristica, attraverso il reato di “Attacco alla Repubblica”. Una posizione che non ha convinto alcune ONG tra cui Amnesty International, secondo cui la formula “Attacco alla Repubblica” è troppo vaga per giustificare lo smantellamento di un’associazione e la chiusura di un luogo; inoltre un’azione del genere potrebbe violare il diritto internazionale.

La "giungla" di Calais - Foto di malachybrowne (CC BY 2.0) - Flickr
La “giungla” di Calais – Foto di malachybrowne (CC BY 2.0) – Flickr

Immigrazione e diritto d’asilo

Sul suo sito Emmanuel Macron snocciola alcuni dati relativi al sistema di accoglienza francese. Ogni anno il Paese accoglie 210.000 migranti. Di questi meno di 12.000 arrivano in Francia per ricongiungimento familiare, mentre 30.000 sono i rifugiati politici provenienti dal Medio Oriente (solo di questi la Germania ne accoglie 400.000).
Per Macron accogliere i rifugiati è “un dovere per la Francia” e l’integrazione di queste persone è una priorità. Si dice perciò contrario alla distruzione di baraccopoli come quella di Calais che, senza una soluzione alternativa, sarebbero un “metodo ipocrita, costoso e inefficace” di affrontare il problema. Vuole favorire l’integrazione attraverso corsi di lingua francese fino a un livello B1, elemento che potrebbe diventare una condizione per accedere alla nazionalità.

Nelle sue proposte sull’immigrazione c’è anche quella relativa alla riduzione del tempo di esame per le domande d’asilo – un anno, al momento – che Macron vorrebbe portare a massimo sei mesi, e della delocalizzazione territoriale dei tribunali incaricati di queste pratiche (attualmente esiste solo a Parigi).
Una proposta sulla quale Amnesty International risponde nel merito, ricordando come, se da un lato una riduzione dei tempi nell’esame delle domande sia un fatto positivo – consci della sofferenza che si cela dietro l’attesa per i migranti – il rischio è che senza un incremento nelle risorse umane e materiali l’analisi della domanda possa diventare parziale e frettolosa e migliaia di persone potrebbero così non essere protette dalla Francia, nonostante il rischio di persecuzione se tornassero nei loro paesi.
Nessun riferimento fa poi Macron ai rifugiati più vulnerabili come i minori o le vittime di tortura.

La giustizia

Sulle questiona giudiziaria Macron ha una linea dura, benché Le Monde la definisca semplicistica. Tra altre cose si pronuncia a favore di una “esecuzione sistematica delle sentenze penali” anche per reati con pene minori. Tuttavia contraddice se stesso quando afferma che non sempre il carcere è la soluzione più efficace, annunciando l’intenzione di voler creare un’agenzia per le misure alternative alla carcerazione che incoraggi lo sviluppo di servizi comunitari.
Sul piano carcerario Macron non parla poi di possibile riduzione del numero di detenuti ma, al contrario, annuncia di voler aumentare di 15.000 unità il numero di posti disponibili.

Inoltre ha affermato come si debba aumentare la cooperazione giudiziaria a livello europeo, significativamente per affrontare il rischio portato dal terrorismo.

Diritti LGBTI

Per Macron la lotta contro le discriminazione e contro l’omofobia dovrebbe essere una priorità nazionale. Per questo – e nonostante le parole controverse pronunciate sul Manif Pour Tous (gruppo anti matrimonio gay) che sarebbe stato “umiliato” dall’approvazione della legge che concede il matrimonio alle coppie dello stesso sesso – Emmanuel Macron si dice a favore di questa legge che non avrebbe intenzione di modificare.
Nelle sue proposte ufficiale riconosce tutti tipi di famiglia: coppie sposate o pacsés (unione civile), concubini, genitori uniti o separati, famiglie monoparentale, ecc.. Nello stesso modo riconosce la procreazione naturale, l’adozione o la riproduzione assistita come uguali in diritti e dignità. Vuole concedere il ricorso alla riproduzione assistita, riservata al momento solo alle coppie eterosessuali, anche alle donne sole o alle coppie di donne (ma non alle coppie di uomini).
Nonostante sia fermamente contro la maternità surrogata per ragioni legate alla “dignità del corpo della donna”, si pronuncia a favore del riconoscimento della cittadinanza francese ai bambini nati all’estero seguendo questa pratica se almeno uno dei genitori è francese.
Le sue proposte non si occupano invece della questione dei transgender e della transfobia.

Privacy e sorveglianza

In Francia le leggi di intelligence del luglio 2015 e il monitoraggio delle comunicazioni elettroniche internazionali, approvato nel novembre 2015, hanno legalizzato le pratiche di sorveglianza indiscriminata senza controllo giudiziario reale o rimedio efficace.
Macron ha dichiarato di voler garantire la tutela dei dati personali, rinegoziando il Privacy Shield con gli Stati Uniti e mettendo in piedi un’agenzia europea per la fiducia digitale.
Tuttavia non fa riferimento alle leggi interne del suo paese e sulla sorveglianza di massa a cui sono potenzialmente soggetti i cittadini.