Esportazione di tecnologie di sorveglianza, la nostra lettera al MISE
Nel gennaio 2017 con Privacy International (PI) e Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights avevamo scritto al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) chiedendo chiarimenti e azioni dopo la notizia che un’azienda italiana, Area SpA, sarebbe stata autorizzata a vendere tecnologia di sorveglianza delle comunicazioni in rete alla Technical Research Department (TRD), agenzia di intelligence egiziana dall’operato oscuro (qui la lettera integrale).
Con un comunicato stampa il MISE aveva affermato che l’autorizzazione all’esportazione era stata sospesa e sarebbe stata revocata al prossimo incontro del Comitato consultivo.
Abbiamo accolto favorevolmente la decisione ma oggi ci troviamo a evidenziare ulteriori cause di preoccupazione sulle esportazioni che mettono a rischio i diritti umani nel mondo: un documentario dal titolo Spy Merchants, andato in onda ieri su Al-Jazeera, mostra – basandosi su indagini sotto copertura – una serie di esponenti di aziende di sorveglianza italiane e internazionali disponibili a esportare apparecchiature di sorveglianza in paesi autoritari che violano regolarmente i diritti umani della popolazione, tra cui Iran e Sud Sudan.
Oggi, sempre con Privacy International e Hermes Center, scriviamo quindi nuovamente al Ministero, chiedendo con urgenza la pubblicazione di informazioni dettagliate sulle esportazioni di queste tecnologie di sorveglianza, e ulteriori chiarimenti su quali licenze siano state stati approvate e rifiutate.
La trasparenza su questo tema è essenziale affinché il Parlamento italiano possa vigilare sul sistema di licenze di esportazione, e il pubblico possa tenere in giusta considerazione le decisioni del governo in merito, nonché come mezzo per fornire informazioni sul settore sicurezza e difesa.
Chiediamo quindi al MISE di rendere tali dati disponibili al pubblico.
La necessità di prendere misure su queste esportazioni rispetto alla tutela dei diritti umani è stata recentemente ricordata dal Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Durante la revisione degli obblighi dell’Italia secondo la Convenzione Internazionale per i Diritti Civili e Politici del mese scorso, il Comitato ha espresso le proprie preoccupazioni circa ”le accuse che aziende con sede nello Stato esaminato abbiano fornito strumentazione di sorveglianza online a governi stranieri che hanno commesso gravi violazioni di diritti umani” e raccomandando che le autorità italiane “prendano provvedimenti per garantire che tutte le compagnie nella loro giurisdizione, in particolare quelle produttrici di tecnologia, rispettino gli standard sui diritti umani nelle loro attività all’estero” (qui il documento).
Garantire la trasparenza sulle esportazioni quelle società è dunque il primo punto di partenza e chiediamo che il Ministero dello Sviluppo Economico agisca con decisione in questo senso.
Vi terremo aggiornati con eventuali sviluppi.
Foto copertina: Privacy International