[AGGIORNATO] Sorveglianza in Egitto, la nostra lettera al MISE

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[Aggiornamento di lunedì 23 gennaio alle 19: il MISE ha risposto alla nostra lettera impegnandosi a sospendere la licenza di Area SpA – qui i dettagli]

Con una lettera indirizzata al Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, oggi CILD, Privacy International (PI) e Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights chiedono chiarimenti e azioni dopo la notizia che un’azienda italiana, Area SpA, sarebbe stata autorizzata a vendere tecnologia di sorveglianza delle comunicazioni in rete alla Technical Research Department (TRD), agenzia di intelligence egiziana dall’operato oscuro.

La nostra lettera fa seguito alla pubblicazione, il mese scorso, di un rapporto di Privacy International sull’ambizioso progetto del governo siriano di sorvegliare l’infrastruttura delle comunicazioni del Paese, grazie all’aiuto di varie aziende europee, inclusa l’italiana Area. L’azienda vende numerosi prodotti di sorveglianza usati per monitorare le telecomunicazioni e il traffico Internet. Il mese scorso i suoi uffici sono stati perquisiti dalla polizia italiana, proprio in relazione agli affari dell’azienda con la Siria.

Questo tipo di tecnologia permetterebbe di raccogliere, conservare e analizzare informazioni su un grande numero di persone, spesso senza nessuna distinzione tra chi sia effettivamente sospettato di un reato e chi non lo è. Nel 2016 Privacy International ha pubblicato un rapporto sulla TRD, evidenziando la relazione tra l’acquisto di queste tecnologie e una sistematica repressione politica di attivisti e giornalisti in Egitto.

Il 10 marzo 2016 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede “la sospensione di ogni forma di cooperazione sulla sicurezza con le autorità egiziane”, in considerazione della recente arretramento sui diritti, con casi di tortura, morte in custodia di polizia e sparizioni forzate nel Paese. Nel 2013 il Consiglio dell’Unione Europea aveva stabilito la sospensione delle esportazioni verso l’Egitto di qualunque attrezzatura potesse essere usata per la repressione interna.

Hugh D'Andrade, Electronic Frontier Foundation [Fonte: Wikimedia Commons]
Hugh D’Andrade, Electronic Frontier Foundation [Fonte: Wikimedia Commons]

Già nel 2015 avevamo scritto al MISE  con Privacy International e il capitolo italiano di Transparency International dopo che la sicurezza di un’altra azienda italiana, Hacking Team, era stata violata: in quella circostanza si era scoperto che tra i clienti c’erano anche numerosi paesi controllati da governi autoritari e caratterizzati da gravissimi abusi in tema di diritti. Già allora furono chiesti chiarimenti sulla regolamentazione dell’esportazione dei prodotti venduti da Hacking Team e se l’aspetto della tutela dei diritti fosse stato tenuto in considerazione.

Poiché le regolamentazioni internazionali dell’Accordo di Wassenaar sono entrate in vigore in Italia nel gennaio 2015, il MISE è tenuto a implementarle, ma aveva invece concesso una più ampia licenza ad Hacking Team, limitandosi a richiedere requisiti generali.

Questi strumenti sono usati dai governi autoritari per violare il diritto alla privacy e pongono una seria minaccia ai diritti umani dei cittadini. Con Privacy International e Hermes chiediamo al Ministro Calenda se siano stati fatti i necessari accertamenti prima della concessione della licenza di esportazione di queste tecnologie, e se si terrà conto dei numerosi rapporti sulle sistematiche violazioni di diritti umani in Egitto.

L’omicidio di Giulio Regeni, ha drammaticamente portato i riflettori italiani sull’Egitto: tra pochi giorni chiederemo, con tutta la società civile italiana, verità e giustizia per lui e per tutte le vittime di sparizioni forzate e tortura in Egitto.

Il prossimo 25 gennaio prenderemo parte a una mobilitazione nazionale organizzata da Amnesty International che si svolgerà a Roma, a un anno dalla scomparsa di Giulio Regeni.
Anche per questo facciamo sentire la nostra voce per avere chiarezza sulla vicenda.

La lettera al Ministro Calenda in italiano
La lettera al Ministro Calenda in inglese

Foto copertina: rmuser (CC-BY-2.0)