ONU: rapporto ombra su hacking e minacce alla privacy

Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on LinkedInEmail to someone
Print Friendly

Dal 6 al 10 marzo il Comitato Diritti Umani delle Nazioni Unite esaminerà a Ginevra  la conformità dell’Italia al Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), un trattato internazionale che include impegni per i paesi firmatari sulla garanzia dei diritti fondamentali, tra cui quello alla privacy.

CILD e l’ONG inglese Privacy International hanno inviato al Comitato una relazione congiunta che analizza nel dettaglio una serie di elementi preoccupanti relativi alla tutela della privacy in Italia.

Hacking, privacy, esportazioni: i punti critici della relazione

  • Le attività di intercettazione attraverso captatori informatici da parte delle forze dell’ordine e delle agenzie di intelligence sono state ritenute conformi alla Costituzione e compatibili con il rispetto dei diritti umani dalla sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione nel luglio 2016.
  • L’Italia continua a condividere informazioni di intelligence senza alcun processo di autorizzazione o effettiva supervisione, e senza alcuna trasparenza. Secondo alcuni rapporti, tra i paesi beneficiari di questi dati ci sarebbero governi noti per violazioni dei diritti umani, quali Siria e Nigeria.
  • La politica indiscriminata dell’Italia sulla data retention viola sia l’Articolo 17 del Patto che la recente sentenza Watson della Corte di Giustizia Europea. Un recente decreto anti-terrorismo obbliga le aziende italiane a conservare i dati personali oltre il periodo standard indicato dal parlamento.
  • L’operato di aziende italiane che producono software di sorveglianza come Hacking Team e Area SpA mostra che la regolamentazione del paese sulle esportazioni di tecnologie di sorveglianza ha limiti significativi. In particolare, il governo non soddisfa gli obblighi di valutazione e verifica per impedire l’esportazione di queste tecnologie quando vi è un rischio sostanziale che essi saranno utilizzati per minare i diritti umani.

La revisione arriva in un momento fondamentale per la legislazione italiana sui temi di privacy e sorveglianza.

Recentemente, le autorità italiane preposte alla regolamentazione stanno lavorando per limitare l’esportazione di software di sorveglianza di aziende come Hacking Team e Area SpA verso paesi note per abusi e violazioni di diritti, come Egitto e Siria.

Allo stesso tempo, un disegno di legge dal titolo “Disciplina dell’uso dei captatori legali nel rispetto delle garanzie individuali”, noto anche come “trojan di Stato”, è stato presentato alla Commissione Giustizia del Parlamento italiano. La proposta chiede una modifica dell’articolo 266-bis del Codice Penale e di creare un sistema di autorizzazioni e supervisione più forte per l’autorizzazione delle intercettazioni attraverso captatori.

La revisione del Comitato Diritti Umani darà una valutazione indipendente circa l’effettiva osservanza delle attuali leggi, politiche e pratiche italiane rispetto a quanto stabilito dall’ICCPR e fornirà ulteriori raccomandazioni al governo italiano sulle misure necessarie per tutelare in modo efficace il diritto alla privacy.

La relazione congiunta di CILD e Privacy International è disponibile qui.

 

Copertina: Privacy International