#AccessToInfoDay: tre occasioni per non abbassare la guardia sul diritto di sapere

Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on LinkedInEmail to someone
Print Friendly

Come in una memorabile congiunzione astrale, sono tante le ricorrenze che si allineano in questo 2016 in tema di accesso alle informazioni.

La prima legge sul diritto d’accesso, battezzata in Svezia, compie esattamente 250 anni.
Il Foia americano, altra pietra miliare, arriva al suo 50esimo anniversario preceduto lo scorso Gennaio dalla riforma Obama che ne ha esteso notevolmente i poteri.  

Infine per la prima volta l’Unesco promuove il 28 settembre come “International Day for the Universal Access to Information” (#AccessToInfoDay): la ricorrenza nata nel 2002 col nome di “Right To Know Day” grazie a un gruppo di attivisti riceve ora il riconoscimento che merita.

Se ricordate, proprio l’anno scorso noi e le altre organizzazioni di Foia4Italy vi avevamo chiesto di firmare la nostra petizione e diffondere l’hashtag #Foia4Italy: la giornata ci dimostrò che un tema apparentemente freddo come il diritto d’accesso era percepito.
Di certo quella giornata ci diede la fiducia e il sostegno necessari a continuare il resto della campagna (se volete scorrere la cronistoria potete guardare qui).

Per l’Italia questo 2016 rappresenta un anno zero in tema di accesso: con la riforma del Decreto Trasparenza e l’introduzione del principio di accesso attraverso il D.lgs 97/2016 del abbiamo il nostro primo Foia.
Sulla carta almeno.

Non mi soffermerò sull’analisi della legge e dei suoi numerosi limiti: ne abbiamo scritto e continueremo a scriverne sul blog di Diritto di Sapere e tra i tanti articoli di analisi del decreto segnalo l’intervento di Fernanda Faini su Agenda Digitale.

In questa giornata voglio ricordare che affinché il diritto di accesso sia effettivamente riconosciuto in Italia ogni cittadino deve conoscerlo in tutte le sue potenzialità, esercitarlo pur con tutti i suoi limiti e pretenderne l’espansione.
Per questo oggi abbiamo deciso di farlo lanciando tre spunti – uno locale, uno europeo e uno internazionale.

Locale – Per una Milano trasparente

Oggi pomeriggio saremo a Palazzo Marino per l’incontro pubblico “Milano Aperta e Trasparente. Un piano d’azione da condividere”. Il coinvolgimento del livello locale nel promuovere maggiore trasparenza e partecipazione dei cittadini è sempre più importante (sapete ad esempio che Madrid si sta trasformando nella capitale della trasparenza?). Abbiamo, quindi, accettato con piacere l’invito di Lorenzo Lipparini, neo assessore alla Trasparenza, Cittadinanza attiva e Open Data a partecipare a questo dibattito per promuovere nuovi standard per il capoluogo lombardo e lo giriamo a tutti i concittadini.

Europeo – Come vengono prese le decisioni in Italia e in Europa?

In coordinamento con altre organizzazioni europee che si occupano di diritto di accesso alle informazioni abbiamo provato a misurare quanto possiamo sapere delle influenze che subiscono le leggi nella fase di stesura.
Per farlo abbiamo scelto tre leggi già approvate e abbiamo chiesto l’accesso ai verbali degli incontri organizzati e a documenti inviati dai portatori di interessi.
I risultati – tanto deludenti quanto prevedibili – li trovate qui.
La trasparenza dei processi decisionali è una delle più grandi sfide che deve affrontare l’Europa: come vi spieghiamo in questa dichiarazione congiunta con l’European RTI Coalition se vuole recuperare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni.  

Internazionale – The Italian FOIA

Spesso ci hanno chiesto perché continuassimo a usare l’acronimo inglese Foia.
Bene, la principale ragione è che abbiamo sempre ritenuto importante mantenere un forte legame con gli standard internazionali.
Inoltre una vera legge sul diritto di accesso non è legata a requisiti di cittadinanza: il nenato Foia italiano garantisce a “chiunque” l’accesso ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni.   
Per questo abbiamo fatto tradurre il Decreto 97/2016 in inglese e lo pubblichiamo qui, sia a beneficio di giornalisti e cittadini stranieri che vorranno, come noi, sfidare il silenzio delle pubbliche amministrazioni italiane sia per gli studiosi che vorranno offrire spunti e osservazioni su questa riforma.

(Contributo di Claudio Cesarano, originariamente pubblicato su Diritto di Sapere)