Partiamo da 20×20: verso un nuovo modello di applicazione della pena in Italia
Ridurre l’uso della misura detentiva da scelta preponderante a extrema ratio all’interno del sistema penale italiano. Questo può essere considerato, in un’ottica di lungo termine, il senso della campagna 20X20 dell’Associazione Antigone, che mira a far sì che, entro il 2020, il 20% del bilancio dell’Amministrazione penitenziaria venga destinato alle misure alternative alla detenzione carceraria.
Attualmente in Italia sono circa 53.000 i detenuti reclusi nelle carceri, su una capienza regolamentare di circa 45.000 posti; 23.000 persone stanno scontando la pena fuori dal carcere in misura alternativa, e altri 8.000 stanno usufruendo della nuova misura della messa alla prova.
I tanti vantaggi conseguenti a un maggiore uso di misure alternative
Come è logico, molti sarebbero i vantaggi conseguenti a un uso maggiore di misure alternative: innanzitutto si arginerebbe e ridurrebbe il problema del sovraffollamento carcerario, annosa questione che è costata all’Italia diversi richiami da parte dell’Europa a causa di condanne legate a violazione dell’articolo 3 CEDU. In secondo luogo, trattandosi di misure da scontare all’interno della comunità, i costi verrebbero abbattuti, il reinserimento sociale sarebbe maggiormente favorito e incoraggiato, e di conseguenza la reiterazione dei reati verrebbe ridotta drasticamente.
Nonostante i vantaggi che produrrebbe, attualmente l’Amministrazione penitenziaria spende meno del 5% del proprio bilancio in questo ambito. Come in molti Paesi europei, uno dei maggiori ostacoli all’attuazione di queste misure è la mancanza di un riconoscimento pubblico e, dunque, di fondi e personale destinati ad esse. Eppure, sul piano internazionale, sia le European Probation Rules, così come le Nelson Mandela Rules dell’ONU (riviste nel 2015) e gli standards del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e del Consiglio d’Europa, ci ricordano come, in particolari condizioni, l’uso di misure alternative sia da preferire, anche nell’ottica di assicurare l’adempimento di quanto previsto dall’articolo 3 della CEDU in materia di divieto di tortura e trattamenti inumani e degradanti.
Una trasformazione qualitativa del sistema penale italiano
La buona riuscita della campagna 20×20 rappresenterebbe il primo passo verso la trasformazione del sistema penale in Italia in termini qualitativi, con la creazione di un nuovo modello che punti realmente alla riabilitazione del condannato, abbandonando la vecchia concezione del carcere come luogo di separazione di alcune categorie sociali e il loro conseguente isolamento. Del resto, il carcere è nato in un particolare periodo storico, rispondendo a delle esigenze che non hanno più motivo di restare centrali nel discorso dell’applicazione della pena.
“Dobbiamo dare forza alla parte più moderna ed efficace del nostro sistema penale, quella delle misure alternative alla detenzione” dichiara Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone.