Code Red, insieme per combattere la sorveglianza di massa

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L’espressione Code Red, codice rosso, indica un’emergenza.

Ed è da un’emergenza collettiva che nasce un progetto che ha proprio questo nome: Code Red:un gruppo formato dai più famosi attivisti della privacy, informatori, tecnici di tutto il mondo ed esperti legali hanno unito le forze per lavorare allo sviluppo di un’iniziativa globale per combattere contro la sorveglianza di massa e per la protezione della privacy.

La Cild ha invitato a Perugia i due fondatori del progetto: Simon Davies e Annie Machon, che lo hanno presentato ufficialmente in occasione del Festival Internazionale del Giornalismo.

Code Red propone di contrastare il lavoro di tutte quelle agenzie e organizzazioni che violano la privacy e la libertà dei cittadini.

Annie Machon è una whistleblower, termine con cui si indica chi denuncia delle illegalità dell’organizzazione di cui fa parte. Negli anni ’90 lascia dai servizi segreti dell’MI5 (l’intelligence inglese), non condividendone i metodi di lavoro e le scelte, prima tra tutte la sistematica violazione della privacy ma anche la manipolazione e falsificazione delle notizie.

Simon Davies è riconosciuto come uno dei primi attivisti per il diritto alla privacy, avendo fondato l’ONG Privacy International nel 1990.

Quali sono gli obiettivi della nuova organizzazione?

Innanzitutto aumentare la consapevolezza circa la situazione in termini di riforma globale dei servizi di sicurezza e determinare quali ulteriori misure la società civile potrebbe prendere per accelerare tale riforma. 

Sei sono inoltre gli ambiti individuati, fra i quali Code Red intende creare legami più forti: whistleblowing, mondo accademico, attivismo, innovazione tecnologica e difesa dei dati, media e sfera politica. Si tratterà quindi principalmente di un lavoro di network, afferma Simon Davies.

Il progetto si propone inoltre di diventare referente per potenziali whistleblower e attivisti offrendo una piattaforma in cui si ricevono questioni pertinenti al tema per poterle affrontare in maniera più efficace. Code Red si impegna quindi in maniera innovativa a proteggere la società da quelle entità che minacciano la privacy e la libertà ed evidenzia l’imminente necessità di reagire alla sorveglianza “senza paura e senza sosta” ed esorta la società civile ad un impegno sempre maggiore e a livello internazionale.

I problemi da fronteggiare, hanno sottolineato i due ospiti, sono molteplici: tra gli ostacoli più grandi ci sono senza dubbio i governi occidentali, i quali indeboliscono e svuotano della loro efficacia tutte quelle misure volte a proteggere la privacy. Le iniziative di contrasto a queste politiche, inoltre, sono ostacolate dalla bassa collaborazione fra le diverse sfere coinvolte (tecnologia, legge, politiche pubbliche, attivismo).

I whistleblower, evidenzia Machon, sono trattati come una minaccia alla stregua del terrorismo. Essi, infatti, hanno la possibilità di influenzare le politiche pubbliche denunciando le violazioni dei diritti che le grandi agenzie commettono. Molti whistleblower, però, non hanno i mezzi e le garanzie per venire allo scoperto e denunciare il sistema.

Un’altra risorsa importantissima sono le comunità di informatici, spiega Machon, poiché hanno le capacità di reagire alle intrusioni virtuali governative e non governative. Non hanno invece la capacità di influenzare le politiche pubbliche per dar vita ad un cambiamento sociale e legislativo che ostacoli chi viola la privacy.

Questo nuovo think thank, ha un potenziale umano di attivisti che sembra proprio essere all’altezza dell’ emergente sfida alla sorveglianza di massa.

Forza Code Red!