ONG invitano i Ministri degli Esteri ad affrontare i problemi delle carceri europee

Foto di Luigi Caterino (CC BY-NC-ND 2.0) https://www.flickr.com/photos/luigipics/401770711/in/photolist-Bvbre-oUr1AV-5EVDd-aapteD-qWXFFP-6iTh2W-7erAbi-bGM5fa-8ZAbj1-kr9nu8-R9F1i-5qYUdi-8hbbe-94kc7-5ZKy8T-at71U9-oiotE-cjYC-2UPVT6-i2HxDx-j7xi5p-4qPDQe-fwR4PM-qupgLq-dKNFED-4z6cwT-87WFSV-5UZtuo-6Pvwkd-4xKLM9-6bTG4i-dLZ1SR-4ANcZL-p8hnDC-KAyGi-c8cQLh-EiLNe-qPuWVQ-NEu2w-gVmgT-64buPn-4qJ4Sk-bVxUhQ-dqGkJK-o9ecU5-fPesxZ-61oMu7-qjKKPE-7RMdqV-aztk45
Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on LinkedInEmail to someone
Print Friendly

Quarantuno organizzazioni impegnate nella tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti – associazioni, sindacati e organismi professionali – hanno inviato ai Ministri degli Affari Esteri degli stati membri del Consiglio d’Europa una richiesta di cambiamento radicale del modo in cui i paesi affrontano i problemi endemici delle carceri europee.

L’iniziativa, prima mobilitazione internazionale nel suo genere, ha due obiettivi: definire presso il Consiglio d’Europa una strategia globale per affrontare l’uso della pena carceraria; adottare misure volte a rafforzare i meccanismi di monitoraggio per garantire l’attuazione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani.

La richiesta formale di questi importanti cambiamenti sarà presentata durante una conferenza di stakeholder organizzata dalla Presidenza belga del Comitato dei Ministri il 26 e 27 marzo a Bruxelles. Con tale richiesta si intende accelerare il processo di riforma, che mira a eliminare tutte le violazioni strutturali dei diritti umani imputabili ai sistemi penitenziari nazionali.

Le organizzazioni firmatarie chiedono a tutti gli stati e organismi del Consiglio d’Europa di adottare una strategia comune per perfezionare l’esecuzione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani, per risolvere le carenze strutturali e sistematiche e ridurre la durata delle pene detentive. A questo proposito, le organizzazioni apprezzano gli sforzi compiuti dalla politica coordinata dagli organismi del Consiglio d’Europa per affrontare il problema del sovraffollamento. Ma esse sottolineano la necessità di un più ampio intervento sulle politiche e sulle pratiche penali per sradicare questo problema strutturale.

Un monitoraggio efficace

Per quanto riguarda il persistente problema delle sentenze che non vengono attuate dagli stati membri, le organizzazioni insistono sul fatto che questo non dovrebbe essere usato come motivo per indebolire la corte o per limitare il diritto di ricorso individuale, come sembrano prevedere certi interventi all’interno dell’attuale processo di riforma. Alla luce dell’importante ruolo svolto dalla giurisprudenza della corte in relazione alla tutela dei diritti dei detenuti, gli autori della dichiarazione congiunta sostengono che il ruolo e le prerogative del tribunale dovrebbero essere preservati.

E’ necessario concentrare gli sforzi su una riforma globale di come viene monitorata l’esecuzione delle sentenze. La procedura di monitoraggio dovrebbe essere pienamente trasparente e l’istituto responsabile della supervisione dell’esecuzione delle sentenze negli stati membri dovrebbe ricevere più sostegno per far rispettare in modo proattivo e monitorare le riforme in corso di attuazione da parte dei paesi, piuttosto che fare affidamento soltanto sulle informazioni inviate dagli stessi stati o dalle ONG.

Le organizzazioni chiedono anche riforme che consentano di presentare i ricorsi in forma collettiva, consentendo alle organizzazioni stesse di portare di fronte alla corte controversie giudiziarie che riguardano interessi sociali più ampi. Un tale sistema costituirebbe un espediente per gestire i casi di contenziosi riguardanti gravi abusi, permettendo che tali casi siano portati rapidamente in tribunale. Esso consentirebbe inoltre ricorsi alla corte più efficaci, riguardando questioni più documentate rispetto a quelle presentate dai ricorrenti singoli.

1,737,061

La conferenza degli stakeholders di Bruxelles, a cui la dichiarazione congiunta fa riferimento, rappresenta un passo importante del “Processo di Interlaken.” Questo processo, avviato durante la conferenza dei ministri di Interlaken del febbraio 2010, mira a coinvolgere maggiormente gli stati nell’attuazione di meccanismi nazionali efficaci di tutela dei diritti umani, al fine di ridurre il massiccio flusso di ricorsi alla corte.

Il contesto è cambiato poiché la corte è riemersa dal suo precedente stato di congestione. Il 29 gennaio 2015 il presidente della Corte dei Diritti Umani, Dean Spielmann, si è detto lieto di inaugurare l’anno giudiziario con “una situazione statistica piuttosto soddisfacente.” Il numero di domande pendenti è sceso a 69.900 alla fine del 2014, pari al 30% in meno rispetto all’anno precedente. Secondo quanto pubblicato dal sistema di statistiche penali SPACE del Consiglio d’Europa, il 1 settembre 2012 negli stati del Consiglio d’Europa erano detenute 1,737,061 persone e 21 dei 47 sistemi penitenziari si trovavano in situazione di sovraffollamento.

 

Per la lista completa delle organizzazioni firmatarie leggi il post su Liberties

 Dall’Italia hanno firmato Antigone e L’Altro Diritto.