Il valore aggiunto – e perduto – dell’immigrazione
In Italia quando si parla di stranieri e immigrazione lo si fa in concomitanza di eventi disastrosi, sbarchi, emergenze o criminalità; non vengono mai citati il lavoro o l’economia.
Eppure lo straniero gioca un ruolo importante nell’economia nazionale: 123 miliardi è l’ammontare della ricchezza prodotta dagli occupati stranieri in Italia, dicono le ricerche.
Questo e altri stereotipi sono stati affrontati e chiariti da Enrico Di Pasquale e Chiara Tronchin, ricercatori della Fondazione Leone Moressa che il 29 gennaio hanno presentato il volume “Il valore dell’immigrazione”.
L’evento è stato aperto da Marco De Giorgi, direttore dell’UNAR, che ha indicato quanto la stampa del nostro paese troppo spesso offra un’immagine distorta dell’immigrazione, un tema che fa notizia solo in occasione di eventi drammatici per poi scomparire dai riflettori dei media passati appena due mesi dal disastro.
Occorre invece cambiare completamente l’impostazione, senza una visione secondo cui schierarsi contro o a favore; è un fenomeno strutturale che va trattato in modo pragmatico e scientifico, e per farlo è necessaria una stampa puntuale e onesta, che non miri a inseguire gli stereotipi che fanno notizia. Da qui l’importanza di partire da una buona informazione.
“La discriminazione costa più dell’integrazione”, diffondere questo dato sarebbe un buon punto di partenza, conclude De Giorgi.
La ricercatrice Chiara Tronchin ha poi illustrato il lavoro svolto: è stato fatto un monitoraggio su 846 articoli di Repubblica, Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore e un’indagine campionaria su 700 famiglie.
Il principale risultato che ne emerge è che si parla in maniera molto generica di migranti e profughi, raramente fornendo un’adeguata contestualizzazione: ”Soltanto il 12% degli articoli trattati si occupa di economia ed immigrazione” evidenzia Tronchi.
A seguire nel volume vengono affrontati e risolti con l’ausilio di dati i classici stereotipi di cui gli immigrati sono vittime.
Come detto, non è vero che l’apporto economico degli stranieri è inutile.
Non è vero che gli stranieri ci rubano il lavoro: italiani e stranieri non fanno gli stessi lavori dal momento che l’occupazione straniera è concentrata in pochi settori.
Non è vero che sono solo un costo per l’Italia: la spesa pubblica erogata per gli stranieri ammonta a 12,6 miliardi di euro, mentre le entrate pubbliche che gli stranieri forniscono raggiungono i 16,5 miliardi.
Un nuovo pubblico per i media
E’ evidente quindi l’importanza del ruolo occupato dalla stampa, chiamata a proporre l’argomento in modo corretto e bilanciato. Lo spiega bene Anna Meli dell’Associazione Carta di Roma, associazione impegnata affinché venga rispettato il protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione. Il rapporto è stato siglato dal sindacato dei giornalisti e dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti nel 2008.
Meli mette in luce una nuova prospettiva: i migranti quali nuovi consumatori dei media, quest’ultimi quindi chiamati a essere capaci di rivolgersi allo straniero.
Insiste su questo punto anche Stefano Solari, professore di economia politica presso l’università di Padova, ricordando come gli odierni metodi comunicativi prediligano messaggi rapidi e brevi, che non danno spazio all’approfondimento e alla conoscenza. Non solo i media, ma anche l’ascoltatore ha la sua dose di responsabilità.
Solari inoltre ricorda come non sia assolutamente vero che il calo delle retribuzioni sia dovuto alla nuova concorrenza sul mercato del lavoro degli immigrati, “l’immigrazione non fa abbassare i salari e non toglie lavoro agli italiani”, gli immigrati piuttosto hanno maggiormente subito la crisi con la quale hanno visto abbassarsi di 9,0 punti il tasso di occupazione contro il -2,8 degli italiani.
Nove raccomandazioni per parlare di immigrazione
Nel corso dell’incontro uno dei due autori del volume, Enrico Di Pasquale, ha spiegato le raccomandazioni (illustrate nell’ultimo capitolo della ricerca) per una corretta comunicazione, uno dei risultati della ricerca. Di seguito una sintesi delle 9 raccomandazioni:
- Non si può considerare il fenomeno migratorio come un’emergenza, va invece trattato come un elemento strutturale della società italiana.
- Bisogna raccontare la complessità dei fenomeni; le migrazioni non sono un semplice evento, ma il sommarsi di aspetti sociologici, economici e politici. Ridurre la trattazione dell’immigrazione ai soli fatti di cronaca rappresenta una sottovalutazione della complessità del fenomeno.
- Si parla sempre degli immigrati senza mai ascoltarli. E’ invece doveroso e utile dar voce ai diretti interessati, a coloro che meglio di chiunque altro vivono e quindi meglio conoscono l’essere in terra straniera.
- Non si può utilizzare come metro di giudizio la propria cultura per misurare le altre. Bisogna invece aprirsi al confronto e valutare le opportunità derivanti da una società multietnica.
- Parlando di immigrazione non si deve tralasciare l’imprenditoria straniera, presente in Italia con 500 mila imprese che registrano 85 miliardi di euro annui di valore aggiunto.
- I media sono invitati a valutare la situazione reale dell’occupazione straniera per non dare adito a stereotipi comuni.
- Nel parlare di immigrazione non va scordato il contributo di questa alla fiscalità italiana.
- Vanno promossi e pubblicizzati anche gli episodi positivi di integrazione e multiculturalità.
- Gli stranieri vanno trattati come attori economici e sociali ormai radicati nel nostro paese.
Costanza Hermanin di Open Society Foundations si rivolge direttamente ai giornalisti in sala: “Come mai la stampa in Italia si mostra così ignorante sul tema dell’immigrazione?”.
Una risposta è da ricercare in ambito politico: gli immigrati non votano e vengono quindi ignorati dai soggetti politici che anzi strumentalizzano il fenomeno per i loro scopi. La stampa non può prestarsi a questa tendenza. Non è un caso che proprio in Italia nascano progetti come “Parlare civile” realizzato da Redattore Sociale e Parsec, e organizzazioni come Associazione Carta di Roma.
L’ultimo intervento è di Federico Soda, direttore dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che lancia un monito riguardo l’importanza del fattore immigrazione per l’Europa: insomma, ricordiamoci che dietro allo straniero ci sono molte altre società e anche loro esprimeranno un giudizio su di noi esattamente come noi facciamo con loro.
C’è spazio anche per interventi dal pubblico, in parte straniero. In molti ringraziano la Fondazione Leone Moressa e tutti coloro che si impegnano a porre in risalto il valore dell’immigrazione, troppo spesso scordato e ignorato, ma soprattutto forniscono alcune osservazioni critiche: c’è ancora molto lavoro da fare affinché l’immigrazione possa trovare la giusta accoglienza nella nostra società.