Nawal, la voce dell’angelo dei profughi
Potremmo raccontarvi la sua storia, che nonostante la sua giovane età è lunga e bellissima. Ma il perché Nawal Soufi, 27 anni, marocchina di nascita ma catanese d’adozione, sia diventata L’angelo dei Profughi, o anche Lady SOS, o Mama Nawal, è facile scoprirlo con una semplice ricerca. O leggendo il bellissimo libro che Daniele Biella le ha dedicato (edizioni Paoline). Quello che invece possiamo fare è farvi ascoltare direttamente la sua voce, da Lesbos, dove gli sbarchi quotidiani aumentano e così il rischio che le tragedie si moltiplichino:
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Il suo racconto è in diretta dall’auto in cui aspetta di poter offrire il suo aiuto a chi arriva sui barconi, a chi la chiama attraverso un telefono Turaya, che in automatico trasmette anche le coordinate geografiche di chi chiama.
Perché non sempre la Guardia Costiera riesce ad arrivare a tutti. E allora lei, con i suoi due telefoni, di cui uno satellitare, trasmette tutto, posizione, informazioni, e poi aspetta. Sperando che l’intervento arrivi in tempo. Ma Nawal non si limita a solo a questo. Assieme ad Agata Ronsivalle, catanese, 30 anni, cerca di assistere le centinaia di famiglie siriane che, scampate alla traversata, vogliono raggiungere i paesi del nord Europa e rischiano di finire in mano a chi dell’assistenza ha fatto un vero business.
Quella che ascolterete è una giornata drammaticamente qualsiasi per Nawal e per la rete di volontari che si è creata attorno a lei: trascorsa davanti al mare, ad aspettare una luce di soccorso, che venga da un razzo delle imbarcazioni o dai cellulari.
Tra la costa turca e quella greca, un mondo separato dall’altro da un breve tratto di mare, che per molti è salvezza ma per altri è la fine del viaggio. “E’ qualcosa che succede nel mio mare, nel nostro mare, quello che guardiamo pensando alle vacanze o che ci dà il pesce che mangiamo a tavola. Ma ci chiediamo cos’altro succeda in quel mare?”.