Attacchi drone in Libia: com’è coinvolta l’Italia?
[comunicato congiunto CILD – Rete Disarmo – ECCHR]
L’esercito USA ha recentemente dichiarato di aver condotto quattro raid recenti in Libia contro l’ISIS: ma qual è il coinvolgimento dell’Italia?
Questa è la domanda che la società civile si pone alla notizia che i raid sarebbero partiti dalla base italiana da Sigonella, come riportato ieri da Repubblica: una certezza quantomeno curiosa, dato che sugli accordi tra il governo italiano e quello americano vige grande segretezza.
Mentre è pubblico l’accordo bilaterale su Sigonella, il Technical Arrangement del 2006 – e sono stati gli USA a pubblicarlo – non ci sono infatti notizie sull’accordo aggiuntivo che regola la presenza dei droni armati a Sigonella, al punto che non vi è conferma nemmeno dell’anno della firma.
Da tempo la stampa parla dell’utilizzo di Sigonella per operazioni di droni armati eppure neanche gli esperti internazionali hanno potuto confermarlo, proprio a causa della mancanza di informazioni: il tema è stato sollevato proprio lo scorso lunedì in una conferenza internazionale tenutasi all’università di Milano dal titolo “Droni armati in Italia e in Europa: problemi e prospettive”, che ha coinvolto anche parlamentari ed esponenti delle Forze Armate, oltre a esperti da tutto il mondo.
“Nel febbraio 2016 il Wall Street Journal scriveva che il governo Renzi aveva dato l’ok alla partenza di mezzi dell’esercito USA a una condizione: l’esclusivo utilizzo a scopo di difesa. E ieri proprio il Ministro della Difesa Pinotti ha incontrato il generale Haftar in visita a Roma: come siamo coinvolti in questo scenario?” dichiara Antonella Napolitano della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili.
Sulla mancanza di informazioni, in assenza di azioni a livello parlamentare, la società civile si sta muovendo: lo European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR), organizzazione non governativa con sede a Berlino, ha presentato richiesta di accesso agli atti al Ministero della Difesa e alla Presidenza del Consiglio chiedendo come sia stata
regolata la presenza dei droni armati USA a Sigonella: il Governo ha per due volte apposto il segreto di Stato. “E tuttavia”, nota Chantal Meloni, professore di diritto penale internazionale alla Statale di Milano e consulente giuridico di ECCHR, “non è accettabile che ci venga negato l’accesso tout court: almeno il quadro giuridico di riferimento, sulla base del quale il Governo autorizza le missioni letali dei droni statunitensi, deve essere accessibile”. Al momento ECCHR attende la decisione del TAR, prevista per il prossimo novembre.
La situazione apre a numerose domande sul ruolo e sulle responsabilità del nostro Paese: “L’Italia è consapevole che questo coinvolgimento nelle operazioni militari USA può comportare responsabilità anche penale nell’ambito del diritto internazionale?” chiede Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo.
“C’è motivo di grave preoccupazione rispetto al coinvolgimento dell’Italia negli attacchi drone degli Stati Uniti in Libia” dice Alex Moorehead, direttore del programma Counterterrorism, Armed Conflict, and Human Rights alla Columbia University. “Il progetto di Trump di cambiare le politiche sull’uso dei droni, che renderà ancora più semplice uccidere un maggior numero di persone in più paesi, aumenta il rischio che l’Italia diventi complice in uccisioni illegali. Il pubblico italiano fa bene a chiedere trasparenza al proprio governo e, in particolare, spiegazioni chiare circa le garanzie – se ce ne sono – che l’Italia ha ricevuto per assicurarsi che gli attacchi USA che partono da Sigonella rispettino gli obblighi nazionali e internazionali”.
Politiche chiare, richiamo alla trasparenza e invito alla non complicità da parte degli Stati sono tra i punti chiave della call to action dello European Forum on Armed Drones (EFAD), di cui le tre organizzazioni fanno parte.
La totale assenza di trasparenza nello scenario attuale è tanto più preoccupante se si considera che tra pochi mesi l’Italia potrebbe avere droni armati operativi: c’è il dubbio che il nostro Parlamento non sia pronto, aveva affermato Vignarca durante il convegno. Di certo sembra non sia molto informato.