Gap Analysis 2025: le lacune del rapporto della Commissione UE

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Comunicato stampa, 4 novembre, Berlino-Bruxelles

Gap Analysis: La Relazione sullo Stato di diritto 2025 della Commissione Europea – Riciclate la maggior parte delle raccomandazioni UE 2025 sullo Stato di diritto, solo alcune pienamente attuate.

Liberties: “I fondi dell’UE devono essere vincolati al rispetto dello Stato di diritto per avere un vero impatto”

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La gap analysis

Giunta al suo sesto anno, la Relazione annuale sullo Stato di diritto della Commissione Europea, pubblicata a luglio 2025, rimane una valutazione fondamentale dello stato dello Stato di diritto in tutta l’Unione Europea. La Gap Analysis di Liberties è la terza valutazione consecutiva del rapporto della Commissione, a seguito dell’introduzione delle raccomandazioni nel 2022. 

Basandosi sui risultati del Rule of Law Report 2025 di Liberties, l’analisi si fonda sui contributi esperti delle organizzazioni membri di Liberties, da gruppi della società civile e da partner istituzionali da tutta l’UE.

La pubblicazione di quest’anno evidenzia le principali lacune nell’analisi e nelle raccomandazioni della Commissione, offrendo spunti mirati per rafforzare il quadro europeo sullo Stato di diritto. È inoltre supportata da tre casi studio approfonditi: due dedicati a Italia e Slovacchia, e uno studio tematico sulla libertà dei media, che si basa sul Media Freedom Report 2025 di Liberties.

Negli ultimi tre anni, la Commissione Europea ha emesso oltre 500 raccomandazioni –  una media di cinque per paese all’anno. Nel 2025 sono state formulate 123 raccomandazioni, con un calo del 10% rispetto al 2024. Tuttavia, analizzando il modo in cui tali raccomandazioni vengono affrontate emergono risultati preoccupanti, in netto contrasto con il ritratto più ottimistico della Commissione riguardo ai progressi complessivi.

Principali risultati

Ripetizione senza modifiche. Un impressionante 93% di tutte le raccomandazioni del 2025 erano ripetizioni di anni precedenti, di cui il 71% risalente al 2022. Molte sono state ripetute parola per parola, indipendentemente dal livello di progresso, dalla gravità della violazione o dalle implicazioni dalla continua inazione.

Poche nuove raccomandazioni, nonostante nuove violazioni. Solo 9 nuove raccomandazioni sono state introdotte nel 2025 – appena il 7% del totale – e hanno interessato solo otto dei 27 Stati membri. Questa cifra ridotta non riflette un’assenza di nuove preoccupazioni sullo Stato di diritto. Ad esempio, l’adozione da parte della Slovacchia di una legge restrittiva sulle ONG nel 2025 non ha generato alcuna raccomandazione corrispondente da parte della Commissione.

Tassi di attuazione in calo. Le raccomandazioni pienamente attuate è scesa dall’11% nel 2023 al 6% nel 2024 e 2025. Nel 2025, solo nove raccomandazioni sono state pienamente attuate: tre in Slovenia, tre in Repubblica Ceca, e una rispettivamente in Estonia, Finlandia e Lussemburgo. Da notare che Slovenia e Repubblica Ceca rappresentano insieme due terzi di tutte le raccomandazioni pienamente attuate.

Persistente inazione degli Stati membri. Dal 2022, circa un terzo degli Stati membri ha mostrato scarso o nessun progresso nell’attuazione delle raccomandazioni della Commissione. Bulgaria, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia hanno costantemente da cinque a otto raccomandazioni ancora non attuate. Complessivamente, il 61% delle raccomandazioni valutate nel 2025 mostra progressi minimi o nulli rispetto al 2022.

Ungheria e altri smantellatori sistemici. L’Ungheria si distingue come caso emblematico, con il numero più alto di raccomandazioni con status di “nessun progresso”, a testimonianza di problemi di governance radicati e di una resistenza al controllo a livello UE. Altri paesi che mostrano una stagnazione significativa includono Italia, Bulgaria, Irlanda e Germania, ciascuno con cinque o sei raccomandazioni ancora non affrontate dal 2022. Questo modello si riscontra tanto nei “dismantlers” dello Stato di diritto quanto negli “stagnaters”, riflettendo ciò che alcuni osservatori descrivono come una “disattenzione casuale o imprudente nei paesi non in regressione”. Quando la mancata attuazione diventa la norma, viene minata la credibilità e la funzione preventiva dell’intero ciclo di monitoraggio sullo Stato di diritto.

Kersty McCourt, lead editor della Gap Analysis e consulente senior per le attività di advocacy presso la Civil Liberties Union for Europe (Liberties), ha dichiarato: “La nostra Gap Analysis mostra che la Relazione sullo Stato di diritto della Commissione sta diventando meno reattiva alle sfide emergenti, sollevando dubbi sulla sua rilevanza ed efficacia come strumento di monitoraggio. Se l’UE vuole che questo meccanismo prevenga realmente l’arretramento democratico, deve rafforzare le raccomandazioni stesse e garantire che la mancata conformità sia direttamente collegata agli strumenti di adempimento dell’UE, incluso il bilancio dell’Unione, come promesso nel nuovo Quadro finanziario pluriennale.”

 

Case study sull’Italia

L’Italia, collocata da Liberties nel Rule of Law Report 2025 tra i Paesi “demolitori” dello stato di diritto, insieme a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia, è stata scelta per un approfondimento nella Gap Analysis.
L’Italia registra ben 7 raccomandazioni mai attuate e nessuna completamente implementata, nonostante risultino molto circoscritte ad aspetti superficiali nelle varie aree. Ancora più grave, si registrano ben 17 elementi chiave che come CILD avevamo evidenziato nel Rapporto sullo stato di diritto 2025 e che il report parallelo della Commissione non ha nemmeno menzionato. Si osserva quindi una grave sottovalutazione delle minacce strutturali che colpiscono l’indipendenza della magistratura, la libertà dei media e lo spazio civico. In un paese già in difficoltà, la direzione della Commissione è rischiosa e rischia di lasciare spazio ad ulteriori regressioni dello Stato di diritto.

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