CILD: “Dopo la Consulta serve chiudere i CPR, non rafforzarli per legge”

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La sentenza della Corte Costituzionale, n. 96 del 2025, conferma quello che – da tempo – la società civile, numerosi Garanti per i diritti delle persone private della libertà personale, diversi organismi internazionali affermano: i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) sono luoghi che si pongono al di fuori dello Stato di Diritto e, all’interno dei quali, avvengono violazioni sistematiche dei diritti delle persone trattenute.

La Corte – chiamata a pronunciarsi sulla legittimità dell’assetto normativo dei CPR – ne accerta l’incostituzionalità, evidenziando come i “modi” del trattenimento siano lasciati al totale arbitrio di regolamenti ministeriali, con ampio spazio ad abusi e lesione dei diritti fondamentali dei detenuti, a cui – peraltro -non è neanche attribuito uno strumento giurisdizionale adeguato per far porre rimedio ai pregiudizi subiti durante la detenzione.

A questa sentenza fonti del Viminale, come si è appreso da alcune notizie stampa, avrebbe risposto segnalando un lavoro, già avviato, per la redazione di una norma di rango primario. Ma non è “istituzionalizzando” e “regolamentando” un sistema di abusi che questi si saneranno.

I CPR rappresentano uno stato di eccezione permanente, che non può essere tollerato nel nostro ordinamento. Non è compatibile con il nostro sistema costituzionale che uomini e donne siano privati della loro libertà personale senza aver commesso alcun reato. Così come non è tollerabile che quella detenzione sia stata, oramai da anni, completamente privatizzata e che si consenta ad enti gestori senza scrupoli di tagliare i servizi fondamentali (dal cibo fino alla salute), pur di massimizzare i propri profitti. Inoltre, l’assenza di controlli da parte delle istituzioni competenti (Prefetture e ASL) ha generato un sistema che comporta il quotidiano pericolo di trattamenti inumani e degradanti: dalle condizioni indegne di detenzione in locali fatiscenti fino all’abuso di psicofarmaci, somministrati in maniera illegittima dai medici convenzionati con l’ente gestore con il chiaro fine di sedare la popolazione detenuta.

I CPR sono buchi neri del diritto e dei diritti. Luoghi opachi che sfuggono a qualsiasi tipo di monitoraggio da parte della stessa società civile.
Non sarà una normativa di rango primario a poter sanare gli stessi abusi evidenziati dalla Consulta. Per questo come Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili (CILD) continuiamo a chiedere che il sistema CPR venga smantellato e questi luoghi chiusi.