Chi è ORS, la società che gestirà il CPR di Ponte Galeria?

cpr Ponte Galeria
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Quello di Ponte Galeria, nella periferia di Roma, è uno Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR) attualmente operativi sul territorio italiano. I CPR sono luoghi di detenzione amministrativa, in cui si viene trattenuti non per aver commesso un reato ma per la mera violazione di una norma amministrativa riguardante l’ingresso ed il soggiorno nel territorio dello Stato. Non a caso si parla di una “detenzione senza reato” che riguarda i soli cittadini stranieri.

Ad oggi il ricorso alla privazione della libertà degli stranieri irregolari è senza dubbio lo strumento normativo privilegiato anche dal legislatore italiano per il controllo dei flussi migratori, e la presenza di ben 10 centri di detenzione amministrativa in Italia ne è un indizio. 

In questo contesto il CPR di Roma – Ponte Galeria rappresenta sicuramente uno snodo centrale, non solo per la sua vicinanza geografica con lo scalo internazionale di Roma – Fiumicino (da dove decollano molti dei voli di rimpatrio) ma anche perché per anni è stato l’unico dei CPR italiani nel quale facevano ingresso anche le donne.

Attivo dal 1998, l’allora Centro di Permanenza Temporanea e di Assistenza (C.P.T.A.) ha visto nel tempo avvicendarsi enti gestori differenti tra loro per natura e per missione. Nel Rapporto “Buchi Neri. La detenzione senza reato” abbiamo lungamente ripercorso la storia di questo Centro, raccontando i diversi cambi di gestione; le rivolte interne (tutti ricordiamo la protesta delle “bocche cucite” del 2013); la storia delle 66 donne nigeriane che nel 2015 sono state trattenute, in maniera illegittima, in tale struttura. 

In questa sede ci interessa, invece, soffermarci sulla storia recente del CPR di Ponte Galeria, sotto l’angolo visuale della sua gestione negli ultimi anni.

L’appalto del 2017: la gestione Albatros e la controversa morte di Abdellatif

Nel dicembre del 2017, la Prefettura di Roma pubblica la gara a procedura aperta per la gestione del CPR di Ponte Galeria, con una ricettività di 210 posti

Il CPR di Ponte Galeria è quello, dunque, con capienza più alta d’Italia ed, ovviamente, uno dei più costosi. Infatti, il valore totale stimato dell’appalto è di quasi 9 milioni di euro (€ 8.847.350 iva esclusa), per 3 anni. Ad aggiudicarsi l’appalto è, nel febbraio 2018,  la cooperativa Albatros, per l’importo triennale di 7.740.280 euro, oltre oneri interferenziali e iva.

Cpr Roma Appalto 2017

Fonte: Rapporto “Buchi Neri”-CILD 2021

Nel Rapporto “Buchi Neri. La detenzione senza reato” si ripercorrono in maniera puntuale tutte le maggiori criticità riguardanti la gestione del CPR di Ponte Galeria: dall’insufficienza di personale (conseguenza anche degli schemi di capitolato d’appalto predisposti a livello nazionale) passando per le condizioni non adeguate di trattenimento (es. l’assenza di luce naturale nei locali di pernottamento) fino agli elementi problematici riguardanti il rispetto del diritto alla salute dei trattenuti (es. con il 70% della popolazione trattenuta, a detta della stessa ASL di Roma, a terapie richiedenti la somministrazione di psicofarmaci o ansiolitici).

Nel corso degli anni, il CPR di Roma è stato sempre menzionato come una “buona prassi” per quanto riguardava la stipulazione di Protocolli d’Intesa tra Prefettura e competente ASL territoriale, ai fini della garanzia del diritto alla salute dei trattenuti. In realtà, quanto accaduto negli ultimi mesi del 2021 ha gettato una pesantissima ombra sul CPR di Ponte Galeria e sulla sua gestione: il 28 novembre del 2021 è, infatti, morto un giovane cittadino tunisino, Wissem Ben Abdellatif, nel reparto psichiatrico dell’Ospedale San Camillo in cui si trovava in qualità di persona trattenuta proprio in tale Centro. Tantissime sono le domande che ancora devono trovare risposta sulla morte di Abdellatif, a partire dal doversi chiedere come sia possibile che un ragazzo giunto in salute nel CPR di Ponte Galeria esca, un mese dopo, per essere ricoverato in un reparto psichiatrico. Domande a cui sta speriamo dia presto risposta l’ risposta l’autorità giudiziaria. L’unica cosa certa è che la detenzione di Abdellatif era divenuta illegittima: infatti, il 24 novembre 2021 erano stati sospesi l’esecutività dei decreti di respingimento e di trattenimento del giovane tunisino. Wissem doveva essere liberato e, forse, in questo momento -come scrivono alcune organizzazioni– sarebbe stato “vivo e libero”. 

L’appalto del 2021: la nuova gestione Ors Italia e la chiusura della sezione femminile

Nel giugno del 2021, la Prefettura di Roma ha pubblicato una nuova gara finalizzata all’affidamento in gestione del CPR di Ponte Galeria, per la durata di 12 mesi (rinnovabili per un periodo massimo di un anno). Il valore complessivo dell’appalto  (tenuto conto di opzioni e rinnovo) è pari a circa 7 milioni di euro  (€ 7.201.988,38, iva esclusa). 

Cpr Roma Appalto 2021

Ad aggiudicarsi la gara d’appalto è stata, nel dicembre del 2021, Ors Italia s.r.l. ma non è dato sapere il ribasso proposto sul prezzo a base dell’asta, non essendo stata la relativa offerta pubblicata sul sito della Prefettura. 

Ciò che invece sappiamo per certo è chi sia questa nuova società che ha preso la gestione del CPR di Ponte Galeria.

Infatti, il Gruppo ORS è una società, con sede a Zurigo, attiva da più di 30 anni nei settori dell’accoglienza e della detenzione amministrativa dei migranti in tutta Europa.

Secondo l’ultima relazione aziendale del 2020, il Gruppo ORS, che conta 1300 dipendenti, gestisce strutture di accoglienza e trattenimento in 4 Paesi europei: Svizzera, Germania, Austria, Italia.

Il Gruppo è stato al centro di inchieste giornalistiche che hanno tentato di comprendere chi vi fosse dietro la società: ORS Holding risulta, infatti, “partecipata per intero dalla OXZ Holding (OX Group) di Zurigo. Il gruppo è stato acquisito nel 2013 da un fondo di private equity controllato dalla londinese “Equistone Partners”, uno spin-off della banca Barclays, attivo dal 2011”. 

Nel 2015, ORS è  stata oggetto di un Rapporto di Amnesty International che ha denunciato le condizioni inumane di accoglienza dei migranti nel Centro austriaco di Traiskirchen: “progettato  per  1.800  persone,  era  arrivato  a ospitare  4.600.  La  logica,  in  quel  centro come  in  tutte  le  strutture  gestite  da  ORS, sembra  essere  sempre  la  stessa:  taglio  dei costi  e  massimizzazione  del  profitto  con «risparmi»  su  visite  sanitarie,  corsi  di  formazione,  penuria  di  cibo,  qualità  degli  alloggi”.

Nel 2018 l’Ong “Droit de Rester” denuncia la cattiva gestione da parte di ORS delle strutture di accoglienza di Friburgo.

In Italia ORS è attiva dal 22 agosto 2018. Dopo un periodo di inattività, nel 2019 si è aggiudicata diversi appalti per la gestione di Centri di accoglienza in Friuli Venezia Giulia e Sardegna. Rispetto all’isola sarda, ORS Italia ottiene, dal gennaio 2020, la gestione del CPR di Macomer e, nel marzo dello stesso anno, anche l’affidamento del controverso CAS di Monastir.

A riguardo, il deputato Erasmo Palazzotto, in una interrogazione al Ministro dell’Interno, aveva evidenziato come: “si  pone il  grande  dubbio  di come  sia  possibile,  per  una  società  a  responsabilità  limitata  sostanzialmente  inattiva,  superare  i  requisiti  di  concreta  esperienza  ed  essere  ritenuta  idonea  alla  gestione  di  grandi  centri  di  accoglienza. Il  timore  dell’interrogante  è  che  ci  si trovi  di  fronte  a  una  società  che  si  avvarrebbe  solo  e  totalmente  della  casa  madre svizzera  senza  possedere  mezzi  e  personale proprio  con  le  qualifiche  e  l’esperienza richieste  dai  relativi  bandi,  consentendo che  sul  futuro  di  tali  centri  possano  mettere  le  mani  delle  realtà  discutibili  interessate  solo  al  profitto  a  discapito  di  migranti e  contribuenti”.

Fonte: Relazione annuale 2020-Ors Italia

Oramai il Gruppo ORS, sembra essere entrato a pieno titolo nel business della detenzione amministrativa italiana. Non a caso, nell’arco di pochi mesi, si è aggiudicato non solo la gestione del Centro di Roma-Ponte Galeria ma anche, nel febbraio 2022, quella del CPR di Torino, peraltro con un ribasso rispetto al prezzo d’asta addirittura dell’11%.

Ma le novità della nuova gestione del CPR di Ponte Galeria non sono finite.

Infatti, con la nuova gara d’appalto del 2021: da un lato, si riduce drasticamente la capienza massima del Centro, che passa da 250 a 120 posti; dall’altra sembra non essere più presente la sezione “femminile” nel CPR di Ponte Galeria.

CPR Roma, sezione femminile, febbraio 2019- fonte: Federica Delogu su  Internazionale

Questa circostanza si deduce dal nuovo Capitolato d’appalto che, diversamente dal precedente, non menziona la presenza di donne tra i trattenuti. 

Si tratta di una eventualità che, se fosse confermata, comporterebbe il fatto che -in Italia- nessuna donna potrebbe essere trattenuta nei CPR, essendo quello di Ponte Galeria l’unico con la sezione femminile attiva. 

Notizia che sarebbe da accogliere con favore se ciò significasse che nessuna straniera sia più soggetta a rimpatrio. In caso contrario, il rischio che si pone è che le cittadine straniere siano, in attesa dell’espulsione, trattenute nelle controverse “strutture idonee presso la disponibilità dell’Autorità di Pubblica Sicurezza” e/o in “locali idonei presso gli Uffici di frontiera” (art.13, comma 5 bis del TUI, come modificato dal d.l. n.113/2018).

Si tratta di una prospettiva pericolosissima posto che, come evidenziato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, la normativa non stabilisce le condizioni di trattenimento presso tali “locali idonei” e non è dato sapere neanche l’esatta ubicazione di tali strutture

La triste storia della detenzione amministrativa delle donne nei Centri di trattenimento ci parla di privazioni della libertà spesso illegittime, avvenute a danno di cittadine straniere vittime di tratta e di violenza. Storie che, spesso, hanno preso una direzione diversa dal rimpatrio solo grazie all’attività delle associazioni della società civile, tra tutte la Cooperativa “Be Free” che -per anni- ha prestato assistenza nel CPR di Ponte Galeria. 

L’utilizzo di questi “locali idonei” è -di per sé- una vergogna istituzionale, oltre a presenta notevoli profili di illegittimità con la Costituzione. Per questo bisogna contrastare il loro utilizzo e opporsi, ancor di più, ad un utilizzo di tali strutture per la detenzione generalizzata delle donne straniere in attesa di espulsione.

 

 

Immagine di copertina: CPR di Roma-Ponte Galeria, foto di Federica Delogu.