L’inganno del sovranismo, da sempre nemico della pace
Da un paio di giorni ci ritroviamo a dover spiegare ai nostri bambini e ai nostri ragazzi cos’è la guerra. Non pochi di loro hanno amichetti o compagni di scuola ucraini, oppure sono cresciuti da donne e uomini che provengono da quel paese. L’Ucraina è dunque un Paese vicino, in quanto noto. Io sono originario di Bari, terra di pellegrinaggio di russi che amano san Nicola quanto i baresi. La mia casa era a due passi dalla Chiesa russa. Attraverso l’immensa letteratura dell’800 e del ‘900 la Russia è entrata nelle nostre case. Anche per questo la guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina ci appare molto vicina.
Di fronte alle domande legittime di un figlio, che mi ha chiesto perché la Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina, solo per pochi attimi ho pensato di dover dare spiegazioni di tipo storico. Ho scoperto che la parola Russia deriva da Rus’, ossia i rematori normanni che fondarono il principato di Kiev, l’attuale Bielorussia. Ma tutto questo con la guerra in generale, e con questa guerra in particolare, non c’entra niente. È facile trovare nella storia giustificazioni al proprio agire criminale. Lo hanno fatto tutti prima di scatenare guerre o di perpetrare genocidi. Il no alla guerra è un no etico, assoluto, e non può trovare eccezioni in spiegazioni date dalla storia passata.
Questa guerra, paradigmaticamente, è una manifestazione di potere selvaggio e machista, esercitato nel nome di una sovranità nazionale che è sempre belligena e produttrice di morte. La sovranità è un problema, scriveva il grande giurista Hans Kelsen. Altiero Spinelli, con il manifesto di Ventotene, scritto mentre era confinato dai fascisti, progettava un’Europa federale, unico antidoto alla ferocia della sovranità statale.
Tutti i cultori del sovranismo del terzo millennio hanno visto in Putin un punto di riferimento, legittimando politiche che antepongono lo Stato alla persona, che negano la democrazia e i diritti umani, che usano la guerra per la risoluzione dei conflitti. I nazionalisti non ammettono che si possa dissentire contro la guerra: così si spiegano gli arresti dei pacifisti nelle piazze russe. Pace, democrazia e diritti umani fanno parte dello stesso campo semantico. Guerra, autocrazia, repressione e ingiustizie sociali stanno a loro volta tragicamente insieme.
Nei luoghi dove manca la democrazia e dove i diritti umani sono ridotti a carta straccia – come in Russia o in Bielorussia – i pacifisti (unici veri amici dell’umanità) sono trattati come terroristi e criminali. Il pacifismo invece ha la forza di mettere a nudo la logica violenta del potere. Ci spiegava Aldo Capitini che la pace non è assenza di guerra. La pace è una condizione esistenziale duratura. Il potere sovrano e nazionalista delle oligarchie russe, come ogni potere illimitato, è per sua essenza pericoloso, belligeno e disumano. Contro di esso sono necessarie, da un lato, reazioni giuridico-internazionali e, dall’altro, manifestazioni sociali e individuali di indignazione. Le une non escludono le altre.
Per fare un esempio l’Unione Europea non deve cedere alla logica ricattatoria della guerra e nel nome dei diritti umani deve sin da domani attivare la Temp Protection Directive, allo scopo di offrire salvezza a chi scappa dall’Ucraina. L’Italia, anche per rispetto a papa Francesco che il due marzo ha invitato a un digiuno mondiale per la pace, faccia la sua parte. Dall’altro lato forte deve essere la reazione nonviolenta della società civile. L’indignazione è una valanga, un motore che deve travolgere i luoghi del potere bellico.
Questa guerra, drammatica, nel cuore di un’Europa ancora sotto i colpi della pandemia, deve far prendere coscienza all’opinione pubblica, che non deve farsi più blandire dai sovranismi, dagli identitarismi, dai nazionalismi, dai cultori della retorica delle armi e della violenza di Stato. La pace si costruisce moltiplicando i luoghi del potere, decentralizzandoli e sovranazionalizzandoli allo stesso tempo. Si costruisce anche ponendo al centro di ogni politica pubblica la dignità della persona, autoctona o straniera. I sovranisti, amici di Putin, ci hanno fatto credere negli anni scorsi che degli esseri umani in fuga dalla guerra e dalla morte fossero dei nemici. I bombardamenti di Putin hanno svelato anche questo inganno e ci hanno mostrato, in diretta televisiva, cosa significa la paura di morire sotto le bombe. Che questa guerra ci faccia finalmente aprire gli occhi.