Cancelliamo le disuguaglianze di genere anche dai dizionari

Cancelliamo le disuguaglianze dal dizionario
Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on LinkedInEmail to someone
Print Friendly

I vocabolari, i dizionari dei sinonimi e contrari, le enciclopedie sono strumenti educativi di riferimento e in quanto tali sono consultati nelle scuole, nelle biblioteche e nelle case di tutti noi. Tra le fonti più valide e quindi più consultate c’è sicuramente l’Enciclopedia Treccani.

Proprio quest’ultima definisce l’uomo come “essere cosciente e responsabile dei propri atti”, “uomo d’affari”, “uomo d’ingegno”, “uomo di cuore” o “uomo di rispetto”, mentre indica tra i sinonimi di donna espressioni come “puttana”, “cagna”, “zoccola”, “bagascia”, e varie espressioni tra cui “serva”.

Una lettera aperta firmata da oltre cento donne e uomini chiede a Treccani di eliminare i vocaboli espressamente ingiuriosi tra i sinonimi di donna, limitandosi a lasciarli sotto la lettera iniziale di riferimento e provvedere ad inserire espressioni idiomatiche che rappresentino la definizione di donna più aderente alla realtà di oggi.

Noi abbiamo intervistato la promotrice Maria Beatrice Giovanardi, ecco cosa ci ha detto.

Ciao Maria Beatrice, raccontaci meglio questa iniziativa

La Treccani (treccani.it) indica nel dizionario dei sinonimi, in riferimento alla parola “donna”, eufemismi come “buona donna” e sue declinazioni come “puttana”, “cagna”, “zoccola”, “bagascia”, e varie espressioni tra cui “serva”. Con queste espressioni associate al concetto di “donna” trovano posto inoltre una miriade di esempi ed epiteti dispregiativi, sessisti, talvolta coraggiosamente definiti eufemismi: “baiadera”, “bella di notte”, “cortigiana”, “donnina allegra”, “falena”, “lucciola”, “peripatetica”, “mondana”, “passeggiatrice”, e molti altri. Inoltre, l’uomo è definito in luce positiva ed ha un ruolo “attivo” nella sua definizione mentre la donna no, in quanto rappresentata come essere inferiore ed oggettificata. Questo è pericoloso poiché il linguaggio plasma la realtà ed influenza il modo in cui le donne sono percepite e trattate. A novembre ho lanciato un appello a Treccani chiedendo appunto una modifica. Ad oggi, Treccani non ha ancora apportato modifiche, anzi ha prontamente provveduto a giustificare la loro scelta tramite questo articolo pubblicato sul loro sito. Spero la lettera aperta li convincerà ad avviare una revisione lessicale.

A chi è rivolta questa lettera aperta? Come sta andando?

La lettera aperta è indirizzata all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani per chiedere di eliminare i riferimenti sessisti che compaiono nel sinonimo della parola “donna” della versione online del vocabolario. Nei giorni scorsi abbiamo fatto girare la lettera nelle nostre reti e con il passaparola abbiamo ottenuto numerose adesioni – oltre cento – di persone del mondo della politica, della cultura, della linguistica e della finanza come Laura Boldrini, Michela Murgia, Imma Battaglia, Alessandra Kustermann ma anche la Vicedirettrice generale della Banca d’Italia Alessandra Perrazzelli e  accademici come Giuliana Giusti, docente di glottologia a Ca ‘Foscari, Marica Calloni, docente di filosofia politica alla Bicocca, Elena Ugolini, ex vice segretario del governo dell’istruzione Monti

Perché è importante questo cambiamento?

La trasformazione del linguaggio e della società devono procedere di pari passo al fine di contribuire alla costruzione e diffusione di una cultura più inclusiva e pacifica; a tal fine, è necessario compiere tutte le azioni possibili per ridurre i fenomeni di violenza, partendo in primis dal linguaggio che descrive la donna.

Il caso italiano non è un eccezione. Cosa è successo in Inghilterra e perché è nel suo piccolo un caso storico?

Nel mese di giugno 2019 lanciai la campagna “Change Oxford Dictionary’s Sexist Definition of ‘Woman’”, finalizzata alla richiesta di rimozione di riferimenti sessisti e offensivi nella definizione di “donna” dell’ Oxford Dictionary, a seguito di diniego dello stesso istituto alla richiesta. Tale petizione è stata firmata da circa 35.000 persone in tutto il mondo e a novembre 2020 è divenuta notizia di pubblico dominio la decisione di Oxford Dictionary di cambiare la definizione di “donna” (come anche altre definizioni, tra cui quella della parola “uomo”) al fine di renderla meno offensiva, meno sessista e più inclusiva (in questo articolo ne parla Repubblica).

Anche in Italia c’è una petizione? Arriverà?

Per ora abbiamo pensato alla lettera aperta, sperando in una risposta positiva. Certamente in caso non arrivasse andremo avanti con i mezzi necesari!

Come possiamo contribuire?

Penso l’aspetto di sensibilizzazione sul tema del sessismo sia uno dei punti più importanti della campagna. Spero di avervi al mio fianco in questa campagna per il cambiamento.