Bisogna essere attivamente antirazzisti, in ogni parte del mondo
Son passate quasi tre settimane dalla morte di George Floyd e quanto avvenuto negli Stati Uniti e nel mondo in seguito all’ennesima morte per mano della violenza della polizia, non può non farci sentire solidali a fianco di tutti coloro che sono uniti nella lotta contro il razzismo e per la giustizia.
La nostra coalizione nasce dalla profonda consapevolezza che le libertà e i diritti civili sono fra loro intimamente connessi, interdipendenti e indivisibili, ed è attraverso la loro continua e incessante promozione e protezione che possiamo contribuire alla costruzione di una società più coesa, solidale ed equa. Per questo organizzazioni che ci occupano di temi diversi fra loro si sono unite.
Ciò che si è verificato negli Stati Uniti non si esaurisce entro i confini della storia e della geografia americana. Troppi episodi di razzismo omicida sono avvenuti e continuano ad accadere in molte democrazie che si dicono avanzate compresa l’Italia, e non possono essere catalogati solo come comportamenti individuali di “mele marce”.
Nascono e si alimentano da un razzismo sistemico che permea molti settori della società, della politica e dell’economia, dei media e della cultura, e crea le condizioni per la violenza contro i neri e le minoranze.
“Siamo tutti liberi perché tutti uguali e tutti diversi. La libertà è autodeterminazione. La libertà è riconoscimento della propria identità. La libertà è inclusione. La libertà non confligge mai con l’uguaglianza”. Così recita il nostro manifesto, e mai come oggi queste parole risuonano nelle nostre menti e nei nostri cuori come un richiamo forte, non solo ad essere solidali con il movimento Black Lives Matter nel mondo, ma anche a fare di più e a fare meglio per chi viene discriminato ogni giorno, in ogni parte del mondo.
Sappiamo bene che le dichiarazioni di solidarietà non bastano.
Non essere razzisti non basta più, serve essere attivamente antirazzisti, ogni giorno, in ogni parte del mondo, ovunque ognuno di noi si trovi.
In un momento storico come quello attuale significa continuare ed intensificare il nostro lavoro sulle discriminazioni, la detenzione degli immigrati, gli abusi di polizia, lo sfruttamento, il caporalato e le forme moderne di schiavitù. Significa continuare a supportare le vittime dell’odio, lavorare con chi è in prima linea e dare alle persone e alle loro comunità di appartenenza la possibilità di conoscere e difendere i loro diritti. Ma significa anche fare la nostra parte in quanto società civile organizzata, sia a livello nazionale che internazionale: non accettare sistemi che perpetuano disuguaglianza, favorire processi di integrazione e valorizzazione delle diversità fuori e dentro le proprie organizzazioni, analizzare in modo critico la propria cultura organizzativa e il proprio modo di lavorare e comunicare, ripensare le modalità di assunzione, lavorare su processi interni che garantiscano una maggiore diversità di esperienze e competenze, per creare una cultura organizzativa realmente inclusiva.
Serve quindi il contributo di ciascuno, a tutti i livelli.
Secondo molti osservatori potremmo essere di fronte ad un punto di svolta. Per la prima volta infatti, a protestare insieme ai neri ci sono anche i bianchi, uniti su scala globale per un obiettivo comune.
“We are all in this together” non può valere solo contro per la pandemia. Deve valere anche contro il razzismo.
Se volete sostenerle, tra le organizzazioni di CILD ce ne sono diverse che si occupano di razzismo e le potete trovare qui.
Se partecipate a delle manifestazioni è importante conoscere i propri diritti davanti alle forze di polizia. A questo era dedicato uno dei nostri Know Your Right, che potete leggere qui.