In Canada aprono oggi i negozi che vendono cannabis. E in Italia?

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Il 17 ottobre 2018 potrà forse essere ricordato come il giorno in cui le politiche sulle droghe hanno cambiato corso. Da oggi in Canada infatti aprono i negozi che vendono cannabis. I cittadini potranno comprarne attraverso il mercato legale, grazie al Cannabis Act che il parlamento del paese aveva approvato nello scorso mese di giugno. Dopo l’Uruguay, il Canada diventa il secondo paese al mondo a regolamentare la produzione, la vendita, il possesso e il consumo di questa sostanza ma, a differenza dello stato Sud americano, in questo caso parliamo di uno dei paesi più ricchi e influenti al mondo, stabilmente inserito nel G7, nel G8 e nel G20.

La legalizzazione della cannabis era una delle promesse elettorali del Premier Justin Trudeau, divenuta realtà a tre anni di distanza dal suo insediamento.

La nostra Coalizione accoglie con favore questa scelta con la quale il Canada si pone dalla parte giusta della storia. L’adozione di un approccio non più basato sulle politiche penali e criminali consentirà di proteggere le persone che usano la cannabis e di creare un mercato regolamentato e legale che colpirà gli affari del crimine organizzato.

L’augurio è che che molti altri paesi seguano l’esempio del Canada. Anche il nostro, dove trent’anni di politiche proibizioniste hanno dimostrato tutto il loro fallimento, così come certificato dalla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, rilasciata da pochi giorni dal Dipartimento delle Politiche Antidroga.

Dalla Relazione si evince come, nonostante le attuali politiche criminalizzanti, il consumo di cannabis sia diventato un fenomeno di massa. Dati Istat ci dicono che nel nostro paese, nel 2015, 6.2 milioni di persone ne avevano fatto uso. E per farlo sono dovute ricorrere al mercato illegale delle droghe che rappresenta il 75% di tutte le attività illegali, pesando per circa lo 0,9% sul PIL, quasi 15 miliardi di euro.

Il solo consumo di cannabis vale il 28% di questa somma, quindi di per sé arricchisce le mafie con circa 4 miliardi di euro ogni anno. Cambiare politiche sulla cannabis permetterebbe di togliere risorse alle narcomafie, recuperandone al contempo attraverso la tassazione.

Per tentare di contrastare il traffico illegale sono stati impiegati dal 2003 al 2008, dei fondi destinati alle forze dell’ordine, circa 180 milioni all’anno (non esistono dati più recenti). La maggior parte delle operazioni di polizia hanno interessato però i cannabinoidi, al centro del 95% dei sequestri. Legalizzare la cannabis e depenalizzare il consumo delle altre sostanze avrebbe dunque come effetto quello di liberare risorse – economiche e umane – per perseguire crimini violenti e garantire un maggiore controllo del territorio.

Le azioni di polizia hanno portato anche ad un aumento dei fermi, delle segnalazioni amministrative e dei procedimenti penali. Questi contribuiscono ad ingolfare i tribunali e a creare la situazione di sovraffollamento delle carceri, dove circa un terzo dei detenuti sono accusati o condannati per reati legati alle droghe pesando per circa 1 miliardo l’anno sul bilancio dell’Amministrazione Penitenziaria.